Edgar Morin è uno dei più importanti e originali tra i filosofi e sociologi francesi viventi, noto per l’approccio transdisciplinare con il quale ha trattato un’ampia gamma di temi (tra i suoi saggi più recenti, La via. Per l’avvenire dell’umanità. Raffaello Cortina Editore, Milano 2012) e per gli studi sulla teoria della complessità (analizzati a cominciare da Introduzione al pensiero complesso, Sperling & Kupfer, Milano 1993).
Noam Chomsky (foto), invece, è il più grande linguista statunitense, ma anche uno dei pensatori più influenti da oltre quarant’anni a livello mondiale. In Italia, soltanto nel 2014, sono stati pubblicati “Linguaggi e politica” (Di Renzo Editore) e “I padroni dell’umanità. Saggi politici 1970-2013, (Ponte alle Grazie).
Ecco come Morin presenta su facebook una straordinaria videointervista a Chomsky: “Qual è il vero significato di “istruzione”? Noam Chomsky è un linguista, filosofo e attivista. I suoi lavori hanno collegato la teoria linguistica e le scienze cognitive e da molti anni è un critico intellettuale delle forme tradizionali di educazione, e dell’uso della formazione a fini commerciali. In questa conferenza, Chomsky ci invita a riflettere sui veri obiettivi dell’istruzione, aldilà di apprendere per superare un test o per ottenere una laurea. Vi invitiamo a visionare il video”.
Intervista presentata al Learning Without Frontiers Conference, il 25 gennaio 2012 a Londra: venti minuti – in lingua inglese con sottotitoli in spagnolo – davvero intensi.
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Il punto fondamentale, il cuore della questione, è il rapporto tra scuola e lavoro, destinati a incontrarsi dopo un percorso fatto in piena autonomia. Il ragazzo che apprende da subito le tecniche di un lavoro, non necessariamente di basso livello, è un ragazzo deprivato di tutte le possibili scelte future. La scuola al servizio del mondo lavorativo, cioè del sistema di produzione esistente, è quanto di più reazionario si possa immaginare, perché tenderebbe a ostacolare qualsiasi cambiamento sociale per il timore di effetti collaterali dannosi per l’individuo, impreparato ad affrontare la sia pur minima novità. In altri termini l’istruzione scolastica separata dalla formazione non ha senso, non è scuola ma tirocinio di fabbrica, è una forma di allevamento di sudditi. La scuola è il presidio sociale che permette il passaggio dalla sfera individuale a quella sociale, dalla libertà tutelata a quella da mantenere e conquistare nel confronto con gli altri. Qui si parla della scuola per le generazioni giovani. Le altre forme di apprendimento adulto sono altro. Ma senza la prima possono rivelarsi mezzi di coercizione.