Bergamo è l’unica città dove tutti e nove gli istituti comprensivi sono coinvolti insieme in un percorso dedicato ai temi delle scuole aperte e partecipate. Quel percorso offre l’occasione per ripensare gli spazi, il tempo, la didattica, ma prima di tutto promuove un’idea di scuola basata sulla partecipazione dei cittadini. Il terreno fertile che ha favorito la nascita di tutto questo ha preso forma intorno a questioni molte concrete, dall’inserimento di bambini e bambine di origine straniera alla conciliazione dei tempi scuola-famiglia, e ha trovato negli incontri mensili con l’assessorato all’istruzione un’àncora con cui restare attraccati e in ascolto dei territori
Questo articolo fa parte dell’inchiesta Una città di scuole aperte
Tratta dal sito del progetto Bergamo Estate Insieme, Patto educativo per le attività estive 2021 (per bambini e ragazzi) del Comune di Bergamo
“Il progetto Scuole aperte a Bergamo, così come si sta definendo attraverso il concorso di una pluralità di soggetti diversi, non è classificabile come una tipologia di attività, un insieme di iniziative, una procedura amministrativa e non è neppure un luogo fisico dove accadono delle cose, ma è una visione di educazione, la proposta di uno stile di lavoro, la scelta di una direzione comune. È un’idea di città”. Queste sono le righe riportate a pagina 1 delle Linee Guida alle Scuole Aperte come esperienza di cittadinanza attiva pubblicate dal Centro di Servizio per il Volontariato (Csv) e dal Comune di Bergamo, realizzate con il concorso di operatori scolastici, genitori, volontari delle associazioni del territorio, operatori comunali e delle reti territoriali. In riferimento alla sperimentazione legata alle Scuole Aperte, quello di Bergamo rappresenta un caso particolare poiché è l’unica città dove tutti e nove gli istituti comprensivi sono coinvolti nell’iniziativa.
L’obiettivo principale di queste esperienze è di promuovere modelli concreti di scuola aperta, coesa e inclusiva, al fine di affrontare le sfide che riguardano la scuola italiana, quali la dispersione scolastica o la povertà educativa, attraverso percorsi di coinvolgimento attivo dei cittadini e delle loro comunità. Al fine di rafforzare e mettere a sistema queste esperienze, l’impresa sociale Con i Bambini ha finanziato il progetto ‘Scuole Aperte Partecipate in Rete’1, promosso dal Movimento di Volontariato Italiano (MoVI), a cui la città di Bergamo partecipa per conto del CSV e dell’Istituto Comprensivo Camozzi.
Grazie alla più ampia apertura della scuola al territorio è possibile stabilire modalità innovative di collaborazione tra gli attori coinvolti nel sistema scolastico, apportando dei cambiamenti sostanziali al modello di governance del sistema stesso. Queste sperimentazioni offrono l’occasione per ripensare gli spazi, il tempo, la didattica della scuola, di orientare gli sforzi per promuovere un’educazione effettivamente democratica basata sulla partecipazione dei cittadini attivi al processo educativo. La scelta del modello di governance è indissolubilmente collegata agli obiettivi che il sistema educativo si prefigge e in questo dibattito sono al confronto due visioni che vedono da una parte coloro che sostengono la priorità di salvaguardare il funzionamento della scuola pubblica come unico baluardo per il contrasto delle disuguaglianze, e dall’altra coloro che ritengono necessaria una più stretta collaborazione tra la scuola e il territorio nella quale essa è inserita per far fronte alle sfide di società sempre più complesse.
