Per ottenere una responsabilità consapevole da parte della popolazione, le autorità dovrebbero offrire coerenza. Non lo hanno fatto in passato e non lo fanno ora. Nella terza intervista al dottor Salmaso che pubblichiamo, l’epidemiologo che divide il suo tempo tra Italia ed Africa e ha accumulato una notevole esperienza di epidemie e pandemie, insiste nel far parlare le cifre. Il discusso confronto con i “normali” virus influenzali, messo di fatto al bando in tutta Italia, non va certo usato per abbassare le difese concrete dal contagio ma aiuta molto a capire i contesti e anche il ruolo dell’informazione. Perché sarebbe sbagliato ricordare che nell’influenza stagionale 2017-18 per “complicazioni influenzali” sono morte 18 mila persone, in prevalenza anziane? E perché non si discute di sanzioni anche per chi semina il panico? Forse bisognerebbe avere un po’ di fiducia in più nelle capacità di comprensione dei pericoli da parte delle persone comuni. Ogni cittadino cui viene chiesta responsabilità e comprensione nel rinunciare non solo alle sue abitudini ma anche a molti dei suoi diritti, oggi è probabilmente in grado di capire se ha ricevuto messaggi coerenti dalle autorità e dagli “esperti” in questi 40 giorni. E sa, o dovrebbe sapere, anche chi porta grandi responsabilità (politiche ma anche economiche) per aver smantellato negli ultimi trent’anni un sistema sanitario pubblico ai primi posti nel mondo per lo più al fine di favorire la speculazione privata

Preoccupati dall’escalation dell’ansia per quella che in Italia e in Europa viene ormai considerata la grande crisi sanitaria del nostro tempo, al suo rientro da una missione in Tanzanìa, abbiamo interpellato ancora una volta il dottor Leopoldo Salmaso, epidemiologo di grande e lunga esperienza. Nella prima e nella seconda intervista che ci aveva gentilmente rilasciato, Salmaso, che non sottovaluta affatto la contagiosità e la letalità del virus, ci aveva aiutato molto a inquadrarne i contesti della diffusione. Ora siamo tornati a rivolgergli alcune domande anche perché, nell’angoscia che attanaglia un intero paese, alcune delle sue considerazioni ci sembrano ancora particolarmente utili a non abbandonarci allo smarrimento e a mantenere vivo un pensiero critico che, per capire qualcosa che non ci viene detto altrove con la necessaria semplicità e chiarezza, ha necessariamente bisogno di molti e diversi punti di vista.
Buongiorno dottore, bentornato in Italia… So che è arrivato dall’Austria, visto che la Tanzanìa aveva chiuso i voli con l’Italia. Se avesse tardato qualche giorno non sarebbe più entrato neanche dall’Austria. Ormai siamo qualificati come appestati e io stessa non posso tornare in Italia perché la Gran Bretagna ha chiuso i voli. Sebbene abbiano anche loro il virus, ballano, si abbracciano, ti tossiscono in faccia, ma si sentono immuni, però hanno chiuso una scuola frequentata da italiani! Allora, cosa pensa della situazione che si è creata in Italia e dei numerosi decessi che si sono avuti in seguito alla Covid-19?
Ogni anno in Italia, i morti con la comune influenza stagionale sono 20 volte di più di quelli morti ad oggi con Covid19. Perché non intasiamo le rianimazioni ogni anno? Ecco i dati del Covid-19 in Italia, aggiornati alle ore 18:00 del 10/3/2020: 8514 casi con 631 deceduti (ISS-Epicentro). Faccio notare che questo campione è estremamente selezionato perché i test sono stati fatti in prevalenza su persone malate. La maggioranza degli esperti, fra cui Ilaria Capua, ritengono che i casi asintomatici siano da 10 a 100 volte superiori. Perciò il tasso di letalità non sarebbe del 7,4%, ma almeno dieci volte inferiore.
Può dirci qualcosa di più circa l’ultima influenza stagionale in Italia di cui si hanno i dati ufficiali?
