Ci sono alcuni errori da evitare in questo tempo difficile: identificare il rifiuto di una minoranza di vaccinarsi con una forma di egoismo, non considerare tutte le ragioni della protesta contro il Green pass, irridere chi, mentre eravamo nelle case a proteggerci dal contagio, era costretto ad andare in fabbrica o a portare in giro i nostri pacchi, confondere il diritto con l’obbligo al vaccino, infine, regalare alle destre un grido che, per quanto contraddittorio, viene dal basso. In realtà, suggerisce Guido Viale, c’è anche un altro passo falso da non fare: restare prigionieri di una discussione da social, imposta da istituzioni e media, e oscurare le molte altre ferite che dilaniano il mondo
Non è mia intenzione mettere al centro della riflessione il problema del green pass in un momento in cui la situazione del paese e del pianeta richiede ben altre attenzioni. Ma molti commenti letti e sentiti sulla questione meritano un approfondimento.
Con l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori i licenziamenti senza giusta causa sono aumentati molto meno del previsto mentre sono cresciuti a dismisura gli incidenti e le morti sul lavoro. Perché per non essere licenziati i lavoratori e le lavoratrici si vedono costretti e costrette a lavorare nelle condizioni di sicurezza sempre più precarie imposte dai loro padroni/datori di lavoro. È il ricatto del posto di lavoro. Con esso il governo italiano – unico al mondo – ha deciso di costringere i lavoratori renitenti al vaccino, e solo loro, a ”immunizzarsi”. Lo ha fatto “a fin di bene”, per salvaguardare i loro compagni di lavoro, cosa che non aveva fatto allo scoppio dell’epidemia, quando aveva costretto milioni di lavoratori ad andare a infettarsi persino nelle fabbriche di armi rimaste aperte? Liberi di pensarlo. Ma non si può sottovalutare la possibilità che, visto che, almeno in parte, questo ricatto sta funzionando, esso possa costituire un precedente di misure da adottare anche in altre circostanze. Non dimentichiamo, solo per fare un esempio, che tutti i cantieri delle Grandi opere aperti o da aprire sono stati dichiarati “Siti di interesse nazionale”. Scioperare lì, o nei servizi pubblici, potrebbe diventare molto più difficile di quanto già non sia ora. E questo è sicuramente un timore molto più concreto della paura fisica che, a detta dei media, terrebbe tanta gente lontana da questo vaccino.
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Si tratta in ogni caso di una concezione della “cura” – sia in senso medico che in senso più generale – sbagliata, basata sull’imposizione più che sul coinvolgimento: che non consiste solo nel divulgare meglio l’utilità dell’unico approccio al covid considerato “scientifico”, e perciò indiscutibile; ma molto di più nel sostituire una soluzione tecnologica a una assistenza personalizzata – e quindi differenziata – decentrata e diffusa sul territorio, che è mancata come modalità preventiva due anni fa e che continuerà a mancare; perché “il vaccino risolve tutto”, anche se siamo arrivati già alla terza dose, non prevista, e potremmo facilmente scivolare verso la quarta o la quinta; in attesa che si facciano vivi altri virus, sicuramente in agguato viste le condizioni in cui teniamo il pianeta e, con essi, ma dopo di essi, altri vaccini.
Faccio notare che prima del fatidico 15 ottobre, in alcune aziende i lavoratori si erano autorganizzati, distribuendo postazioni, incarichi e orari, per consentire anche ai non vaccinati di lavorare insieme agli altri, senza creare situazioni di rischio.
