Il presidente del consiglio Mario Draghi ha affermato che si impegna a incrementare le spese militari per la difesa fino ad arrivare al 2 per cento del PIL. Secondo l’Osservatorio Milex sulle spese militari italiane, questa decisione si traduce, in base alle le cifre date dal ministro della Difesa Guerini, nel passare dai 25 attuali ai 38 miliardi l’anno. La spesa in istruzione resta invece tra le più basse in Europa sia in percentuale del PIL (il 4 per cento contro il 4,6 per cento), sia in percentuale della spesa pubblica totale, che è la più bassa del continente. La media europea della spesa in istruzione rispetto alla spesa pubblica è del 10,2 per cento. Il Regno Unito è all’11,3 per cento la Francia al 9,6 per cento e in Italia si è ridotta come in nessun altro paese europeo, passando dal 9,1 al 7,9 per cento in meno di dieci anni.
Mi piacerebbe svegliarmi un giorno e ascoltare un presidente del consiglio del nostro paese dichiarare che, viste le cifre spaventose della dispersione scolastica, il numero tra i più alti in Europa di giovani che, pur non lavorando, hanno smesso di studiare, e la scarsissima percentuale di laureati rispetto alla media del continente, si impegna solennemente a far sì che la spesa in istruzione e ricerca nel nostro paese non possa mai scendere al di sotto del 5% del PIL. Che argomentasse questa scelta, da proporre alla più ampia discussione in parlamento, affermando che per affrontare i gravissimi problemi che abbiamo di fronte: dal surriscaldamento globale allo sviluppo delle energie alternative, dalle crescenti povertà alla riqualificazione urbana, dalla salute pubblica alla gestione dell’immigrazione e all’arte del convivere tra diversi, attenuando discriminazioni e prevenendo conflitti distruttivi, c’è bisogno di più cultura, più arte, più scienza e conoscenza, e dunque è di primaria importanza aumentare grandemente gli investimenti nella ricerca, dotare in tempi credibili tutte le scuole di strutture idonee capaci di mostrare alle giovani generazioni attraverso la bellezza e la cura delle scuole quanto la società tenga alla formazione di ragazze e ragazzi, valorizzando il lavoro delle e degli insegnanti, pagando finalmente il giusto il loro impegno e garantendo una formazione e autoformazione continua di qualità, perché non si può insegnare senza continuare a ricercare.
Sandro Pertini, quando fu eletto presidente della Repubblica, riprendendo un tema caro alla tradizione socialista, dichiarò che era tempo di riempire i granai e svuotare gli arsenali. Poiché negli ultimi venti anni la spesa militare complessiva nel mondo è quasi raddoppiata crescendo in media del 90 per cento, credo sia necessario mobilitarci proprio ora per rallentare drasticamente la corsa agli armamenti aumentando drasticamente gli investimenti in educazione, cultura e ricerca, perché l’alternativa è sempre più tra istruzione e distruzione.
Buona primavera!
Stefano dice
A Sesana Torinese, sulla via Francigena, ho chiesto accoglienza presso una casa per ferie, gestita dai salesiani e, con grande stupore e rammarico, sono stato rimbalzato dal custode, il quale mi ha informato della presenza dell’esercito italiano, per degli addestramenti. Nelle scuole, se si vuole istruire, bisogna superare l’ambivalenza cattolica e spiegare che il papa è dalla parte degli oppressi, ma non è contro gli oppressori.