L’esperienza insegna: quando dalle montagne del sud-est messicano viene lanciato un allarme che, da questa parte dell’oceano, potrebbe sembrare un vero e proprio fulmine a ciel sereno, bisogna prenderlo in seria considerazione. È accaduto diverse volte, da quel lontano 1994 del secolo scorso. La più significativa, forse anche per la sua dimensione planetaria, è stata nel 2015 con l’annuncio della tormenta, quando ci dissero che a loro pareva che qualcosa di terribile, di ancor più distruttivo di quel che stavamo vivendo, stesse arrivando. Ce lo abbiamo ancora sotto gli occhi, quel qualcosa. E la pandemia “sanitaria” ne è solo uno dei volti al momento più visibili. Se oggi l’EZLN parla di un nuovo assottigliamento del tenue limite tra una guerra “a bassa intensità” in corso da decenni e mai cessata e una “guerra civile” – proprio mentre l’inimmaginabile avventura del viaggio in Europa, con l’arrivo in Austria della nutrita delegazione aerea, assume una nuova portata – non lo fa certamente a cuor leggero. Le parole del comunicato del Subcomandante Galeano sono durissime e, per una volta, certo a malincuore, non lasciano alcuno spazio alle metafore e al piacere letterario. L’incontro tra le ribellioni che in Chiapas e qui è stato sognato e costruito, con infinite pazienza, gioia e tenacia, non potrà non esserne segnato. Qui sotto trovate un nostro breve resosconto degli ultimi episodi che motivano quel drammatico annuncio e un articolo dell’Assemblea italiana di coordinamento del viaggio zapatista che comincia proprio con l’atteso, rimandato (e ostacolato per mesi) atterraggio della Forza aérea di 170 zapatistə a Vienna e si conclude con la preoccupazione per le notizie che arrivano in questi ultimi giorni dal Chiapas. Il 24 settembre protesta di fronte alle ambasciate e ai consolati del Messico
I colpi di arma fuoco contro le comunità di Aldama, ai limiti della regione degli Altos del Chiapas, si erano intensificati già dal mese di agosto. La notte del 15 settembre scorso, mentre rientrava con la famiglia al villaggio della sua comunità Xuxch’en a bordo di un furgoncino, Domingo aveva aspettato che cessasse il fuoco dell’intenso attacco del gruppo paramilitare che agisce impunemente a Santa Martha, Chenalhó, e si era fermato al ponte Tabac Aldama. Uno sparo ha colpito la camionetta, che ha sbandato bruscamente per poi finire nel fiume, che era molto cresciuto nei giorni scorsi, e l’ha portata via con sé. C’è stato bisogno che gli spari cessassero e che tornasse la luce del giorno, diverse ore più tardi, per ritrovare il corpo di Domingo, su una sponda del fiume, con il foro di un proiettile di grosso calibro nel volto.
Il Chiapas è “sull’orlo di una guerra civile” ha scritto in un comunicato reso noto domenica 19 settembre l’Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN). La firma è del subcomandante Galeano, ed è diretto al popolo del Messico e a quelli del mondo, alla Sexta Nacional e Internacional, e all’Europa de abajo y a la izquierda.
Gli zapatisti affermano che “il desgobierno de Rutilio Escandón (governatore dello Stato chiapaneco ed esponente del partito Morena, fondato dal presidente Andrés López Obrador, ndr) sta facendo tutto il possibile” per destabilizzare lo Stato. “Reprime l@s normalistas rurales” e “sabota gli accordi presi tra il magisterio democratico e il governo federale di Città del Messico, costringendo gli insegnanti a una mobilitazione radicale perché si compiano quegli accordi.
Le alleanze di Rutilio Escandón con il narcotraffico, continua l’Ezln, fanno sì che le comunità dei popoli originari si vedano costrette a formare gruppi di auto-difesa, visto che il governo non fa assolutamente nulla per proteggere la vita, la libertà e i beni della comunità. Purtroppo, però, non ci sono solo i narcotrafficanti tra le amicizie del governo del Chiapas, perché – spiega il comunicato dell’Ezln – il potere locale sostiene, promuove e finanzia anche i gruppi paramilitari, come quelli che attaccano di continuo le comunità ad Aldama e a Santa Martha.
Gli zapatisti accusano poi il governo statale di aver cercato di sabotare con ogni mezzo la partenza della delegazione La Extemporánea, che lo scorso 13 settembre è partita per l’Europa fino al punto di arrivare a “ordinare il sequestro” di Sebastián Núñez Pérez e José Antonio Sánchez Juárez, componenti della Junta de Buen Gobierno de Patria Nueva, effettuato da membri della Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo (Orcao), “organizzazione paramilitare al servizio” delle autorità chiapaneche, poi liberati dopo 8 giorni di detenzione.
