di Marta Gatti*
Ho partecipato a tutte le riunioni di organizzazione per definire la struttura oraria che permetterà alla nostra scuola di aprire a settembre. Ci viene richiesto di far funzionare questa scuola coprendo 110 ore la settimana di maestre mancanti. Ci viene richiesto di organizzare una scuola primaria attraverso complicati calcoli matematici e non attraverso progetti, programmazioni, metodologie, passione. Nelle riunioni ho vissuto un clima teso, inverosimile, colleghe rabbiose con chi si trova per puro calcolo matematico una mezzora in più di compresenza, colleghe che si affannano a trovare soluzioni, strategie, incastri per rendere più agevole il proprio orario settimanale, malumori, rancori, recriminazioni,voci alte. Mors tua, vita mea. Io non ci sto.
Dove è finita la scuola della collegialità, della contitolarità , della pari dignità professionale? Questa non è la mia scuola. È la scuola dell’individualismo, del si salvi chi puó. Io non ci sto.
Ore e ore usate per comprendere e perfezionare un’organizzazione strutturale che nulla ha a che fare con un impianto pedagogico ma che si manifesta sempre di più come un’ alchimia architettonica pronta a cadere al primo imprevisto. E ciô che è ancora più grave e sconvolgente per me è che nessuna di noi nel fare questo ha nominato nè inserito nel proprio immaginario i bambini e le bambine a cui questa struttura organizzativa dovrebbe rivolgersi. I bambini non esistono più. Dentro questa scuola non hanno luogo. La scuola non viene fatta per loro. Invece di utilizzare il tempo per progettare, programmare, prevedere azioni e contesti, siamo obbligatoriamente coinvolte nel gestire la sottrazione di personale, la dequalificazione del nostro operato: conteggio sterile di ore prestate in più classi, continuità didattica inesistente, precarietà strutturale e ogni anno si ricomincia da capo. Io non ci sto.
È profondamente umiliante.Tutte noi dovremmo sentirci umiliate da queste richieste. Dove sono gli sprechi nella nostra scuola? Dove sono le maestre inutili nella nostra scuola? Voglio saperlo. Lavoro da trent’anni nella scuola statale. Credo di poter dire di aver dato l’anima per il tempo pieno. Ho occupato la scuola anche di notte per ottenerlo, ho lottato insieme ad altre perchè non venisse cancellato per legge, ho lottato insieme ad altre contro la modularizzazione, contro l’eliminazione delle compresenze, il tutor, l’uso delle compresenze per fare supplenza, l’eliminazione dei nuovi programmi, le ore facoltative, la scuola delle 24 ore, il maestro unico, l’invalsi… (E, ci dovete dare atto, tutte queste nefandezze nella scuola a tempo pieno di Concorezzo – Milano – non sono mai state applicate, mai).
Ora abbiamo perso, ho perso. Le riforme della scuola negli ultimi quindici anni sono state sempre improntate alla sottrazione di risorse mai all’arricchimento. Ma questi ultimi due ministeri ci hanno dato la batosta finale.
Questa scuola non è più la mia scuola. Non voglio accettare di modificare la mia impostazione pedagogica buttando a mare trenta anni della mia vita. Non mi rassegno a parlare di scuola in termini di numeri o frazione di ore, non mi rassegno ad accettare che nel mio vocabolario esista il termine “le undiciste”, i contratti a ore, l’illegittimità delle compresenze, la maestra prevalente, le classi sovraffollate, il merito, l’invalsi. Questa scuola non è la mia scuola.Non mi rassegno.
Ho lavorato nel tempo pieno e so distinguere quale modello strutturale può garantire qualità e quale modello invece è un semplice risultato di scellerate scelte politico economiche. Io non mi rassegno. Sono consapevole che si debba resistere anche prestando attenzione al proprio immaginario e al proprio linguaggio. E siccome sento la responsabilità di dover conservare intatta dentro di me e per quello che potrò nelle mie pratiche quotidiane, la fiammella della qualità della scuola statale che si prende cura dei bambini e delle bambine accompagnandoli nel difficile compito di diventar grandi…. dichiaro di votare contro questa organizzazione oraria perchè non voglio sentirmi collaborante nè corresponsabile, neppure in minima parte, alla distruzione di un bene prezioso e insostituibile perchè un’altra scuola è possibile. Io l’ho sperimentata!
* insegnante
Questo articolo (preparato come dichiarazione di voto nel Collegio dei docenti di una scuola di Concorezzo) è stato pubblicato nella pagina facebook “TUTTI DEVONO SAPERE – la scuola publica sta morendo“, una campagna d’informazione “rivolta a tutti, ma con un’attenzione speciale ai genitori di alunni e studenti” che frequentano la scuola pubblica.