Sì, sull’influenza stagionale 2017-18. Risulta che 8,7 milioni di persone si rivolsero telefonicamente al medico/pediatra di famiglia per una “sindrome simil-influenzale”. Meno di 1/4 furono visitate dal medico. Sono morte “con complicazioni influenzali” non meno di 18.000 persone, in prevalenza anziane. Di quelle 18.000, solo 173 (1 su 100) morirono in un reparto di rianimazione e in tutto furono 764 i “casi gravi da influenza confermata in soggetti ricoverati in terapia intensiva”. Cioè, le altre 17.000 persone sono morte a casa propria, o in casa di riposo, o in un qualche reparto ospedaliero, senza diagnosi confermata di influenza. Se i media due anni fa avessero scatenato il putiferio attuale, non meno di 75.000 malati con influenza avrebbero intasato le rianimazioni, al ritmo di 750 nuovi ingressi ogni giorno (finora in rianimazione ne abbiamo ricoverati 650 in tutto). Questi dati confermano che siamo ancora di fronte a una epidemia di panico e che gli untori per eccellenza sono i media.
Ci dicono che in Italia abbiamo il più alto tasso di letalità e questo ci sta portando ad essere considerati “gli untori” per antomasia in Europa, tanto che siamo ormai isolati e, come me, molti altri non possono rientrare.
I dati più affidabili vengono dalla Corea del Sud, che registra tassi di letalità attorno al 6 per mille (1/12 dei nostri). Questo si spiega perché la Corea ha fatto test a tappeto fin dall’inizio (già più di 200.000) e conferma quanto abbiamo detto sopra, cioè che le nostre statistiche usano un denominatore (persone infettate) assai ridotto e selezionato, il che ingigantisce falsamente il rapporto morti/infettati, cioè il tasso di letalità.
Tra i tanti messaggi che arrivano nei social, in particolare in Whatsapp, che è forse il più diffuso tra i mezzi di comunicazione veloce via smartphone, arrivano appelli di medici di rianimazione veramente preoccupanti, può dirci qualcosa in proposito?
Il nostro Sistema Sanitario pubblico collocava l’Italia ai primi posti nel mondo, con un invidiabile rapporto qualità/costi, ma a partire dal 1992 (legge-delega per la privatizzazione del SSN) è stato smantellato per favorire le speculazioni private, che non hanno alcun interesse a investire nei settori più costosi, come grandi chirurgie e rianimazioni. Mi permetta di dire che questo fatto non sarà mai ribadito e condannato abbastanza. Però le testimonianze e gli appelli accorati da parte di medici e infermieri dei reparti di terapia intensiva, ora sotto pressione per i malati gravi con Covid19, mentre sono condivisibili sul piano umano, sono fuorvianti per la comprensione di questa “epidemia”. Sarebbe come usare la testimonianza del marinaio di una scialuppa di salvataggio del Titanic per ricostruire la storia di quel naufragio… ma qui abbiamo solo qualche scialuppa: non c’è né il Titanic né l’iceberg. Non c’è epidemia, non c’è pandemia. E abbiamo due precedenti famigerati, proprio con due varianti di coronavirus che fecero tanto scalpore per poi rivelarsi veri e propri “fuochi di paglia”: la SARS del 2002 (8000 casi in tutto) e la MERS del 2012 (800 casi). Noti che la SARS ebbe una letalità del 9% e la MERS addirittura del 38%.
Stanno arrivando anche voci di vaccini “quasi” pronti da parte di Israele o degli USA che potrebbero salvare molte vite aggredite da questo virus, lei cosa ne pensa?
Tanto rumore per un vaccino? Nell’influenza comune del 2017-18 il ceppo prevalente era A/H1N1pdm09 (più noto come H1N1 o “suina”), ed era incluso nel vaccino antinfluenzale somministrato a circa la metà degli ultrasessantacinquenni italiani, non solo quell’anno, ma anche negli anni precedenti. Quel ceppo ebbe origine nel 2009 negli USA, come variante dell’influenza suina. Nel 2010 il nostro Ministero della Salute si impegnò a pagare 184 milioni di euro alla Novartis per 24 milioni di dosi di vaccino contro la “H1N1 suina”, ma anche quella annunciata “pandemia” in realtà fu una vera e propria bufala mediatica: di fatto furono vaccinati meno di un milione di italiani, e 9 milioni di dosi di quel vaccino rimasero nei frigoriferi delle ASL.
