“Se il cambiamento non germoglia in basso,
inutile farsi illusioni, tutto resta immobile…”
(Roberto Sardelli)
Le prime esperienze di scuole aperte si preparano a festeggiare vent’anni di storia. Per la prima volta, il 29 febbraio, un gruppo di amministrazioni comunali ha promosso a Roma un importante incontro nazionale di approfondimento e scambio – in collaborazione con la Rete delle Scuole Aperte Partecipate – su come queste esperienze, inevitabilmente diverse tra loro, affrontano le nuove forme di povertà educativa, rivelandosi straordinari luoghi di ricomposizione delle relazioni sociali (questo il link con la registrazione completa).
Un’occasione preziosa, dunque, voluta con convinzione dall’Assessorato alla scuole del Comune di Roma, per ragionare su come gli enti locali di prossimità possono accompagnare questi percorsi, ma anche per fare una fotografia di quello che si muove su questa tema. L’inchiesta “Scuole aperte. Mettiamo in comune”, per arricchire quanto raccontato dai Comuni di Roma, Bergamo, Milano e Bologna, segnala soprattutto a che punto è la relazione tra comuni e scuole aperte in altre grandi città (Napoli, Catania, Palermo, Firenze, Torino) e in alcuni centri più piccoli (Cosenza, Andria, Brindisi, Livorno, Ferrara, Trieste, Collegno). L’inchiesta dimostra prima di tutto come siano diffusi il bisogno di scuole aperte partecipate e non solo di scuole aperte e il desiderio di costruire, in questo tempo cupo, comunità solidali.
Il punto di vista e le proposte dei quattro comuni promotori dell’evento del 29 febbraio emergono dalle interviste che abbiamo realizzato con l’assessora alla Scuola del Comune Claudia Pratelli (Un vademecum sulle scuole aperte?), l’assessora all’Istruzione del Comune di Bergamo Loredana Poli (La scuola come piazza di quartiere), l’assessore con delega alla Scuola del Comune di Bologna Daniele Ara (L’educazione al centro) e con la Vicesindaco del Comune di Milano, Anna Scavuzza (Una rete di città).
Di sicuro, in tante città, lontano dalle attenzioni dei grandi media e dalle istituzioni, gruppi di cittadini hanno cominciato a riprendere in mano la vita dei territori insieme a bambini e bambine, ragazzi e ragazze, insegnanti, dirigenti scolastici, associazioni: la capacità di ascolto e quella di collaborazione che gli enti locali possono riservare loro possono davvero aprire orizzonti nuovi.
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