Dopo l’ex colorificio di via Montelungo e la Mattonaia, il Municipio dei Beni Comuni ha scelto di occupare e liberare, sabato 15 febbraio all’alba, un altro edificio pubblico abbandonato per riconsegnarlo ai cittadini: si tratta del Distretto militare 42 di via Giordano Bruno.
In un primo messaggio diffuso dal Municipio si legge: “Oggi 15 febbraio il Municipio dei Beni Comuni avvia il laboratorio di riconversione urbana nell’ex distretto di leva Curtatone e Montanara, in via Giordano Bruno 42. Spazio di proprietà del demanio, abbandonato e lasciato al degrado da quasi vent’anni che finalmente viene reso a questa città e sottratto alle mire speculative sia di questa amministrazione comunale che del demanio. Da oggi sarà possibile di nuovo godere inoltre di un parco di quasi 8000 metri quadri, rimasto intrappolato per decenni da mura e filo spinato”.
In un secondo messaggio inviato a Comune-info si legge: “In diretta continuità con l’esperienza dell’ex Colorificio, nasce a Pisa Distretto 42, l’ultimo spazio liberato dal Municipio dei Beni Comuni. Ottomila metri quadrati che mettono insieme bisogno di socialità, costruzione di alternative economiche, tutela degli spazi verdi in città e creazione di una cultura di pace.
Ottomila metri quadrati di parco nascosto agli occhi della città. A pochi metri dall’Arno che attraversa Pisa, nel quartiere San Martino, questa mattina poco prima delle 6 è nato il Distretto 42 tra le mura di una caserma dismessa, uno dei luoghi che meglio di altri rappresentano le troppe contraddizioni di una politica urbanistica che esclude i cittadini, ammettendo invece opache logiche di speculazione e profitto. E’ la logica conseguenza della chiusura coatta dell’ex Colorificio Liberato, una tra le più interessanti sperimentazioni sociali del nostro Paese, dove all’apertura di spazi di socialità, alla diffusione di pratiche del conflitto e della costruzione di economia altra, si stava lavorando per una messa in discussione sostanziale dell’intoccabilità della proprietà privata, uno dei mezzi di riproduzione della società di mercato. Gli sgomberi coatti di via Montelungo hanno dimostrato come anche davanti all’abbandono e all’incuria, le istituzioni preferiscano difendere il concetto di proprietà piuttosto che di autodeterminazione delle comunità. Anche se questo significa sviluppo insostenibile.
Distretto 42 nasce in continuità con l’ex Colorificio. Stessi sono i volti, stesse le realtà raccolte in quel Municipio dei Beni Comuni che è stato capace di azioni collettive e di decisioni consensuali di fronte a situazioni oggettivamente difficili. La liberazione della Curtatone e Montanara di Pisa, questo il nome della caserma che fu, punta i riflettori sull’altro ruolo che sta giocando il privato: ultimo interlocutore della dismissione di beni pubblici e demaniali che, aldilà della loro effettiva utilità sociale, vengono svenduti per “fare cassa”, senza alcuna attenzione col contesto sociale e ambientale circostante.
Appartamenti di lusso, questa l’indicazione data dalle speranza speculative pisane. Una sorta di gentrification de’ Noantri, dove al posto di un parco urbano di ottomila metri quadrati, al posto di edifici che naturalmente sarebbero dedicati all’attività efficace e socialmente utile delle decine di realtà del Municipio dei Beni Comuni, verrebbe progettata l’ennesima colata di cemento magari un po’ fashion, perchè alla fine Pisa e la sua Torre, anche in momenti di crisi, fanno molta tendenza.
Esiste una stretta connessione tra giustizia sociale, sostenibilità e contrasto alle infiltrazioni mafiose. Le recenti cronache pisane parlano di chiusura di locali commerciali e di attenzione su alcune imprese edili perchè in odor di mafia. Per questo, ora come non mai, è importante consolidare un’esperienza come quella del Municipio, capace di attivare intelligenze e capacità dal basso, ridando respiro a una comunità troppe volte considerata semplice utente.
Col Distretto 42 l’esperienza dell’ex Colorificio liberato riparte. E lo fa mantenendo forte la stretta sulle richieste della J Colors nella fabbrica sgomberata, per impedire che alla chiusura definitiva dell’esperienza segua una nuova speculazione immobiliare. Quindi continuando la sua lotta per porre limiti certi all’invadenza della proprietà privata. Ma lo fa anche collegando la svendita dei beni pubblici ai privati con la necessità di cambiare rotta.
