Si parla spesso delle etichette energetiche, come quelle degli elettrodomestici, che secondo molto andrebbero estese su tutti i prodotti per affrontare i sempre più complicati problemi ambientali e climatici. “È curioso che tutta questa responsabilità venga lasciata al cittadino – dice Luca Mercalli – Ma se un prodotto non è verde perché utilizzare un’etichetta di bassa performance e poi metterlo lo stesso sul mercato? Togliamolo. È inutile dare sempre al cittadino l’onere di guardare mille etichette e di fare scelte su valori che conosce poco…”. Il problema è che “quasi tutto quello che la politica istituzionale propone sul piano ambientale – ha aggiunto – è una truffa perché è sempre un aggiungere….”.
Abbiamo rivolto a Mercalli una domanda, per il corso Raccontare la società che cambia: “Dopo le imprese anche i governi giocano con i linguaggi della transizione ecologica. Come possiamo, dai piani bassi della società, alimentare una divulgazione sui problemi dei cambiamenti climatici e sperimentare in tanti modi diversi la conversione ecologica? Vivere in collina e in montagna, ad esempio, può essere un buon inizio?”. In questo breve video la sua risposta (intervista di Gianluca Carmosino e Riccardo Troisi):
Daniela dice
Le vostre parole sono oro per le mie orecchie, non c’è parola detta da Mercalli, che io non condivida.
Per me unica scelta di vita in questa dimensione ✊
Grazie
Marialuisa zuccherino dice
Se però ai piccoli centri di montagna o di collina vengono tolto ospedali, scuole, poste, ecc. perché non c’è la domanda come la mettiamo?
EUGENIO CERELLI dice
Se quando si parla di esseri umani si continua a ragionare col paradigma fallace della “legge di mercato”, domanda-offerta, è ovvio che anche i servizi, se non sono più remunerativi, bisogna chiuderli. Ma l’uomo non è una merce e ha dei diritti fondamentali che devono essere salvaguardati in ogni caso: tra questi i beni comuni, ai quali certe attività di servizio possono essere equiparati. Bisogna ricordarselo quando si va a votare, valutando ciò che è stato fatto veramente sul territorio, non le chiacchiere politiche.
Gianluigi Malandra dice
Tutto bello, tutto fattibile. Ma… io da 6 anni ho rinunciato all’auto, mi muovo a piedi, con la bici, con i mezzi pubblici. Vivo in UK. Adoro la campagna ed andrei a viverci, a ristrutturare un cottage o una fattoria. Però, anche qui in UK, i villaggi, le zone rurali, non sono connesse, non ci sono servizi, non ci sono scuole, ospedali, supermercati. Vado in campagna per ridurre il mio impatto e poi devo comprare un auto per portare mia moglie a lavoro (dove il telelavoro non è possibile) o mia figlia a scuola o andare al supermercato o dal medico.
E in Italia non è meglio… A Marsala (non parlo di villaggi di alta montagna, ma di contrade a 5 o 10 km dal centro), dove ancora la mia famiglia vive, se esci dal centro storico è come se vivessi fuori dal mondo.
Marialuisa zuccherino dice
E’ proprio quello che è stato fatto, per esempio, in Calabria: 18 ospedali chiusi. Le partorienti, infartuati, feriti, affrontano viaggi lunghi su una rete stradale insufficiente perché la domanda è insufficiente. Bisogna fare attenzione perché il cittadino non voti contro i suoi stessi interessi
Rossana dice
Io e il mio compagno ci abbiamo provato ad uscire dalla città e andare verso la montagna. L’ emergenza Covid ci ha aiutatati consentendoci di lavorare in smart working. Ma finita la criticità della pandemia ci hanno impedito non solo di continuare il lavoro agile (pur non essendoci alcuna necessità di presenza), ma anche impedendoci di ottenere un part time. Questa si può definire solo ottusità mentale, incapacità di percezione di una realtà ormai marcia.