Parlare di Israele (Netanyahu promise il vaccino a una settimana dalle recentissime elezioni) o di USA (pure loro in campagna elettorale, coi cittadini che, se disoccupati e non coperti da assicurazione, devono pagare una somma notevole per farsi fare un tampone, e per giunta col più alto tasso di risultati falsi positivi nel mondo) data la situazione conosciuta, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
L’ultima domanda che le faccio, dottore, è cosa pensa delle misure per ridurre il contagio prese dal governo italiano.
Il grande Ennio Flajano diceva che in Italia “la situazione è grave ma non seria”. Per tutti i dati che abbiamo qui esaminato, dovremmo concludere che questa volta la situazione è “seria ma non grave”. Dico “seria” nel senso che le misure adottate riflettono l’ansia di dimostrarsi “seri e responsabili” ma mi domando: verso chi? Verso la UE? Verso la NATO? Perché non verso i cittadini italiani? Il primo requisito della serietà è la coerenza, e ogni cittadino lo sa se ha ricevuto messaggi coerenti dalle autorità e dagli “esperti” in questi 40 giorni.
Walter Ricciardi, imbarcato nel pieno della tempesta, ha fatto miracoli sia nel fronte interno che su quello internazionale. E quando infuria la tempesta, quando le vele sono già lacerate e la barca è piena d’acqua, puoi solo spalare acqua e stare zitto. In scienza e coscienza io credo di spalare acqua, di rattoppare almeno qualche vela, e di stare (quasi) zitto. Ho detto quasi zitto: solidale coi colleghi (anche sottopagati) che fanno turni stressanti negli ospedali devastati da trent’anni di filibustering neoliberista, ma anche urlante a squarciagola contro “colleghi” veri o sedicenti tali che, in anonimato, seminano il terrore parlando di “nipotini che uccidono i nonni”, o di “incoscienti che escono a fare una passeggiata”, o che spacciano il prodotto XY come panacea curativa (e soprattutto preventiva, così non scappa neanche un potenziale cliente fra i 60 milioni) contro la “peste del 2020” che avrebbe una “contagiosità pazzesca” e una mortalità (sarebbe troppo pretendere da loro il termine corretto letalità) “spaventosa”. O che dicono di aver ricevuto disposizioni scritte di “intubare solo i giovani e lasciar morire gli anziani” creando sensi di colpa in chi ascolta. Ripeto: chi sta in prima linea negli ospedali oggi è davvero sotto stress, va rispettato e sostenuto, e le misure ragionevoli per ridurre le probabilità di contagio vanno adottate, ma un grande quotidiano della mia regione, il Veneto, oggi riferisce che abbiamo 498 letti di terapia intensiva, di cui 67 occupati da pazienti con tampone positivo per Covid19 (v. foto allegata).
E torniamo alle autorità: minacciano 3 mesi di galera se una nonna si sposta in un’altra città per accudire i nipotini che sono rimasti senza scuola e senza babysitter (i genitori possono andare anche in capo al mondo, in un’azienda con migliaia di dipendenti, se quello è il loro posto di lavoro e il contagio passa in secondo piano). Lei ha visto anche solo la minaccia di una sanzione qualunque contro chi semina panico, a cominciare dai media mainstream?
Quindi lei accusa le autorità di poca coerenza se capisco bene?
