“Abbiamo intervistato cinque volontari e ognuno ci ha raccontato il suo punto di vista sul lockdown, sul progetto Superbergamo, e sul futuro. Uno dei minimi comuni denominatori era l’idea di comunità…”. Un documentario
Questo articolo fa parte dell’inchiesta Una città di scuole aperte
Durante il primo terribile lockdown del 2020, mentre stavo forzatamente a casa ascoltando le notizie, pensavo che avevo bisogno di qualcosa da fare, avevo bisogno di sentire parole diverse da quelle della televisione. Credo avessi semplicemente bisogno di futuro. L’associazione Zalab lanciò un bando dal nome “Cinema vivo”, per aiutare la realizzazione di progetti che potessero essere realizzati dopo il lockdown. Per me era un ottimo pretesto, e così chiamai un drammaturgo, Francesco Ferrara, e un videomaker, Gabriele Cipolla, per lavorare insieme a me, che sono un attore e autore di teatro. L’intento era la produzione di un documentario su quello che ci aspettava dopo la pandemia, sul futuro, appunto. In quel momento Bergamo era una delle città più colpite dalla pandemia, e per reazione un gruppo di singoli e associazioni, sotto il nome di Superbergamo, si era messo insieme per aiutare chi non ce la faceva. Io conoscevo qualcuno di loro, mi sembrava un’iniziativa meravigliosa, esattamente quello che cercavamo: persone che reagivano alla stretta della pandemia per provare a disegnare un futuro diverso.
Abbiamo intervistato cinque volontari e ognuno ci ha raccontato il suo punto di vista sul lockdown, sul progetto Superbergamo, e sul futuro. Uno dei minimi comuni denominatori era l’idea di comunità. Un ragazzo dice che Bergamo ce l’ha, ce l’ha sempre avuto il senso di essere una comunità, ma per trovarlo bisogna scavare. Noi, quel senso di comunità, attraverso le interviste, ce l’avevamo davanti agli occhi, nelle parole e soprattutto nelle azioni di tutti i volontari di Superbergamo. Abbiamo quindi deciso di chiamare il breve documentario “Super – cosa fa una comunità in difficoltà?”, come il motto di Superbergamo.
Il documentario è uscito quasi un anno dopo l’idea iniziale. Abbiamo deciso di farlo uscire per l’anniversario della fine di quel primo lockdown. Credo che per tutti sia stato strano ritrovarsi con i pensieri a quel periodo. La pandemia ha un po’ cambiato la percezione del tempo per molti, per cui a me, sinceramente, sembra sia passato un secolo. In ogni caso, come molti ci hanno detto, il documentario resterà come memoria di quello che ci è successo, di come alcuni di noi hanno reagito alla pandemia. Resteranno memorizzati nel video quei particolari bisogni di futuro di queste cinque persone. Per misurare quanto lasceremo indietro, piegati dalla vita di prima, o quanto riusciremo a cambiare della vita futura, mantenendo la promessa di cambiamento che ci siamo fatti.
Beppe Casales, autore e attore
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