Lo sconvolgimento causato dalla pandemia ha reso ancora più evidente l’urgenza di considerare la scuola inserita in un sistema educativo più ampio, in una prospettiva in base alla quale la responsabilità dell’educazione appartiene all’intera comunità, dagli insegnanti, ai dirigenti scolastici, passando per gli educatori e gli assistenti sociali, ma anche le università, i centri di formazione e i luoghi culturali. Facendo un parallelo con il sistema sanitario notevolmente provato dall’emergenza legata alla pandemia, ci si è accorti di come “i sistemi sanitari occidentali sono stati costruiti intorno al concetto di cura incentrata sul paziente, ma un’epidemia richiede un cambio di prospettiva verso il concetto di cura incentrata sulla comunità”2.
È ovviamente necessario prevedere una serie di meccanismi che permettano una governance pubblica forte e che regolamentino in modo funzionale il coinvolgimento di attori extra-scolastici nel processo, ciò al fine di garantire i principi di equità e giustizia sociale. Tra le tante, la questione del coinvolgimento di attori privati for profit è un tema delicato, complesso e di notevole rilievo che necessiterebbe una trattazione dedicata, ma che non costituisce l’oggetto di questo contributo.
Il caso di Bergamo: caratteristiche di un modello virtuoso
La città di Bergamo rappresenta un caso virtuoso all’interno delle numerose sperimentazioni legate alle Scuole Aperte e presenta un grado di istituzionalizzazione ragguardevole. L’esigenza di apertura delle scuole al territorio varia a seconda dei quartieri della città ma è stata generalmente motivata dalle richieste di conciliazione dei tempi scuola-famiglia presentate dai genitori. Inoltre, in alcuni quartieri della città, si era resa urgente la necessità di trovare risposte nuove e inclusive per favorire l’integrazione dei bambini di origine straniera a scuola e il rapporto con le loro famiglie. La necessità di individuare strategie e risposte sostenibili su questi temi è stata vista da parte dell’amministrazione comunale come un’opportunità per ripensare anche l’aspetto educativo e le responsabilità che ne derivano. È qui utile sottolineare alcuni fattori di contesto che hanno permesso a Bergamo lo sviluppo e il consolidamento delle diverse esperienze di apertura della scuola al territorio in una prospettiva di corresponsabilità educativa. Tra questi sono da segnalare in particolare i seguenti:
– la tradizione delle reti sociali di quartiere: l’esperienza delle Scuole Aperte raccoglie l’eredità di una serie di azioni che in città erano già sviluppate in modo significativo e che erano soprattutto legate al mondo dell’extra scuola. Le reti sociali di quartiere, molte di queste nate attorno al tema dei servizi per i minori e finanziate grazie al lavoro della Provincia di Bergamo con la ex legge 285/97, hanno riunito diversi enti territoriali, pubblici e del terzo settore, e hanno pertanto costituito un terreno fertile di collaborazione tra la scuola e alcuni soggetti del territorio. È possibile quindi ritenere che negli anni si sia costituito un humus favorevole e propenso alla gestione partecipata di alcuni processi legati al mondo del sociale e dell’educazione.
– le dimensioni della città: la città di Bergamo, che conta circa 120 mila abitanti, è ritenuta una città di medie dimensioni adeguata per favorire processi di cittadinanza attiva e di partecipazione. Il numero degli istituti comprensivi, nove in totale, è tale per cui si possono creare facilmente occasioni di confronto e di collaborazione nell’ambito delle sperimentazioni legate alle Scuole Aperte.
– il sistema di governance condivisa: nel 2015 è stato promosso per la prima volta dall’Assessora all’istruzione del Comune di Bergamo un tavolo inter-istituzionale al quale sono convocati mensilmente i nove dirigenti scolastici in una frequenza che negli anni ha costruito una consuetudine di lavoro. Da notare che la presenza dei nove dirigenti è assidua, a dimostrazione che lo strumento di governance è ritenuto utile e se ne condividono le finalità. Questo meccanismo consente di mantenere una cornice di senso comune al cui interno vengono individuati e organizzati i progetti di scuole aperte in modo uniforme in tutta la città.
