di Saverio Tommasi*
La bambina nella foto si chiama Oumoh e ha quattro anni. La madre l’aveva portata via dalla Costa d’Avorio per sottrarla alla pratica dell’infibulazione, ma alcuni parenti le avevano bloccate a Tunisi. La madre l’aveva affidata a un’amica, “almeno lei si salverà”. Il barcone era affondato e la bambina, salva e in Italia, era però rimasta sola e senza un numero di telefono.
È stata un’altra bambina, Nassade, otto anni del Mali, giunta a Lampedusa venerdì scorso insieme alla madre e al fratellino di tre settimane, a riconoscerla. Si erano viste in Tunisia, per caso, e per caso si sono rincontrate. È spuntato un numero di telefono ed era quello della madre di Oumoh, così l’hanno digitato. La madre ha risposto. Dopo settimane in cui non sapeva niente della figlia, la madre è scoppiata a piangere al telefono.
La donna nella foto è l’ispettore Maria Volpe, che per tre giorni si era presa cura della bambina a Lampedusa.
Ora la bambina e la madre si ricongiungeranno. I razzisti sperano lo facciano rispedendo la bambina a Tunisi, le persone normali sperano che alla madre venga permesso di venire ad abbracciare la figlia in Italia.
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