Non sono contrario in linea di principio ai vaccini: lo ho già scritto quattro anni fa quando è uscito il decreto Lorenzin. Basta non esagerare (con i dieci vaccini della Lorenzin!) e non affidare ai vaccini, anche quando necessari, come nei casi di epidemie come questa, la soluzione di tutti i problemi. Infatti ho aderito e sostengo la campagna per la sospensione dei brevetti e l’estensione a tutta la popolazione terrestre del diritto (diritto e non obbligo) al vaccino. Ma mi sembra profondamente sbagliato identificare il rifiuto di vaccinarsi con una forma di egoismo (e ancor più identificare una imposizione dello Stato con una forma di solidarietà) trattando l’invocazione “Libertà Libertà!” che attraversa i cortei dei renitenti al vaccino soltanto come una forma di individualismo borghese opposto alla solidarietà. Certamente c’è anche questo, accanto alla paura, in parte esagerata: tutti siamo stati, in qualche fase della nostra vita, vaccinati; anche se i vaccini anticovid sono, a differenza di molti – non tutti – gli altri, sperimentali, e anche se la sperimentazione viene fatta, forse anche per motivi di “forza maggiore”, direttamente su di noi. Ma ci sono molte altre ragioni di quel rifiuto, di cui bisogna tener conto: una è una confusa e incolta percezione del potere esercitato sulle nostre vite dalla grande finanza e dalle grandi corporation mediche e informatiche. Una percezione che, in mancanza di una cultura e di una informazione diffuse sullo stato effettivo del pianeta, sconfina facilmente nei mitologhemi del “reset”, del grande complotto mondiale, di Qanon, e anche peggio; ma è una percezione che ha indubbiamente delle basi reali.
Un’altra ragione è una sacrosanta volontà di difendere il diritto dei lavoratori a non subire imposizioni che travalichino l’ordinaria disciplina di fabbrica o di azienda: una volontà che ha coinvolto molti dei comitati che hanno indetto giornate di lotta contro il green pass. E anche una parte consistente del sindacalismo di base, sceso in sciopero l’11 ottobre prevalentemente per tutt’altri motivi e completamente ignorato, nonostante il successo della mobilitazione, da tutti i grandi media.
Una terza ragione è una cultura, o delle culture, che individuano soprattutto nella cura del cibo ecologicamente prodotto e nel coinvolgimento nella sua produzione – e non per edonistiche ragioni gastronomiche, ma piuttosto per motivazioni etiche, sociali e politiche – il legame che può in qualche modo riconnettere un abitante della città con il suolo e con la Terra che lo nutre. Di queste culture, che rifuggono dai pesticidi, dai fertilizzanti sintetici, dagli Ogm e, in generale, dall’agricoltura e dagli allevamenti industriali, fa spesso parte anche il ricorso a una o più pratiche mediche “alternative”, fondate su prodotti naturali, e curate al punto di ritenere che qualsiasi intrusione chimica o “molecolare” nel proprio corpo possa compromettere anni di rigoroso rispetto dei protocolli adottati. Queste culture non vanno irrise né sottovalutate, perché al loro interno si sviluppano spesso – e sempre più frequentemente – forme di solidarietà fondate sul mutualismo, sul reciproco aiuto, sulla condivisione di beni e responsabilità, che sono, o dovrebbero essere un modello per tutti coloro che aspirano e vorrebbero promuovere un mondo “diverso”.
La quarta ragione, in parte legata a questa, è costituita da varie forme o interpretazioni religiose che proibiscono il ricorso a certe pratiche mediche. Poi, ovviamente, ci sono anche – e numerosi – i fascisti e persino gli anarco-insurrezionalisti. Indubbio che far parlare Casalino o altri nazifascisti al comizio di Piazza del Popolo, e poi seguirlo in massa, dimostra non certo un’adesione alla loro ideologia, che probabilmente molti persino ignorano, ma sicuramente una scarsissima consapevolezza politica. Ma è quello che “passa il convento”. Dobbiamo renderci conto che decenni di diseducazione politica, a scuola, sui media, sui social e al bar, hanno sortito quest’effetto e la popolazione italiana – ma non solo quella – è anche, e in gran parte, fatta così.
Tutto ciò rende molto variegate, e altrettanto confuse, sia le idee che le pratiche del “popolo” che ha continuato a scendere in piazza – molto numeroso, visti i tempi – sia contro l’obbligo vaccinale che, soprattutto, contro il green pass. Ma rende anche ineludibile l’onere di una interlocuzione con alcune delle sue componenti, che potrebbe anche sortire esiti parzialmente positivi, come si ricava, tra gli altri, dai resoconti delle mobilitazioni sia a Trieste che in altre città; ma che innanzitutto avrebbe il compito di sottrarre alle destre fasciste la rappresentanza, vera o presunta, di questa aggregazione sociale assai complessa.