In un momento di crisi economica e sociale, davanti a mercati sempre più affamati, liberare spazi di libertà, resistenza e di proposta economica sostenibile diventa l’azione più etica che una comunità può fare”.
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Sulle vicende del Municipio dei beni comuni suggeriamo la lettura del Tag “Pisa“.
DA VEDERE
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DOMENICA 16: PRESENTAZIONE DEL DOSSIER “RICONVERSIONI URBANE”
L’invito del Municipio dei beni comuni di Pisa:
“Il dossier “Riconversioni Urbane” compone ampiamente la vicenda della Caserma Curtatone e Montanara, si tratta di un lavoro collettivo che ha visto la partecipazione di urbanisti, giuristi, giornalisti e di quella ampia fetta di associazionismo sensibile al dibattito esistente rigurdo il tema della riqualificazione quale argine politico efficace contro le tentazioni speculative. Un lavoro rivolto e dedicato alla città di Pisa, attraverso cui vorremmo lanciare un messaggio che riguarda prima di tutto il metodo dell’azione del Municipio dei Beni Comuni: studiare, indagare, ricostruire e raccontare.
Il dossier è strutturato principalmente in tre parti e la versione Pdf si può scaricare e leggere QUI.
Nella prima viene analizzato il caso dell’ex distretto militare “Curtatone e Montanara”, facendo riferimento alla sua storia e al cosiddetto Progetto Caserme, ormai di fatto naufragato. Sul progetto e sulle possibilità alternative di riconversione dell’area in base alle contingenze cittadine, si possono leggere i contributi dei circoli locali di Legambiente e Unione Inquilini, e il racconto dell’urbanista Piero Pierotti.
Nella seconda parte il focus si allarga al piano nazionale. Viene evidenziato, infatti, come il caso pisano rientri in un quadro assai più ampio. Viene approfondito il tema del federalismo demaniale dal punto di vista tecnico, con riferimento al Jobs Act, così come dal punto di vista giuridico con il contributo a firma di Alessandra Quarta. Segue poi la lettera di Paolo Maddalena indirizzata direttamente all’agenzia del Demanio con la quale si chiede – e si legittima tale richiesta – che la cittadinanza recuperi e usi i beni demaniali. Tanti sono gli spazi abbandonati, in particolare le ex caserme, patrimoni cittadini che potrebbero – anzi dovrebbero – essere recuperati a beneficio di tutti, come afferma l’urbanista Paolo Berdini nel suo contributo. Enzo Scandurra mette in luce, da parte sua, come sia necessario restituire alle città luoghi di aggregazione di fondamentale e strategica importanza nello sviluppo dell’urbe. Ma la dismissione delle aree militari, e la possibilità di un loro recupero a uso civile, tocca un altro tema fondamentale, ovvero quello del disarmo, così come esplicitato da Rocco Altieri del centro Ghandi, e da Francesca Pasquato di Assopace, associazioni pisane entrambe impegnate sui temi della pace.
Su questa strada numerose altre esperienze in Italia si sono già mosse o si stanno muovendo. È importante per questo rintracciarle, documentarle e metterle in rete, dalle esperienze di liberazione come nel caso di Bologna, Treviso e Trieste, che già sono attive sul territorio, fino alle esperienze che provano a strutturare percorsi partecipati, connettendo soggetti eterogenei, come accade a Roma con il Comitato per l’uso pubblico delle caserme di Tiburtina, il caso dell’ex Collegio “Costanzo Ciano” a Bagnoli (Napoli), oppure l’associazione Murati Vivi per Marola (La Spezia).
Nella terza parte viene infine illustrata una prima concreta proposta di riutilizzo dell’ex distretto attraverso le attività storiche del Progetto Rebeldia, e di tutte quelle attività sorte all’interno dell’ex Colorificio Liberato in seno al Municipio dei Beni Comuni. Una progettualità che troverà la sua concretezza attraverso un percorso partecipato in primis con il quartiere, e dunque con l’intera città, integrando le proposte che emergeranno nella nuova cornice“.
Domenica 16 febbraio alle ore 18, presso lo spazio ribattezzato “Distretto 42”, avrà luogo la presentazione del volume alla quale saranno presenti alcuni dei autori dei contributi che lo compongono.
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