Chi, in Italia e in Europa, vuole moltiplicare la produzione e l’acquisto di armi non solo continua a nascondere il rapporto che c’è sempre tra mezzi e fini, ma ignora o fa finta di non sapere che sono centinaia le situazioni di successo nella storia, nel pianeta intero, di lotte disarmate e nonviolente, a fronte di un grandissimo insuccesso delle avventure armate e militari

Dopo la vittoria di Trump si stanno manifestando, in maniera tanto virulenta e radicalizzata quanto confusa e disorientata, posizioni che si intrecciano trasversalmente, rispetto alla guerra in Ucraina (e ai conflitti armati in generale), nei diversi schieramenti politici. Tuttavia sia chi ha sostenuto che era impossibile una vittoria ucraina sui russi e bisognava essere prudenti, se non proprio negare, aiuti militari a Kiev (Lega, M5s) sia coloro i quali (quasi tutte le altre forze politiche) hanno puntato a un sostegno militare del governo di Zelensky, “fino alla vittoria”, poggiano
su un preciso e condiviso assunto ideologico: è la forza militare dei paesi, la sua capacità di scatenarsi in guerra, che determina il predominio di qualsivoglia scelta politica. “Quante divisioni ha il papa?”, chiese Stalin, a Yalta; oggi i governanti europei si stanno affrettando, ognuno per sé, a darci i loro sconsiderati numeri.
Aung San Suu Kyi diceva:
“Se si vuole la democrazia, bisogna incarnarne i principi; bisogna essere coerenti in politica. Se si vuole cambiare un sistema in cui la forza è lecita, allora devi dimostrare che il lecito è forza. Non si può utilizzare la forza per affermare ciò che si ritiene lecito e poi insistere che il lecito è la forza. Non si inganna la gente in questa maniera”.
La leader birmana ribadiva, durante la lotta ai feroci e ottusi generali golpisti, quel rapporto strettissimo tra mezzi e fine su cui Gandhi aveva costruito la sua azione politica e la scelta della nonviolenza. I soggetti, quelli sinceramente democratici, in Italia, e in Europa, che si stanno dissennatamente schierando per uno spaventoso e pericolosissimo riarmo, funzionale a regolare con la guerra ogni conflittuale rapporto internazionale, non possono avere smarrito completamente la terribile lezione di ottant’anni di dopoguerra e gettare nel cestino il lascito fondamentale della nostra Costituzione, i valori sui quali è nata l’Europa unita e i pilastri sui quali è stata costruita l’Onu che nel suo Preambolo indicava chiaramente come “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”. Il “fondamento”.
Sembra impossibile che le forze democratiche continentali non abbiano appreso la lezione che in tutte – tutte! – le guerre dal ‘45 ad oggi, “difensive” od “offensive” che si definissero, proprio quei valori, quella dignità umana e quei diritti sono andati in fiamme allo sparo del primo colpo, poi in cenere, nella risposta del secondo. Non è possibile che non abbiano guardato come, proprio nel centro del nostro continente, sono caduti regimi tirannici, oppressivi, fondati sulla violenza, la brutalità e la
repressione militare, senza che sia stato quasi sparato un colpo. Non è possibile che non abbiano tenuto conto delle centinaia situazioni di successo, nel pianeta intero, di lotte disarmate e nonviolente, a fronte di un grandissimo insuccesso delle avventure armate e militari, come illustrato con scientifico rigore nell’importante lavoro di Erica Chenoweth. Sembra incredibile che non abbiano ancora scelto, con decisione e determinazione, la strada della lotta nonviolenta, della noncollaborazione, delle mille forme di resistenza attiva e disarmata, per opporsi a tirannie e ingiustizie, e come – proprio percorrendo queste strade – si possono aprire spazi di mediazione e di dialogo anche nei conflitti più virulenti, lasciando sempre “una via d’uscita dignitosa all’avversario” come raccomandava Aldo Capitini.
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Il gruppo dei “lasciateci in pace” è intriso di un chiaro opportunismo politico, quello de “la pace con la guerra”, come ha ribadito ancora Von der Leyen, completamente appiattito su un impianto ideologico – una credenza magica – quello della presunta garanzia data dal predominio guerresco e militare, confutato centinaia di volte nella storia, strabordante orrori e fallimenti, sul quale peraltro si è fondato da sempre il grande male del XX secolo, il nazionalismo, che nella sua versione migliore ha prodotto disuguaglianze, razzismi e sciovinismi, e in quella peggiore ha portato a una delle più grandi tragedie dell’umanità, la tirannide nazifascista che ha
trascinato il pianeta nel gorgo della seconda guerra mondiale.