Non possiamo sottrarci, nei limiti delle nostre scarsissime forze, a questo compito. Il che non vuol dire condividere o “civettare” con le idee e le pratiche “no vax” (e per quel che mi riguarda, di “Libera scelta”); ma forse evitare di pronunciare una condanna in blocco, ancorché solo morale, di atteggiamenti che non è giusto tacciare solo di egoismo e di mancanza di solidarietà.
enrico meloni dice
la sinistra, anche quella che dovrebbe essere vera,é confusa si é accorta grande movimento che nasce dal basso senza pregiudiziali e senza fascisti(ma possibile che si assecondi ancora questa storia) ma rimane la puzza sotto il naso,cosa può esserci oggi di più importante della lotta pacifica e consapevole contro questa deriva dittatoriale fondata sul lasciapassare per poter lavorare
davide biolghini dice
Di seguito la lettera che ho inviato oggi al Manifesto: “Gentili referenti del Manifesto, questa mia è una richiesta formale di apertura di confronto sul senso di scioperi ed altre iniziative avviati a Trieste da un gruppo di portuali il 15/10/21 con la richiesta “Va tolto l’obbligo di green pass per lavorare non solo per i lavoratori del porto ma per tutte le categorie di lavoratori”.
Faccio parte di quel settore sociale irriso nella vs. corrispondenza da Trieste di venerdì 22/10, in cui, versus i partecipanti al presidio di p.zza Dante “bravi cittadini, fieri della loro vita sana …, solo cibo biologico”, si evocava la bora.
Mi occupo da 20 anni di “cibo biologico”, cioè di stili di consumo e produzione sostenibili, peraltro oggetto anche del vs. Extraterrestre, e di economie alternative a quella dominante; nel contempo leggo da 50 anni il Manifesto, quotidiano comunista, essendo attivo dal ’68 in movimenti sociali e politici che criticano “lo stato di cose presenti”.
Per ambedue questi miei impegni ho solidarizzato con i manifestanti che il 18/10 sono stati aggrediti dalla polizia e allontanati con la violenza dal presidio di una dei varchi del porto di Trieste.
Chiedo che diate spazio anche ad altre voci sui temi citati.
A Guido Viale, vs. autorevole collaboratore, che sempre venerdì su Comune-info scriveva: “Queste culture [“cura del cibo ecologicamente prodotto”] non vanno irrise né sottovalutate […], perché al loro interno si sviluppano […] forme di solidarietà […] che sono, o dovrebbero essere un modello per tutti coloro che aspirano e vorrebbero promuovere un mondo “diverso”.
O al giovane giornalista di Radio Popolare, alle cui corrispondenze da Trieste, a mio parere, obiettive e non certo irrisorie, mi richiamava il suo Direttore nella risposta a una mia mail sugli stessi temi.
Davide Biolghini, Presidente di Co-Energia (energia verde e agricoltura sostenibile), membro del CdA di Mag2 (finanza mutualistica) e del CD di RIES (Rete Italiana di Economia Soldale)
eva dice
Bravo. Condivido.
Luciano dice
Interessante sono d’accordo..Non capisco perché citare gli anarchici (gli unici che usano la propria testa) e che mai farebbero ciò che vorrebbero fare i fasci !
Basta ricatti !
giuseppe dice
Alcuni passi che condivido tratti da Umanità Nova: “Green pass, biopolitica, esodo conflittuale”
“Chi si crede portatore di una critica radicale, spesso si abbevera alla fonte avvelenata del grande complotto, alle teorie del Great Reset. Chi nega la pandemia, perché la vede come tassello di un grande laboratorio sociale, non si deve far carico della sfida che un simile evento pone a tutti noi, perché semplicemente vi si sottrae, limitandosi ad opporsi alle chiusure ed ai divieti imposti dallo Stato.
Intendiamoci. É un fatto che lo Stato abbia approfittato della crisi per aumentare il proprio potere di controllo, mettendo in campo misure di contenimento, che hanno limitato le libertà individuali, ma non quelle delle imprese e degli apparati repressivi. L’intervento violento della polizia contro i lavoratori che nel marzo e aprile del 2020 hanno scioperato per la chiusura delle fabbriche e dei magazzini, in cui si lavorava a rischio della propria vita è l’esempio più efficace di queste politiche. La violentissima repressione delle rivolte scoppiate nelle carceri nel marzo del 2020, culminate nella strage del carcere Sant’Anna di Modena è la più evidente dimostrazione che la nostra salute, specie di chi è povero, razzializzato e marginalizzato, è l’ultimo dei problemi del governo di turno.