L’EZLN ha cercato con infinita pazienza di attivare ogni soluzione possibile del caso che tutelasse la vita dei sequestrati, ma non può non prendere atto che “mentre il governo ne ostacolava e perfino sabotava la liberazione”, sono state le organizzazioni che difendono i diritti umani e i parroci della chiesa di San Cristóbal de las Casas e di Oxchuca a intervenire con saggezza e giustizia per evitare una tragedia. Gli zapatisti annunciano che prenderanno le misure opportune perché si applichi la giustizia verso i criminali della Orcao e i funzionari che fanno loro da padrini ma che se ci sarà un’altra occasione “non risponderanno con comunicati. Non ci saranno parole ma fatti”.
Il delitto di sequestro di persona, aggiungono, è punito dalle leggi del malgoverno del Chiapas e dalle leggi zapatiste e l’Ezln si è comportato di conseguenza. La Orcao, spiega il comunicato, è un’organizzazione paramilitare, indossa uniformi ed ha armi ed equipaggiamenti ottenuti con il denaro che riceve dai “programmi sociali”. Una parte del denaro viene intascata da loro e un’altra parte arriva ai funzionari perché facciano la propaganda di ciò che si sta facendo con l’assistenzialismo corrotto.
Tra le altre cose, ci sono gli attacchi armati quotidiani contro la comunità zapatista di Moisés y Gandhi, ma anche una politica di vaccinazioni anti-Covid volutamente lenta e disordinata tra la popolazione rurale che fa salire il numero delle vittime e provoca malcontento. Non tarderà a far esplodere la situazione già molto tesa per i giochi di potere tra i partiti vecchi e quelli che hanno assunto nuovi nomi per fare le solite politiche di sempre.
Infine l’EZLN lancia un appello “a la Europa de abajo y a la izquierda y a la Sexta Nacional e Internacional perché il 24 di settembre si manifesti di fronte alle ambasciate e ai consolati del Messico perché cessino le provazioni e si abbandoni il culto della morte che si professa”.
La Fuerza aérea zapatista è planata nel cuore della vecchia Europa, cioè della nuova tierra insumisa
di Lapaz Italia
A chi si è dedicata a quest’impresa, a chi ne ha curato la risposta collettiva, a chi ci si è arrovellato da ottobre, a chi ha risposto alle chiamate, a chi ha organizzato formazioni e spunti di confronto, a chi ha realizzato tutte le opere e le buonissime cene a sostegno di questo viaggio, a chi non si è perso un minuto di assemblea, a chi si è fomentata, a chi ha ascoltato, a chi ha condiviso ricordi di viaggi lontani e vicini, a chi ha intrecciato il suo percorso di lotta con questo grande evento, a chi continua a fare domande, a chi si è sentito stimolato, a chi ha gestito i social media da Vigo a Madrid, passando per il resto del Vecchio Continente, a chi ha scritto e declamato in mille forme la notizia di questo arrivo imminente, a chi in ogni festival degli ultimi mesi ha visto e sentito la parola #EZLN o lo slogan #LaGiraZapatistaVa:
Il momento è arrivato!
Cura, solidarietà e supporto hanno portato diverse delegazioni dalla Germania, dalla Penisola Iberica, dalla Francia, dalla Grecia, dalla Svizzera e, chiaramente dall’Italia, a raggiungere l’Austria per costruire assieme allə compagnə della città e del coordinamento Zapalotta, un’accoglienza calorosa e sicura a chi ha intrapreso el Viaje por la Vida.
Nell’anno 501 dall’inizio della resistenza indigena (che alcunə ancora leggono come “l’inizio della dominazione spagnola” in quella geografia chiamata Messico), a quasi un anno dall’annuncio dell’invasione, tra le scorse giornate del 14 e del 15 settembre, circa 170 zapatistə sono atterratə a Vienna:
La #FAZ, ossia la Fuerza Aerea Zapatista, è planata nel cuore dell’Europa che non si arrende. Due le delegazioni che si sono ricongiunte dopo uno spiacevole rallentamento causato dalla burocrazia durante lo scalo serale, che ha costretto il secondo gruppo a cambiare volo (un saluto carissimo alla compagnia aerea che ha deciso di far partire un aereo mezzo vuoto incurante delle emissioni di carburante inutilmente sparate nella nostra affaticata atmosfera).
Nonostante tutto però, l’ex capitale dell’Impero asburgico è stata invasa da zapatistə di tutte le età e colori sotto la sicura guida del Comando Polomitas composto da Amado, Cintho, Veronica, Chuy e Cintia (non sappiamo se abbiano ottenuto già a Vienna ciò che li ha spinti a intraprendere questo
viaggio, quindi teniamo presente di preparare adeguate scorte di Popcorn).
Un’importante componente della delegazione è costituita dalle circa 40 miliziane della sezione Ixchel-Ramona, tra cui le due giovanissime Vip Defensa ed Esperanza (che a quanto si dice in giro avrebbero lasciato la coordinazione del Comando Palomitas ad Amado per unirsi al gruppo delle miliziane e giocare a calcio con le altre squadre femminili d’Europa, quindi, compagne, tiriamo su quei polpacci).