Può generare solo grande confusione manifestare per l’Europa unita senza un chiaro e inequivocabile “no alla guerra”, “no al riarmo”, trovandosi al fianco, al contrario, tanti soggetti, sociali e politici, a partire dai maître à penser, in coro quasi unanime sulla gran parte dei media del paese, che inneggiano ad essi. Sarebbe una grande ipocrisia, proprio oggi, quando da Bruxelles si chiede – si vorrà imporre – ad ogni paese, di percorrere singolarmente questa scellerata via, accostando ancora più benzina ai focolai sovranisti e nazionalisti sempre più forti e diffusi in ampie parti del continente. Chissà se quanti siedono nelle aule di Strasburgo, o nella Commissione Europea, o davvero si sentono “cittadini europei” avranno letto anche solo qualche riga del Manifesto di Ventotene, la prima pietra su cui è stata costruita l’Unione? Di certo non ne hanno compreso l’essenza, lo spirito profondo, se oggi prendono la strada che si sta prefigurando. Gli antifascisti Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrivevano – profetici, purtroppo – nel primo dei paragrafi dei “Compiti del dopo guerra”:
“Le forze reazionarie hanno uomini e quadri abili ed educati al comando, che si batteranno accanitamente per conservare la loro supremazia. Nel grave momento sapranno presentarsi ben camuffati, si proclameranno amanti della libertà, della pace, del benessere generale, delle classi più povere. Già nel passato abbiamo visto come si siano insinuate dietro i movimenti popolari, e li abbiano paralizzati, deviati, convertiti nel preciso contrario. Senza dubbio saranno la forza più pericolosa con cui si dovranno fare i conti. Il punto sul quale esse cercheranno di far leva sarà la restaurazione dello stato nazionale. Potranno così far presa sul sentimento popolare più diffuso, più offeso dai recenti movimenti, più facilmente adoperabile a scopi reazionari: il sentimento patriottico. In tal modo possono anche sperare di più facilmente confondere le idee degli avversari, dato che per le masse popolari l’unica esperienza politica finora acquisita è quella svolgentesi entro l’ambito nazionale, ed è perciò abbastanza facile convogliare sia esse che i loro capi più miopi sul terreno
della ricostruzione degli stati abbattuti dalla bufera. Se questo scopo venisse raggiunto, la reazione avrebbe vinto. Potrebbero pure questi stati essere in apparenza largamente democratici e socialisti; il ritorno del potere nelle mani dei reazionari sarebbe solo questione di tempo. Risorgerebbero le gelosie nazionali, e ciascuno stato di nuovo riporrebbe la soddisfazione delle proprie esigenze solo nella forza delle armi. Compito precipuo tornerebbe ad essere a più o meno breve scadenza quello di convertire i popoli in eserciti. I generali tornerebbero a comandare, i monopolisti a profittare delle autarchie, i corpi burocratici a gonfiarsi, i
preti a tener docili le masse. Tutte le conquiste del primo momento si raggrinzirebbero in un nulla, di fronte alla necessità di prepararsi nuovamente alla guerra”.
Oggi, quei padri fondatori, non la riconoscerebbero, questa Europa allo sbando.
“Pace senza Pace”
A scuola ci hanno insegnato la famosa Pace di Nikia. Almeno lo spero. Tucidide lo descrive nel quinto libro della sua Storia. Segna la fine del primo periodo della guerra del Peloponneso, la cosiddetta guerra Archidamica. I due generali guerrieri, l’ateniese Cleone e lo spartano Brasida, sono stati uccisi nella battaglia di Anfipoli. Ad Atene, Nicia si è affermato come un leader oligarchico, ricco, proprietario di miniere d’argento a Lavrio e per niente bellicoso. Come dice Plutarco, il coraggio in battaglia non era una delle qualità che lo caratterizzavano. Oratore mediocre e meno demagogo di Cleone e Alcibiade, rafforzò la sua popolarità con sponsorizzazioni e donazioni. Atene ha perso Anfipoli, essenziale per la fornitura di legname alla flotta. Sparta ha perso il meglio della sua gioventù, catturata da Cleone a Sfacteria. Non sono pochi gli Spartani che hanno iniziato la guerra senza volerlo. Siamo nel decimo anno di ostilità, quando l’ateniese Nicia e il re spartano Pleistoanaktas concludono un trattato di pace. Tra le altre cose, Sparta darà ad Atene Anfipoli e Atene libererà i suoi giovani prigionieri. Il trattato è ambizioso. Prevede cinquant’anni di pace. Come è noto, egli durò solo sei anni, quando Atene lanciò la campagna di Sicilia, che si rivelò suicida. In realtà non è mai entrato in vigore. Nel Peloponneso, in tutti questi anni di pace, le città hanno combattuto tra loro. In questi anni si svolgono anche le vicende di Milos. Gli Ateniesi la distruggono perché non accettano la sua neutralità nella guerra che, presumibilmente, è terminata.
