Si chiama Comando Jungla, è un corpo speciale dei carabinieri cileni dal grilletto facilissimo, addestrato in Colombia. Opera nella Patagonia cilena, in particolare nelle zone dove la resistenza dei Mapuche è più intensa, con lo scopo di “pacificare” la regione che per lo Stato si chiama Araucania. Nei giorni scorsi, nel corso di una azione per sventare il furto di un camioncino, gli uomini del Jungla, dotati di un impressionante equipaggiamento, tipico delle truppe scelte antiterrorismo, hanno ucciso a sangue freddo Camilo Catrillanca, un ragazzo di 24 anni che stava lavorando con il suo trattore. Un altro ragazzo mapuche di 15 anni, che ha assistito all’assassinio, sarebbe stato torturato (lo dice la direttrice dell’Istituto nazionale dei diritti umani) per evitare che potesse contraddire l’ennesima montatura che le forze dell’ordine si apprestavano a raccontare alla stampa. La tensione nella comunità di Temucuicui resta altissima, mentre in tutto il Cile e nella vicina Argentina cresce la protesta contro il Plan Aracaunia, che ogni giorno di più sembra voler raccogliere lo spirito della conquista coloniale del “deserto” (con annesso sterminio delle popolazioni locali) in nome della “pacificazione”

Dell’Associazione Il Cerchio*
Nel pomeriggio del 14 novembre 2018 è stato ucciso, per mano del Comando Jungla dei carabinieri cileni, il giovane Camilo Catrillanca, nipote del lonko (capo politico e spirituale) Juan Segundo Catrillanca della comunità tradizionale di Temucuicui e figlio di Marcelo Catrillanca, storico attivista del popolo Mapuche.
Denunciando il tragico risultato dell’azione sconsiderata del Comando Jungla dentro il territorio della comunità, ricordiamo che questo reparto antiterrorismo dei carabinieri è stato creato dallo Stato cileno e formato in Colombia con il fine di reprimere le comunità Mapuche in lotta per i propri diritti di terra e autonomia.

Come associazione di osservatori umanitari, con quasi 10 anni di permamenza nelle comunità mapuche oggetto di questa repressione, siamo partecipi dello sdegno, della rabbia e della frustrazione che provano la famiglia, le comunità mapuche e le organizzazioni umanitarie locali. Denunciamo che si è trattato di un omicidio a sangue freddo per le modalità con cui è avvenuto il fatto e che stanno emergendo già a poche ore di distanza.

Il giovane mapuche è morto per le conseguenze di un proiettile entrato nella testa dalle spalle. La balistica smonta così immediatamente il racconto dei carabinieri che – cosa stranamente abituale – giustificano l’operazione come conseguenza di un furto d’auto. Fatto di per sé già abbastanza assurdo se si pensa che un delitto comune avrebbe visto il dispiego di mezzi corazzati militari, elicotteri e forze speciali con armi da guerra.
La realtà propende per indicare questa come l’ennesima azione deliberata contro una delle comunità mapuche più attive nel reclamare i propri diritti e sorgono dubbi che si tratti di omicidio mirato a colpire la famiglia di un leader storico come Catrillanca.

Camilo si trovava sul suo trattore, rientrando a casa da lavori nel territorio della comunità quando si è incrociato con il Comando Jungla risultando ucciso a sangue freddo. Esigiamo giustizia per questo omicidio, il cui sangue macchia direttamente le istituzioni e il governo cileno che finanziano e sostengono le azioni del Comando Jungla.

Camillo lascia la figlia di sei anni e la moglie in stato di gravidanza.
Questa morte si somma alle già troppe morti di comuneros mapuche per mano dello Stato cileno, come quelle di Alex Lemun, Matias Catrileo, Mendoza Collio per citarne alcune. E’ il risultato della chiusura dello Stato cileno al dialogo e al riconoscimento dei diritti del popolo mapuche ed è analogo a ciò che accade in luoghi del mondo come la Palestina.

Ci associamo al Centro de Investigación y Defensa Sur (CID Sur) nel chiedere immediatamente una indagine imparziale e che i responsabili siano tratti davanti alla giustizia a rispondere di questo omicidio.
* Il sito dell’Associazione Il Cerchio
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