Certo, manca coerenza! Per ottenere responsabilità consapevole bisogna offrire coerenza. Io, credo coerentemente, da 40 giorni sto spiegando che, se confrontata con le vere pandemie, l’attuale “tempesta” assomiglia piuttosto a quella che un certo Truman Burbank deve affrontare nel film “The Truman Show”. E vorrei tanto sbagliarmi, ma ci vedo una non trascurabile differenza: le nostre autorità non sono Christof, non stanno nella cabina di regia ma nella barca, con Truman, me, lei, e 60 milioni di sciagurati concittadini. Se può consolare, al posto di Christof non ci vedo né i politici di Bruxelles né Trump. Nella cabina di regia io, già a metà gennaio, ho visto CNN, NYT, Guardian, e tutto il codazzo mainstream.
La ringrazio del tempo che ci ha dedicato e vado a fare un giro per Londra dove, fino a ieri, sono riuscita a contare solo 11 mascherine e tutte su visi orientali, ma tante persone raffreddate, serenamente starnutenti e tossicchianti sui mezzi pubblici e per la strada alla faccia delle precauzioni che hanno portato le loro autorità a isolare l’Italia.
Londra, 11 marzo 2020
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Ho inviato questo articolo ad un docente universitario con competenze matematiche e mi ha risposto questo:
“… queste simulazioni sono fatte sulla base dei decessi, non degli infetti. Sono d’accordo che il numero di infetti è fortemente sottostimato, ma ciò non toglie che questa sia la catastrofe sanitaria più grande degli ultimi 100 anni.
Se è simile a un’influenza perché muoiono 200 persone in un giorno, praticamente tutte in lombardia? Ti sembra un numero verosimile per un’influenza? Un articolo di huffington post due giorni fa riportava 20 morti in un paese lombardo su 4.600 abitanti. Sai cosa vuol dire se la cosa la applichi all’intera popolazione italiana? Oltre 200.000 morti in 2 settimane; secondo alcune stime, senza fare nulla… i morti sarebbero arrivati a un milione.”.
Codesto Collega ha competenze matematiche, OK, ma io ho competenze ed esperienza quarantennale sia cliniche che epidemiologiche.
Sono a sua disposizione per un confronto serio, non per profezie numerologiche
Con tutto il rispetto, il professore di matematica non ha idea di quali siano le vere dimensioni di un’epidemia.
Perfino in Cina hanno avuto due soli “focolai epidemici”
Potresti chiarire cosa intendi?
(perdonami se preferisco dare del tu su internet)
Rivolgendomi all’articolo, da scettico riguardo a queste misure draconiane, questo mi aiuta un po’ a vederci chiaro: se ho ben capito, ci sono tutti questi accessi alle t.intensive solo perché si vuole proprio curarli – mentre se fossero influenze stagionali, si lascerebbero morire senza tentare la via intensiva, giusto?
Non ho dati in mano per verificare, ma se l’influenza ’17-’18 ha ucciso ipoteticamente 18000 persone parliamo di… 1500 al giorno? (calcolato su 12 mesi, ma magari l’intervallo di tempo è più stretto). Pensi che nel nostro caso attuale staremmo sugli stessi livelli? (se ci fossero zero differenze di trattamento, quindi niente isterismo mediatico, niente corsa a ventilare e intubare)
Casomai si parla di 1500 persone al mese, cioè circa 50 al giorno
Alla faccia dell’erroraccio di calcolo da parte mia! Imperdonabile proprio. Grazie per la correzione.
Visto che l’articolo cita W.Ricciardi, questo ritiene che il divieto ai movimenti sia una misura necessaria (Articolo su scienzainrete del 10.03).
Pensieri su questo?
Ricciardi si è lasciato intrappolare dal “politically correct”.
Da clinico delle malattie infettive, epidemiologo, e studioso dei rapporti economici nord-sud del mondo, lo smentisco categoricamente
Credo che all’analisi manchi un dato essenziale: la “solita” influenza necessita di ossigenazione mentre per la polmonite interstiziale del COVID-19 occorre ventilare il malato e quindi occorrono posti in terapia intensiva e non “semplici posti ossigeno”.
Magari…
Invece si è esagerato con le intubazioni invece che attuare terapia anticoagulante.
La maggior parte dei pazienti morti in rianimazione CON Covid-19 è morta per errori terapeutici.