Ogni correlazione con il mondo odierno non è casuale. Elon Musk ci ha annunciato che legge i classici greci. Non so cosa capisca. La pace conclusa dalle due grandi potenze dell’ellenismo non può che essere temporanea e precaria, poiché nessuna delle divergenze che le hanno portate al conflitto è stata risolta. Anche se so che le analogie storiche hanno sempre un valore relativo, non si può fare a meno di pensare agli sforzi di pace in Ucraina. Gli Stati Uniti stanno cercando un cessate il fuoco senza proporre una soluzione al problema che ha causato la guerra: l’invasione e l’occupazione di un quinto del territorio ucraino da parte della Russia. Trump ha trattato Zelensky come se fosse un suo dipendente. Gli disse che lo stava pagando. Non ha nemmeno tenuto conto del fatto che Zelensky sta, se non altro, lottando per l’esistenza del suo Paese. E dopo alcuni anni arrivarono i Macedoni e conquistarono le città. Chi sarà il dominatore del mondo? Chi sono i macedoni di oggi?
articolo da un’opinionista greco.
Grazie caro Mimmo, come sempre chiarissimo.
🌿
Ucraina e Gaza un lungo abbraccio di sangue da Est a Sud Est. Questa poesia l’ho accesa come una candela, per tutti i figli di un Dio minore terremotati dalla guerra, privati della pace, allontanati dalla misecordia.
🌱
Due popoli separati
dal cieco bisturi della politica.
Lungo chilometri di assedio
improbabili fughe
senza zaini di coscienza.
Parole consumate, abbandonate
come scarpe in battaglia.
[Gesù si è arreso a Kiev, a Mosca, a Gaza, a Tel Aviv, a Bruxelles, a Washington ]
Arrendetevi pure voi europei indifferenti e manichei.
Arrendetevi tutti!…
Prima che le lacrime
esauriscano la speranza,
prima che la redenzione
diventi utopia.
IL RIARMO CAMBIA LA STORIA DEL MONDO…BISOGNA FERMARLI! ….AGLI UNICI CHE HANNO GIA’ FATTO PACE E VINTO “LA GUERRA”: I DISERTORI UCRAINI E RUSSI
A URSULA VON DER LEYEN e a PUTIN ZELENSKY BIDEN TRUMP MELONI ecc. e a tutti i “ guerristi” italiani europei e mondiali dedichiamo queste parole scritte su un “monumento” ( 2009) a COLONIA (un segno della storia!) :
“…Una iscrizione lo definisce “omaggio ai soldati che si sono rifiutati di sparare ai soldati, che si sono rifiutati di sparare al popolo, che si sono rifiutati di dare informazioni contro il popolo, che si sono rifiutati di brutalizzare il popolo, che si sono rifiutati di discriminare il popolo, che si sono rifiutati di ridicolizzare il popolo, che hanno dimostrato coraggio civile, mentre la maggioranza taceva e si accodava”. – Riportato in “DOV’E’ IL VERO CORAGGIO OGGI”- Il Fattoquotidiano- 10 Marzo- articolo di Tomaso Montanari
DISERTARE-
Disertare le vostre guerre
Disertare le vostre fabbriche di armi
Disertare i vostri eserciti
Disertare i vostri “ideali” “immorali”
I vostri deliri criminali
Che hanno prostituito la storia
E infangato la memoria
Nascondendo il mare di “sangue”innocente
Versato per il VOSTRO NIENTE…
Gaetano Stella- 10-2-25
Gli 800 MILIARDI per il “ri-armo”sottraggono fondi a istruzione cultura lavoro diritti sanità…e alla “CONVERSIONE ECOLOGICA”. Mentre TRUMP esce dall’accordo di Parigi e da’ carta bianca a TRIVELLAZIONI PETROLIERI ecc. e viviamo L’ANNO PIU’ CALDO DI SEMPRE e abbiamo superato l’1,5 che lì a Parigi si “paventava”… Intanto nelle sale c’è “COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI” film documentario che racconta le azioni di “ULTIMA GENERAZIONE”….infamata picchiata criminalizzata incarcerata…i militanti raccontano a che punto è LA GUERRA ALLA TERRA…
Gaetano Stella – Lago di Chiusi-10-3-25
-passaparola!-blog.gaetanostella.it
Veramente, Giuseppe Conte dice che il riarmo è follia.