A Bergamo tutti e nove gli istituti comprensivi sono “scuole aperte”. Questa inchiesta indaga i desideri e le idee che hanno favorito quel primato, non privo di fragilità, e cerca di capire come quel percorso è stato avviato e protetto nei diversi territori. Le ragioni di quel “nove su nove”, in grado di trasformare ogni giorno scuole e quartieri, sono tante. Di sicuro, i lenti cambiamenti che lo hanno agevolato – con il coinvolgimento di cittadini, associazioni, amministratori locali, insegnanti, studenti – avvengono sotto gli occhi di tutti, ma non sono sempre riconosciuti. È accaduto perfino nel primo lockdown: mentre il mondo era in apprensione per le foto dei camion militari con sopra le bare che lasciavano Bergamo, nei territori prendeva forma una straordinaria storia di solidarietà spontanea, Superbergamo, qui raccontata con un articolo e un documentario
“Quello che gli abitanti possono fare per sé stessi, se gliene viene lasciata l’occasione, è di gran lunga più efficace dal punto di vista della risposta ai bisogni e della qualità della vita, di qualunque progetto predisposto dall’esterno per loro“
Franco La Cecla (Perdersi, Meltemi)
Bergamo è l’unica città in Italia nella quale tutti e nove gli istituti comprensivi sono “scuole aperte”. Un primato incoraggiante per chi pensa che intorno all’universo scuola, malgrado mille problemi aperti, le cose possono andare diversamente. Gli articoli di questa inchiesta cominciano a indagare i desideri e le idee che hanno favorito la diffusione dei principi e delle pratiche delle scuole aperte e partecipate, e cercano di capire come sono stati avviati (Quella scuola aperta grande come una città) e come sono stati appoggiati i percorsi nei diversi territori (Accompagnare le scuole aperte), mettendo in gioco saperi, esperienze, ma anche strumenti per proteggere quanto si muove nei quartieri (dal toolkit “Scuole Aperte Bergamo” alle Linee guida alle Scuole Aperte, dal portale Bambini e genitori fino al recente Patto educativo Estate 2021, di cui parla anche l’assessora all’istruzione Loredana Poli nella video-intervista A Bergamo facciamo così).
In Musica, outdoor e mensa. L’istituto Camozzi e il territorio, scritto dalla dirigente scolastica Barbara Mazzoleni, e in tre altri articoli (Esplorare il quartiere, Lezioni alla ciclofficina, I pomeriggi di Playschool, raccolti dal Csv di Bergamo) vengono invece raccontati alcuni esempi delle numerose iniziative promosse in questi anni grazie a questo inedito e sempre più solido incontro tra scuola e territorio. Un incontro che coinvolge ogni giorno genitori, associazioni, amministratori locali, insegnanti, studenti e che di certo resta una delle poche strade per creare comunità educanti e contrastare il virus della povertà infantile, come quella di Karim, il bambino che camminava scalzo e rovistava nei cassonetti di Boltiere, nella bassa bergamasca, morto nel maggio 2020 schiacciato mentre cercava vestiti (ne ha scritto Cinzia Pennati, insegnante, in La povertà ha un nome, Karim).
Le ragioni per cui l’espressione “scuole aperte” diventa ogni giorno più importante nella città e che allude prima di tutto a una spinta in grado di trasformare scuole e quartieri sono molte e diverse. I lenti cambiamenti che hanno favorito quel contesto, non privo di fragilità e contraddizioni, avvengono sotto gli occhi di tutti ma non sono sempre riconosciuti. È accaduto perfino nel primo lockdown: mentre il mondo era in apprensione per le foto dei camion militari con sopra le bare che lasciavano Bergamo, nei territori prendeva forma una straordinaria storia di solidarietà spontanea, Superbergamo (qui raccontata con l’articolo di Carmen Pellegrinelli e Laura Lucia Parolin, Darsi una mano a vicenda, e il video integrale del documentario Super – cosa fa una comunità in difficoltà?). Anche in quei giorni, dunque, c’è chi ha offerto uno sguardo diverso, un fare che non è sinonimo di “produrre, produrre, produrre”, per usare le parole del giornalista e scrittore bergamasco Cristiano Gatti (Lettera da Bergamo). Del resto, nella città orobica c’è anche una piccola finestra sul mondo che contribuisce non poco a creare una nuova cultura politica: Dalla Città Alta si vede il Chiapas.