La sindemia di Covid 19 ci ha posti di fronte alla crudezza del sistema nel quale siamo forzati a vivere. Le nostre esistenze non contano fuori dall’ingranaggio “produci, consuma, crepa”. Siamo vuoti a perdere.
I negazionisti, i sostenitori della natura nutrice, madre e matriarca sono il miglior sostegno all’insostituibile onnipotenza dello Stato, perché, se si ritiene che lo Stato o, più in generale, i “poteri forti” siano in grado di manipolare e controllare tutto, ne consegue che sconfiggerli sia impossibile.
In fondo, per quanto possa apparire paradossale, quelli che si sono affidati acriticamente allo Stato padre, tutore, giudice e poliziotto e gli altri che hanno rifiutato di farlo, perché convinti che la pandemia fosse una grande truffa, orchestrata da mani occulte infiltrate ovunque, finiscono entrambi con il mantenere potente il controllo dello Stato sulle nostre vite.
Sottrarsi alla sorveglianza e alla tutela dello Stato è tuttavia possibile. Ma è una sfida enorme, perché si gioca nella sottrazione e nel conflitto, nella trasformazione radicale dei rapporti sociali, nella stretta interconnessione tra diversi piani di lotta.
Non solo. Diventa imprescindibile un piano analitico di critica allo scientismo come del negazionismo, che pur attingendo a strumenti già ampiamente disponibili, sappia aprire un dibattito pubblico che riesca ad oltrepassare gli stretti ambiti dell’anarchismo sociale, riuscendo a contaminare ambiti pubblici più ampi.
Il governo ha utilizzato la scienza come arma contro qualsiasi critica, mettendo sotto i riflettori del proprio discorso pubblico uno stuolo di “esperti” che con il passare dei mesi ci hanno ammannito “verità” di breve durata, perché la natura sperimentale delle misure sanitarie adottate le rendevano decisamente effimere.
Che le verità scientifiche, specie durante una sperimentazione, siano fragili è un dato di fatto, niente di nuovo o imprevedibile. Intollerabile invece che ogni variazione sia stata annunciata con il tono della verità indiscussa ed indiscutibile. La comunicazione sui vaccini, sulle modalità di somministrazione, sull’efficacia e sui possibili effetti collaterali ne sono l’esempio più evidente.
Già negli anni Trenta del secolo scorso si è sviluppata una critica radicale nei confronti dello scientismo, inteso come atteggiamento fideistico nei confronti della “verità” scientifica. Il procedere per tentativi ed errori della ricerca rimanda al fatto che non si possa mai parlare di verità acquisite, ma di conoscenze sottoposte a continua verifica sperimentale. Questo vale a maggior ragione per la medicina, disciplina che si applica a corpi diversi, non sempre facili da ridurre al mero dato statistico, come ben dimostrano i bugiardini di qualunque farmaco.
La critica allo scientismo è parte di ogni approccio libertario all’epistemologia, ma non è rifiuto dello sguardo scientifico, semmai valorizzazione di un approccio costantemente revisionista nei confronti delle “verità” temporaneamente acquisite.
Il problema che da anarchici ci troviamo di fronte è quello di smontare i meccanismi biopolitici con cui vengono trattati i nostri corpi e le nostre menti dalla gestione statalizzata della salute.
Non è certo un caso che nella conduzione governativa della pandemia si mescolino elementi di carattere “sanitario” con misure di tipo disciplinare, una parte delle quali decisamente incongrue rispetto all’obiettivo di mettere insieme il contenimento (non la cura o la prevenzione!) della pandemia con la scelta di non bloccare completamente la produzione, la scuola, i trasporti. Va da se che opportuni investimenti per rendere sicure scuole, mezzi di trasporto pubblico, ospedali, case di riposo, fabbriche e magazzini, avrebbero ridotto la circolazione del virus e quindi, in prospettiva, il perdurare dei blocchi e delle limitazioni alla libertà di circolazione. Ma questa scelta, banalmente socialdemocratica, non è mai entrata nell’agenda dei governi che si sono succeduti nell’ultimo anno e mezzo.