– il ruolo del CSV Bergamo: grazie al lavoro di supporto e formazione svolto dal CSV di Bergamo è stato possibile favorire la consapevolezza e il miglioramento delle esperienze di Scuole Aperte. Il CSV è stato incaricato di organizzare e facilitare una serie di focus-group ai quali hanno partecipato insegnanti, dirigenti scolastici, genitori, volontari, che hanno consentito la creazione di un contesto di scambio tra diversi quartieri e di sedimentazione di metodologie e di approcci attraverso la scrittura delle linee guida sopracitate. Al fine di agevolare l’implementazione del progetto, oltre alle linee guida è stato prodotto anche un Toolkit, uno strumentario per favorire la realizzazione delle esperienze di Scuole Aperte. Ciò ha consentito la messa a sistema dell’impianto di governance e ha incoraggiato la ricerca continua di equilibrio tra i principali soggetti coinvolti.
– le persone: oltre ai fattori facilitanti di contesto sin qui riportati, è doveroso sottolineare come alcune persone abbiano fatto la differenza nella buona riuscita di azioni che prevedono un certo grado di rischio ma anche di innovazione. Esse hanno rappresentato degli elementi di facilitazione che hanno consentito di collegare le sperimentazioni di Scuole Aperte con quanto già realizzato in precedenza, favorendo così il processo di istituzionalizzazione.
C’è ancora molta strada da percorrere
Alla luce di quanto sinora illustrato, è evidente come nella città di Bergamo siano presenti alcune condizioni che hanno facilitato il processo di istituzionalizzazione delle esperienze di “scuole aperte e partecipate”. Ciononostante, è stato rilevato come sussistano ancora alcuni ostacoli alla messa a sistema di questi percorsi e che riguardano in particolare le caratteristiche proprie dell’istituzione scolastica, la questione dell’assunzione e della condivisione delle responsabilità, nonché la diversa concezione di quale debba essere la funzione ultima della scuola e del suo ruolo all’interno della comunità.
– caratteristiche organizzative e culturali dell’istituzione scolastica: la cultura di collaborazione e di reciprocità tra le diverse istituzioni non risulta sempre diffusa e automatica. Se da un lato ciò può essere imputabile alle pratiche operative autoreferenziali e alle caratteristiche organizzative proprie dell’istituzione scolastica, dall’altro lato è innegabile come le modalità stesse con cui è organizzata l’erogazione dei fondi alle scuole, su bandi di Scuole Aperte o Patti Educativi da parte del Ministero dell’Istruzione o dell’Ufficio Scolastico Regionale, non sempre favoriscono un approccio collaborativo tra la scuola e il sistema territoriale.
– questione delle responsabilità: l’ostacolo principale alla effettiva collaborazione tra istituzioni e altri soggetti coinvolti nel sistema educativo riguarda la questione delle responsabilità e della sicurezza. L’apertura delle aule e degli edifici in orario extra scolastico comporta un cambiamento senza precedenti nell’organizzazione della scuola e nella attribuzione delle responsabilità. Ad esempio, la libera uscita o entrata degli studenti secondo tempi e in spazi destrutturati comporta un ripensamento degli aspetti legati alla sicurezza e di chi se ne assume la responsabilità. Questo è particolarmente complesso alla luce dell’organizzazione degli spazi e degli edifici scolastici, di cui il dirigente è responsabile, ma di cui l’ente comunale è proprietario. Il dirigente scolastico è infatti tenuto a garantire la formazione dei docenti sulla sicurezza, a predisporre le squadre di soccorso e a garantire la sicurezza degli edifici pur non risultandone il proprietario. In questa logica, l’autonomia scolastica e gli ordinamenti risultano in contraddizione poiché le norme che regolamentano la sicurezza nelle scuole mal si coniugano con il potere di autonomia che invece viene dichiarato.