DA LEGGERE
Claudia Fanti | Alcune considerazioni sull’anticipo della scolarizzazione a 5 anni
Mauro Carlo Zanella | “Mi chiamo Mauro e sono un insegnante di scuola primaria…”
Gianluca Carmosino | Città e bambini: il cambiamento è prima di tutto riappropriazione del tempo
Marzia Coronati | Una recente analisi dell’Ocse rivela che l’istruzione italiana conserva un livello basso di mobilità sociale. Differenze di reddito e provenienza sociale si rispecchiano in differenze di percorsi scolastici e risultati
Rosaria Gasparro | Abbiamo allontanato i bambini dagli alberi, dagli animali, dalle nuvole. Non hanno più la terra sotto i piedi. Hanno paura di sporcarsi col fango, diventano allergici ai pollini e ai gatti. Per fortuna c’è chi fa scuola fuori e chi porta la natura a scuola
Franco Lorenzoni | Un allievo di Emma Castelnuovo ricorda la grande professoressa
JLC | Un documentario discusso in tutto il mondo: trasformiamo l’apprendimento
No Sav, Scuola ad alta velocità
Franco Lorenzoni | Proposte per una scuola nuova. La prima? Rallentare e volare in alto
La complessità che cambia il mondo
JLC | Il pensiero di Edgar Morin: analisi su trasformazioni educative e sociali
JLC | Mario Lodi, maestro, scrittore e straordinario pedagogista, è morto domenica 2 marzo
Il vero significato dell’istruzione
Noam Chomsky | Apprendere non significa superare un test. L’istruzione è indagare e creare
Fiction su Alberto Manzi, maestro ribelle di “Non è mai troppo tardi”
La gioia di educare. Il maestro Zavalloni
Antonio Vigilante | Per una scuola che sappia riscoprire manualità e contatto con la terra
Lorenzo Guadagnucci | Esalta individualismo e competizione, meglio ragionare di uguaglianza
Maria Pia Chines dice
Quando si parla di ore di numeri e non di persone di progetti finalizzati non siamo più in una fucina del sapere ma in qualsiasi ufficio
(via fb)
Cristina Toffanello dice
Purtroppo anche questo sistema è saltato!
(via fb)
Pierangela Angelini dice
Condivido in pieno. So che ci sono molti insegnanti in gamba. … non vi rassegnate!
(via fb)
Ottavia Galimberti dice
Purtroppo già da qualche anno questa è la mia scuola e non mi piace affatto! Certamente non mi voglio rassegnare, certamente provo tanta rabbia avendo sperimentato un tempo pieno che funzionava benissimo, però sono impotente e quindi spero davvero di raggiungere una serena rassegnazione.
(via fb)
Paola Baldini dice
Ho la fortuna di lavorare in un tempo pieno che funziona benissimo, nonostante ciò anche noi dobbiamo fare i conti con pochi fondi per i progetti, sostituzioni colleghi assenti, personale insufficiente e un’altra miriade di problemi quotidiani…è la scuola di oggi, figlia dei tempi, della crisi e delle scelte sbagliate di chi ci governa. Speranza? L’unica speranza che ci resta è rimboccarci le maniche cercando di cambiare le cose da dentro
(via fb)
Ottavia Galimberti dice
Cara Paola, potresti parlarmi velocemente dell’organizzazione della tua scuola dove il tempo pieno funziona benissimo? Non è sarcasmo il mio, ma voglia di conoscere altre realtà.
(via fb)
Paola Baldini dice
No problem! Abbiamo una normale organizzazione a tempo pieno: 40 ore settimanali. Su ogni classe ci sono due insegnanti più sostegno, specialisti d’inglese, religione (dove c’è bisogno). Abbiamo (incredibile ma vero!) le compresenze su tutte le classi. Abbiamo un piano fatto da noi per sostituire i colleghi assenti nei primi due giorni, oltre i quali si chiamano supplenti. Non so se sia ideale, ma io ci lavoro benissimo!
(via fb)
Ottavia Galimberti dice
Ah, è così in tutte le classi, spezzoni a destra e a manca… I bambini? Chi sono e dove sono?
(via fb)
Marisa Petrus dice
Condivido il tuo pensiero, soprattutto quando dici “gli alunni non esistono più. Questa scuola non viene fatta per loro”. Anche alla scuola media ormai é così.
(via fb)
Elisa Villa dice
Il problema è l’autonomia scolastica, si finanziano progetti inutili e futili e non si nomina per supplenze inferiori ai tre giorni e se hai il giorno libero ti richiamano in servizio per sostituire qualche collega… i bambini? sulla carta fanno tante cose ma nella realtà si adattano al sistema che fa acqua da tutte le parti
(via fb)
Maria Massaro dice
Hai più che ragione, anche nella mia scuola stiamo combattendo per non rassegnarci alla scuola dei tagli…ma è sempre più difficile ed avvilente. Anche questo governo si é riempito la bocca con i finanziamenti per l’edilizia scolastica così avremo tetti rifatti e all’interno delle classi ridipinte, alunni senza insegnanti e senza tempi scuola adeguati.
(via fb)
Assunta Ielapi dice
Non sono una docente, ma lavoro nella scuola, è vero, la scuola anno dopo anno viene impoverita, si parla tanto di diritti dei bambini, ma sono le istituzioni le prime a violarli, non possiamo sempre sperare nella buona volontà dei bravi docenti!
(via fb)