Questo compromesso sarebbe stato possibile solo in presenza di un movimento ben più radicale di quello messo in campo dagli esangui eredi delle socialdemocrazie.
Tutti conoscono i rischi di malattia connessi al cibo spazzatura, all’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, ma non tutti possono permettersi cibi sani, aria pulita, un lavoro senza esposizione ad agenti patogeni.
Non a caso preferiamo parlare di sindemia e non di pandemia”.
“Rifiutiamo ogni negazionismo esattamente come ogni facile via d’uscita offerta dal governo, siamo consapevoli che il Covid 19 continua a mietere vittime in Italia e sempre più nel sud povero del mondo, dove mancano gli ospedali, i vaccini e le altre medicine. Occorre agire contro Big Pharma, perché siano cancellati i brevetti sui vaccini, rendendo più facile produrli a prezzi contenuti: non è la rivoluzione ma, finché non saremo in grado di espropriare direttamente i saperi necessari, è importante sviluppare un movimento che sappia imporne la liberalizzazione.
Non dimentichiamo che anche alle nostre latitudini chi vorrebbe vaccinarsi ma non ha documenti né tessera sanitaria, solo in poche regioni riesce a farlo. Le porte di ambulatori e hub vaccinali sono chiuse per i clandestini, i senza casa, i rom e sinti. Il dispositivo escludente della frontiera è attivo anche nel cuore delle nostre città e paesi.
Fare a meno dello Stato padre e padrone è possibile. Renderlo una prospettiva concreta dipende dalla nostra capacità di costruzione di spazi di autogestione della vita e della salute.”
giovanni dice
Il covid c’è,ve lo posso assicurare. Fa ammalare e uccide pure. Anche chi ha sintomi minimi o lievi avrà conseguenze più o meno gravi nel tempo. Unica prevenzione sicura la maggior parte degli scienziati assicura sia un vaccino studiato in forme analoghe fin dai tempi della SARS. Non vi sono cure preventive e lo sbocco delle tante forme gravi è la terapia intensiva o peggio.Per frequentare luoghi chiusi o affollati ed essere sicuri almeno all’80% di non contagiare o essere contagiati occorrono vaccino e protezioni individuali insieme finché il virus non sarà azzerato. Per la sicurezza verso gli altri e dagli altri occorre conoscere con certezza chi è immune, chi è vaccinato e chi è negativo. Qual’è la risposta a tutto questo?
Quale?
Forse questa.
“La libertà non può essere esercitata senza responsabilità” e coloro che protestano contro le misure sanitarie difendono solo la nozione di “me” e non pensando affatto al termine “noi e loro”non hanno un pensiero collettivo.
“Se accettiamo vincoli e regole evidenti di fronte a questa pandemia, non è tanto per paura di noi stessi quanto per il desiderio di darci i mezzi per uscirne il più rapidamente possibile con il minimo dei danni”
Giorgio Antonio Michele Coluccia dice
“Scusate, leggo i commenti e riportano al punto di partenza, discorsi tra gente che non ascolta e non abbandona la “sua” verità”.
Scusate riprendo il commento di Nicoletta Crocella perché lo trovo una perfetta sintesi del “VUOTO” che ci circonda e che riempie molti di noi. Non voglio ripetermi, ma debbo ribadire e trovo veramente offensivo continuare a dare dell’individualista egoista a chi continua a porre dei dubbi sulle scelte fatte dal governo e non ha certezze da sbandierare ma propone soluzioni differenti e la possibilità che ogni essere senziente possa scegliere la soluzione che ritiene meno dannosa per se e per le/gli altre/i. Per concludere ribadisco i dati dell’I.S.S. che non credo sia considerabile no vax: tra i Nuovi infettati nel periodo 13/8 – 12/9/21 71,7% con + di 80 anni; il 54,2% da 60 a 79; il 33,4% da 40 a 59; sono le percentuali delle persone infettate con la vaccinazione completa. Questi dati ufficiali almeno possono portare a riflettere che PURTROPPO IL VACCINO NON IMPEDISCE IL CONTAGIO E QUINDI DI CONTAGIARE? Non chiedo molto, ma solo un po’ di riflessione per poter cercare insieme soluzioni più “sane” per tutte/i noi. Chiedo troppo?