Occorre dunque ricercare continuamente il giusto equilibrio malgrado manchino disposizioni chiare che facilitino la distribuzione di responsabilità in un processo condiviso. La corresponsabilità educativa è pertanto fondamentale e andrebbe definita non soltanto all’interno della collaborazione tra istituzione scolastica ed ente locale, ma anche in riferimento alle famiglie e altri soggetti civici.
– questioni di sistema: i progetti che finanziano le iniziative di scuole aperte o i patti educativi territoriali / di comunità raramente si inseriscono in una cornice più ampia di sistema ma vengono principalmente erogati sulla base di bandi non collegati tra di loro. L’effetto di questi progetti nel medio e lungo periodo rischia così di essere disperso senza che vi sia un cambiamento effettivo nell’organizzazione del sistema educativo. Certo è necessario prevedere approcci e modalità di funzionamento differenziate a seconda dei contesti e delle dimensioni delle città, però è fondamentale che esista un piano organico di finanziamento e sviluppo di questi processi per mettere a sistema le sperimentazioni di maggiore apertura delle scuole al territorio che, altrimenti, rischierebbero di rimanere localizzate e dipendenti dalla disponibilità delle singole comunità.
Allo stesso modo, la complessa questione delle scuole paritarie dovrà essere affrontata in prospettiva se si intende promuovere un cambiamento che vada nella direzione della costruzione di un sistema educativo integrato.
Per concludere
Alla luce di quanto emerso dalla presentazione del caso di Bergamo, emerge chiaramente come i progetti di Scuole Aperte promuovano un ripensamento delle funzioni della scuola in una logica di rete allargata. La sfida è legata alla necessità di cambiare modello culturale e scenario, per il quale la scuola non costituirebbe più soltanto un bene pubblico ma si inserirebbe all’interno di un approccio democratico e partecipativo alla governance dell’educazione intesa come bene comune, basato sul principio di sussidiarietà e di corresponsabilità educativa.
Considerare l’educazione come un bene comune significa favorire un ripensamento degli attuali orientamenti culturali e istituzionali al fine di promuovere l’innovazione e il cambiamento sociale. Da qui l’importanza delle iniziative delle “scuole aperte e partecipate”, poiché “la necessità di aprirsi al territorio, di attribuire una funzione educativa ai diversi contesti in cui l’apprendimento si sviluppa, non è più una necessità contingente, legata all’emergenza COVID-19, è la risposta pedagogica e didattica alle nuove domande sociali e culturali.”3
L’esperienza della città di Bergamo rappresenta l’esempio di un sistema educativo che sta cercando di realizzare un ideale di comunità educante che guardi al futuro, mantenendo ciò che è valido e inserendo delle innovazioni che tengano conto del continuo evolversi della società.
Note
1 Il Progetto ‘Scuole Aperte Partecipate in Rete’ è stato presentato dal Movimento di Volontariato Italiano (MoVI) e finanziato nell’ambito del bando ‘Un passo avanti’ istituito dalla Fondazione Con i Bambini. Coinvolge 34 partner in 14 città italiane e si pone l’obiettivo di mettere in relazione le esperienze delle Scuole aperte e partecipate presenti sul territorio nazionale attraverso una Rete, con lo scopo di condividere buone pratiche e sostenere i processi creativi in atto: https://www.conibambini.org/wp-content/uploads/2020/11/SCUOLE-APERTE-PARTECIPATE-MoVI-nazionale.pdf.
2 Si veda a questo proposito l’articolo pubblicato da un gruppo di medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo nel marzo del 2020.
3 Comitato di esperti Scuola ed emergenza Covid-19. (2020), Idee e proposte per una scuola che guarda al futuro. Rapporto finale 13 luglio 2020, Comitato di esperti istituito con D.M. 21 aprile 2020, n. 203 SCUOLA ED EMERGENZA Covid-19, https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/RAPPORTO+FINALE+13+LUGLIO+2020.pdf/c8c85269-3d1f-9599-141c-298aa0e38338?version=1.0&t=1613234480541, p. 64.