Al fianco, o dietro, il gruppo di Escucha y Palabra composto da zapatistə “la cui esistenza e memoria copre la storia della nostra lotta dagli anni prima della sollevazione fino all’inizio del Viaggio per la Vita”, delegato a visitare i 28 luoghi ospiti-invitanti di questo piccolo continente, tra cui l’Italia, per valutare man mano lo sviluppo dell’invasione assieme al gruppo di Coordinamento del Viaje, guidato dal SubComandante Moises (lo sapevamo, ma è stato lo stesso un gran colpo) nominato dal 2005, l’anno della pubblicazione della Sesta Dichiarazione della Selva Locandona, responsabile degli affari internazionali-intergalattici.
Proprio lui, come portavoce dell’intera delegazione, di fronte una nutrita folla in silenzio, ha messo nuovamente nero su bianco le ragioni che hanno mosso l’invasio… il Viaggio per la Vita, stavolta però, direttamente dal suolo antistante l’aeroporto Schwechat.
“È con la nostra ribellione e resistenza che continuiamo a governare come popolo. Non vogliamo uccidere, non vogliamo morire. Il problema è che non ci danno l’opportunità di fare ciò che pensiamo come donne e uomini. E questo è quello che facciamo da 28 anni, non stiamo sparando, non stiamo uccidendo, né vogliamo morire, vogliamo la vita.” La Gira Zapatista è cominciata “grazie al fatto che c’erano dei nostri compagni caduti nella guerra all’alba del 1994, quando siamo usciti a combattere contro il malgoverno”. Si è scelto di intraprendere questa impresa perché “Sappiamo che ci sono indigeni poveri in altri paesi del mondo e anche nelle città. Crediamo che i nostri fratelli di città e di campagna sappiano cos’è lo sfruttamento del capitalismo, ma vediamo cosa ha fatto il capitalismo, ed è il problema della vita e della natura”.
La natura e il lavoro della terra sono gli elementi centrali dell’intervento del Sup “perché è ciò che ci dà veramente la vita. Per noi zapatisti è urgente fare qualcosa perché i cattivi leader non faranno nulla. Il cambiamento che i poveri nel mondo vogliono è un cambiamento reale, non nel modo in cui lo vogliono i cattivi governanti e i ricchi… Il capitalismo ha portato distruzione con l’estrazione mineraria. I governanti non faranno nulla perché sono complici. Sono loro che acconsentono a compiere la distruzione”. E si rivolge all’uditorio, ripetendo che la missione del Viaggio è principalmente quella di “parlare con chi vuole parlare con noi e sentire su e come combattono, come combattono e come pensano. Vogliamo che i nostri occhi si aprano, le nostre menti sia in campagna che in città”. Che ogni città, territorio, rete, si organizzi secondo suo modo, anche se il cammino non è tracciato, perché “i nostri compagni caduti ci hanno detto che un giorno avremmo dovuto parlare con i fratelli del mondo, ma non sapevamo che saremmo arrivati a Vienna, ed ora eccoci qui, a Vienna, la capitale dell’Austria. E così andremo in altri posti dove ci inviteranno come ci hanno invitato qui, che sappiamo è stata una grande fatica ma è così per chi vuole combattere.”
Senza fretta, ma senza pausa, proseguiranno le fasi organizzative di questo Viaggio che firmando la Declaracion por La Vida di gennaio, abbiamo scelto di sostenere… anche interagendo con ciò che continua ad accadere in Messico e nel mondo, dove prosegue imperterrita la guerra silenziosa, fatta di attacchi e sparizioni a danno delle comunità indigene, delle donne, dell’ambiente.
Mentre ieri si è svolta una manifestazione femminista assieme alle compagne zapatiste, indetta dal collettivo Claim the Space, contro il femminicidio, in risposta ad un doppio assassinio avvenuto nella stessa Vienna lunedì, parallelamente è di poche ore fa la notizia del sequestro di Sergio e José
Antonio, due zapatisti della Giunta del Buon Governo Patria Nueva, Caracol 10 “Floreciendo La Semilla Rebelde”.
Dal Messico autonomo e dalla Vienna invasa ci arriva una chiara indicazione: DENUNCIAMO IL SEQUESTRO DI DUE MEMBRI DELLA GIUNTA DI BUON GOVERNO tra il 17 e il 19 settembre tutta Slumil K’ajxemk’op, come è stata ribattezzata l’Europa indomita dal basso e a sinistra, esiga la loro liberazione e domenica pubblichi tra le 19 e le 20 una foto della propria manifestazione con gli hashtag #AparicionConVidaZapatistas #DondeEstaSergio #DondeEstaJose.
Settembre 2021, Vienna, Austria, Pianeta Terra.
Lapaz Italia
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