Alex dice
Sottrarre il monopolio dei brevetti dei vaccini alle case farmaceutiche.
Sottrarre i concittadini al populismo dei complotti e alle false notizie sui vaccini.
Sottrarre i concittadini migranti, senza fissa dimora e le famiglie delle occupazioni abitative al covid, aiutandoli a vaccinarsi anche se senza tessera sanitaria.
Sottrarre, promuovendo il vaccino per tutti, i tre quarti del mondo alla morsa del covid, che altrimenti continuerà ad uccidere e far ammalare gravemente soprattutto nei paesi più poveri, e a generare varianti contro le quali i vaccini attuali non potranno più molto. E allora serviranno altri vaccini che arricchiranno le case farmaceutiche…
La sinistra che inveisce contro la certificazione verde dovrebbe uscire dalla ZTL e dalle conference call, prendere la metro all’ora di punta, fare la fila all’ospedale per sentirsi dire che causa covid non ci sono posti né risorse e quindi resta solo l’intramoenia a pagamento, tornare con i piedi per terra tra le persone che lavorano nei bar e nei supermercati, e che vogliono proteggere gli altri e sentirsi protette, anche con il green pass, e non lasciate morire come i brasiliani con Bolsonaro, o gli inglesi con il laissez-faire del primo Boris Johnson.
Il certificato verde è, per la situazione attuale, un compromesso accettabile tra libertà individuale e rispetto della vita propria e altrui, di fatto è un tracciamento della circolazione del virus nei luoghi di lavoro: lascia liberi coloro che non vogliono vaccinarsi, ma protegge dal contagio (non al 100%, certo, ma ad alte percentuali) vaccinati e non vaccinati.
L’alternativa è la vaccinazione obbligatoria. Oppure, eliminando il green pass, il ritorno alla pandemia, anzi alla sindemia, perché il virus circola maggiormente tra le fasce di popolazione più svantaggiate sul piano culturale e socioeconomico. Incluso il long-covid, sindrome invalidante che può colpire i guariti, compresi gli asintomatici, con gravi ricadute sulla qualità della vita. Ma evidentemente ad una parte della sinistra cosa accada nelle periferie del nostro paese e del mondo non interessa, è più importante il proprio ego…
Nicoletta Crocella dice
https://ragionandoci.wordpress.com/2021/10/20/lasciandoci-in-buona-fede-massacrare-sui-marciapiede/
Scusate, leggo i commenti e riportano al punto di partenza, discorsi tra gente che non ascolta e non abbandona la “sua” verità
Giorgio Antonio Michele Coluccia dice
Ritengo l’articolo del Signor Viale molto interessante perché, fra l’altro, inquadra la problematica nel contesto socio-culturale-economico in cui viviamo. Spero di non offenderlo, ma credo che oltre a quanto citato da Lui si deve approfondire il potere enorme che hanno nel nostro mondo (ricco e borghese) i mezzi di comunicazione di massa e soprattutto la TV. Purtroppo è un argomento che non è stato, secondo me, abbastanza studiato da chi critica questa società capitalistica /consumistica. Quella scatola micidiale, invasiva e pervasiva, ha completamente sconvolto la vita degli esseri umani. Poi mi permetto di approfondire minimamente il passaggio: “è una confusa e incolta percezione del potere esercitato sulle nostre vite dalla grande finanza e dalle grandi corporation mediche e informatiche.”, credo che per molti di noi il dubbio primario su QUESTI vaccini nasce proprio da una percezione chiara del potere esercitato dal sistema capitalistico anche attraverso la “scienza” medica e non e gli strumenti di comunicazione. Purtroppo abbiamo ben chiaro che l’obiettivo primario dei politici borghesi è l’accumulazione dei miliardari e non il ben-essere delle/dei cittadine/i. E dico purtroppo perché farebbe comodo anche a me ed a noi poter contare su studiosi che lavorano per il ben-essere degli esseri umani e non per produrre “oggetti” da vendere per arricchire gli azionisti.
