Quella che sta vivendo l’esercito degli Stati Uniti è la peggior crisi di reclutamento dai tempi del Vietnam, vale a dire da quando il servizio militare non è più obbligatorio. L’allarme è assai serio, i numeri indicano che la difesa della patria che ha segnato l’immaginario di generazioni di aspiranti eroi, malgrado le forze armate di terra offrano bonus fino a 50mila dollari per entrare nei ranghi, ha perso gran parte del suo appeal. Solo il 23% dei giovani cittadini Usa tra i 17 e i 24 anni, peraltro, ha i requisiti per arruolarsi. Gli altri sono obesi, hanno precedenti penali oppure problemi psichici e fisici. Così, il declino del dominio incontrastato sul mondo da parte di Washington è segnato, come accade per tutti gli imperi sul viale del tramonto, anche dallo sgretolamento delle fondamenta interne. Il futuro del destino bellico a stelle e strisce è già molto meno romantico di un tempo, affidato com’è al business delle compagnie private, vale a dire alla professionalità e agli incentivi delle loro milizie a pagamento. Soldati non certo pronti a lasciarci le penne per difendere una bandiera ma molto più liberi da fastidiose regole d’ingaggio e responsabilità politiche e morali

Nel riaffermare l’idea che gli imperi collassano dall’interno, quando le loro contraddizioni ne provocano il declino oppure facilitano la conquista da parte dei nemici, oggi possiamo vedere come le forze armate degli Stati Uniti stiano avendo enormi difficoltà nel reclutare personale.
I media statunitensi dicono che l’esercito sta affrontando “la peggiore crisi di reclutamento dalla fine della guerra del Vietnam”, cioè – secondo il Rapporto del portale Politico di luglio – da quando il servizio militare non è più obbligatorio.
A soli due mesi dalla fine dell’anno fiscale, l’esercito aveva raggiunto appena il 66% del suo obiettivo di reclutamento. Il generale Joseph Martin ha detto alla commissione per gli affari militari della Camera che, a causa delle difficoltà nel trovare reclute, l’esercito potrebbe perdere più di 20mila effettivi, passando da 466mila a soli 445mila soldati.
Questo, segnala il Tom Dispatch, malgrado le forze armate di terra offrano bonus di arruolamento fino a 50mila dollari ai candidati che decidano di entrare nei ranghi. Anche le altre forze offrono bonus, ma tutte affrontano lo stesso problema nel reclutare combattenti, con l’aviazione che trova ancora maggiori difficoltà che l’esercito.
Le ragioni vanno ricercate in una società disgregata, nel logoramento delle istituzioni e in una nazione che non intende seguire altra rotta che non sia quella di continuare a dominare il mondo.
Va detto, come riferisce NBC News, che solo il 23% dei cittadini degli Usa di età compresa tra i 17 e i 24 anni potrebbe essere ammesso nell’esercito, percentuale in calo rispetto al 29% degli anni precedenti. Il resto, più di tre quarti dei giovani degli Usa, viene automaticamente escluso per obesità, precedenti penali, uso di droghe e vari problemi fisici o mentali.
Negli Stati Uniti c’è una vera e propria epidemia di obesità, che è esplosa negli ultimi anni e cresce cinque volte più velocemente di prima tra i bambini. Si calcola che uccida 300mila persone ogni anno.
Il tasso di suicidi è il più alto tra i paesi ricchi (14 morti ogni 100mila abitanti), doppio di quello del Regno Unito. Si pensa sia in gran parte dovuto a patologie della salute mentale, a cominciare da quelle che vengono chiamate “morti per disperazione“, che includono anche morti per overdose di droga, come rivelano i rapporti sanitari internazionali. Gli Stati Uniti hanno l’aspettativa di vita più bassa tra i 38 paesi dell’OCSE.
In effetti, un rapporto del Commonwealth Fund riporta che “gli statunitensi vivono vite più brevi e meno sane perché il sistema sanitario non funziona bene come potrebbe. Tuttavia, gli Usa spendono per la salute più di qualsiasi altro paese dell’OCSE (il 17% del PIL, nel 2018), ma il denaro viene sperperato in assicurazioni private, mentre l’assistenza pubblica è carente.
La salute mentale è un altro grosso problema, che prima dei 25 anni colpisce una donna su cinque e un uomo ogni 10. Si tratta di condizioni tipiche delle disuguaglianze basate sulla ricchezza e sul colore della pelle, in un paese dove la concentrazione del reddito non smette di crescere e la popolazione afro-discendente è severamente punita dalla repressione e dalla mancanza di prospettive.
C’è però un ulteriore problema, interno alle forze armate. Della popolazione giudicata idonea a diventare un combattente, solo il 9% ha una propensione ad arruolarsi, a causa del timore dei rischi di lesioni fisiche, morte, possibilità di stress post-traumatico e altri disturbi psicologici. Inoltre, il 34% dei giovani ha risposto a un sondaggio dicendosi sicuro che non gli piace lo stile di vita militare; il 28% ha indicato la possibilità di molestie o aggressioni sessuali, come specifica ancora Politico.
Si potrebbero aggiungere molti altri dati che testimoniano la decadenza dell’impero, e ora anche la difficoltà di sostenere le sue forze armate. Questo, naturalmente, non significa che gli Usa si arrenderanno, tutt’altro. Indica invece che verranno creati sempre più eserciti privati, come la famosa Blackwater, ora ribattezzata Academi, una compagnia privata di mercenari.
I cosiddetti “eserciti privati” sono in realtà organizzazioni paramilitari che vanno oltre gli eserciti statali, ma i governi non pagano i costi politici dell’invio dei loro soldati. La britannica G4S Secure Solutions, ad esempio, interviene in 125 paesi, ha 620mila dipendenti, recluta criminali seriali e, tra gli altri crimini, si è distinta per l’assassinio di personalità rilevanti.
Tutti i dati presi in esame puntano dunque nella stessa direzione: il capitalismo della morte che ci opprime si trova nella fase in cui ha bisogno di un genocidio a causa della disperazione causata dai cambiamenti sistemici in corso.
Spetta ai movimenti, adesso, decidere cosa fare, perché ormai dovrebbe essere chiaro che non ci sono istituzioni affidabili quando il mondo che abbiamo conosciuto sta venendo giù. Quando quelli che stanno in alto pensano solo a sé stessi, è il nostro “noi” che deve organizzarsi per sopravvivere.
Fonte: La crisis interior del imperio da la Jornada
Traduzione a cura di Caminar Domandando
non vedo il motivo di preoccupazione in tal senso; la salute fisica e psichica della popolazione di qualsiasi paese deve avere priorità oltre ogni altro motivo d’interesse e, ben venga assistenza nazionale efficace e puntuale che, non deve essere seconda a qualsiasi altra ragione bellica .