Marco dice
Rimane un problema di fondo, al netto di tutte le belle (quasi tutte) parole pronunciate: chi è vaccinato quasi mai va in ospedale o muore. Da piccoli ci siamo tutti stravaccinati…Tutti questi distinguo sono inutili, facciamo le manifestazioni per le morti sul lavoro, per l’ambiente, contro i brevetti, che sono i veri temi importanti…il no green pass è una battaglia di retroguardia (in compagnia di chi poi…)
EUGENIO dice
Ottima risposta. Mi trova completamente d’accordo. Purtroppo esiste un così avanzato stato di analfabetismo funzionale e di sostituzione del “noi” anni ’60-’70 con il “me” degli anni seguenti che anche le evidenze scientifiche più semplici non sono comprese oppure volutamente distorte. Dopo aver fatto vero sindacalismo di base per tutta una vita, continuo a rimanere basito per come molte persone siano disposte a rischiare per battaglie di retroguardia tipo il no ai green-pass, e accettino supinamente condizioni di lavoro che negli anni del “noi” avrebbero scatenato l’inferno sui posti di lavoro: tanti piccoli “me” non fanno mai un “noi” se manca una coscienza, informata e consapevole, collettiva.
mich dice
Ho letto l’articolo. Non condivido molte cose, altre le trovo interessanti. C’è però un’affermazione che trovo grossolana, imprecisa e che si appiattisce sulla più rozza propaganda antivaccinale: come fa Viale, che ha una formazione scientifica, a scrivere che è stato somministrato un vaccino “sperimentale”? È falso. I vaccini che vengono somministrati hanno superato le tre fasi di verifica richieste da tutti gli enti di controllo e sono soggetti alla normale farmacovigilanza per la verifica degli effetti collaterali, come qualsiasi farmaco di nuova produzione.
EUGENIO dice
Sperimentale è un aggettivo improprio.
Per amor di verità, però, occorre anche dire che la procedura di autorizzazione nell’UE dei vaccini anti-COVID, vista l’emergenza, non è quella standard ma è abbreviata, semplificata e “condizionata” a revisione di anno in anno. A questo link dell’EMA si trovano molte notizie utili:
https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/qanda_20_2390
Per il rinnovo dell’autorizzazione assume una importanza capitale la farmacovigilanza attiva e continua (sorveglianza post-marketing), fatta sulla popolazione alla quale il vaccino viene somministrato: nel caso del COVID siamo noi europei, avendo il privilegio, e non è poca cosa, di essere vaccinati per primi.
In passato, mancando l’urgenza, la prima fase di farmacovigilanza estesa poteva essere fatta in paesi in via di sviluppo, dove era più semplice gestire eventuali cause legali legate ai sempre possibili effetti collaterali sconosciuti. Ognuno faccia le sue considerazioni.
Paolo S. dice
Ma come si fa a dire che i paesi poveri privi di vaccini vengono devastati dalla pandemia? I numeri ufficiali dicono il contrario: al 12 sett. 2021, in Madagascar 34 morti per milione di abitanti, ed è più o meno così in quasi tutti i paesi africani (grande eccezione: SudAfrica). In Italia, alla stessa data: 2153 morti per milione di abitanti; USA 2033 per milione; UK 1965 per milione… Nel Regno Unito, l’indice di letalità è 5 volte superiore proprio tra i vaccinati https://www.ilgiornalediudine.com/cronaca/in-uk-il-tasso-di-letalita-variante-delta-e-5-volte-maggiore-nei-vaccinati-rispetto-ai-non-vaccinati/
Michele Tabacchini dice
Faccio fatica a seguire i molti interventi pubblicati, anche perché nessuno muove una seria accusa al goveno sulle selte fatte insieme al CTS. Ho scritto queste dieci domande per la stampa e i giornalisti dei talk show, ma credo che possano servire per un ripasso sulle gravi responsabilità del governo, dalle quali scaturiscono la scarsa fiducia dei cittadini ingiustamente definiti no vax o no green pass.
Stampa libera o di regime
Nelle più recenti manifestazioni di piazza sono stati bersaglio di invettive, minacce e di tentativi di aggressione numerosi giornalisti e inviati di televisioni pubbliche e private. L’accusa principale è quella di trasmettere solo notizie, informazioni e dati a sostegno dei provvedimenti adottati dal governo per combattere la pandemia in atto e di omettere tutte le altre, pur provenienti da studiosi e ricercatori di fama mondiale, premi Nobel o da stimati intellettuali, perché in totale o parziale disaccordo. Un solo punto di vista medico è stato trasformato in dogma che stampa e televisioni hanno fatto proprio, demonizzando ogni parere contrario con l’impeto da santa inquisizione. E’ mancata e manca tuttora una critica all’operato del governo, un vuoto che ha causato ghettizzazione di posizioni costrette all’oltranzismo. E’ questo giornalismo, ossequioso verso il potere esecutivo come in Russia, Turchia e gli altri stati autoritari che viene definito “stampa di regime”.
Se così non è, ecco le dieci domande che non sono mai state fatte ai rappresentanti del governo, un’occasione per dimostrare indipendenza, coraggio e capacità professionale:
1. Neghi il governo che migliaia di morti presso il loro domicilio sono state causate dal diniego di cure imposto da ben due decreti legge: DL 14/2020 art. 8 e DL 18/2020 art. 4 bis, con i quali è ancora oggi fatto divieto ai medici di famiglia di curare i loro pazienti affetti da covid (mentre nel 1831 invece furono obbligati a curare ammalati affetti da colera, pena la destituzione);
2. Neghi il governo che migliaia di pazienti, per effetto dei decreti legge sopra indicati, abbandonati a se stessi e privati di cure tempestive, abbiano dovuto ricoverarsi presso i reparti di terapia intensiva, dai quali non tutti ne sono usciti guariti ;
3. Spieghi il governo, all’opinione pubblica, perché ha impedito che si eseguissero le necessarie autopsie dei primi pazienti deceduti, esame indispensabile per lo studio della malattia e per la ricerca di farmaci per le cure;
4. Spieghi il governo perché anche quando sono state individuate delle cure in grado di guarire gli ammalati non sono stati revocati i decreti legge 14 e 18 del 2020, causando ulteriori decessi e sofferenze senza motivo;
5. Spieghi ancora il governo perché non sono stati diffusi e resi operativi i protocolli di cure già approntati da medici ospedalieri e dell’Istituto Superiore di Sanità, provocando ulteriori ed evitabili ricoveri, prolungando la riduzione e la sospensione delle prestazioni ospedaliere per le altre patologie;
6. Spieghi il governo perché di fronte a percentuali irrisorie di contagi con sintomi gravi ha preferito investire superiori e ingenti somme di danaro pubblico per vaccini sperimentali (tra l’altro OGM) da somministrare a milioni di cittadini, molti dei quali riluttanti, anziché privilegiare le più economiche ed efficaci cure, causando un inutile aggravio di spesa pubblica che meriterebbe un esame da parte della Corte dei Conti;
7. Spieghi il governo perché ha estorto a milioni di italiani la firma di un consenso, non dovuto, a sottoporsi al vaccino, pur sapendo che l’autorizzazione alla loro immissione in commercio fosse subordinata a condizioni, quindi, ancora in fase sperimentale;
8. Spieghi il governo perché continua ad accanirsi con il green pass obbligatorio oggi che la situazione pandemica è sotto controllo, mentre in pieno lockdown ha permesso a migliaia di aziende di lavorare con l’ausilio solo di mascherine, guanti e disinfezione periodica dei locali;
9. Spieghi il governo se tutte queste misure restrittive non rappresentino un tentativo, in parte riuscito, di dominio di gran parte della popolazione italiana, dal momento che, raggiunto l’80% di vaccinati, non ritiene ancora che il “gregge” (termine molto appropriato) abbia raggiunto un’immunità sufficiente per revocare obblighi vaccinali e green pass;
10. Spieghi il governo perché soltanto per gli esercenti le professioni sanitarie “il vaccino costituisce requisito essenziale per l’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative”, mentre ne sono escluse tutte le altre categorie pur iscritte a ordini professionali: avvocati, ingegneri, architetti, periti, giornalisti, per citarne solo alcuni, violando il principio di uguaglianza garantito dalla Carta Costituzionale.
Napoli, 18 ottobre 2021
michele tabacchini