Galleria fotografica sulla tre giorni romana di Genuino clandestino
L’idea di ri-collocare il cibo nella agri-coltura non si riferisce a coltivazioni, terra o agricoltura organica, anche se include tutto questo. […] Si tratta delle gente, del recupero del significato di comunità, della creazione di nuovi spazi comunitari in ogni insediamento urbano o rurale.
Gustavo Esteva, “Torniamo alla tavola. Sovranità alimentare e cultura del cibo”
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di Gianluca Carmosino e Riccardo Troisi
Venerdì l’azione contro Eataly, colosso dell’agroindustria italiana che produce profitto per pochi e precarietà per molti, con i piatti di pasta distribuiti all’ingresso del noto centro commerciale di Ostiense. Sabato i tavoli di lavoro tematici per scambiare idee e buone pratiche, come si scambiano i semi, e la partecipazione alla manifestazione nazionale sui beni comuni. Domenica, il mercato contadino a San Giovanni, con l’assemblea che si è conclude con la musica in strada della Titubanda.
La tre giorni di Genuino clandestino a Roma – di cui Comune-info è stato media partner – è stata prima di tutto una bella boccata d’ossigeno in tempi soffocanti da campagna elettorale. Ha mostrato l’esistenza di un movimento di contadini determinato, diffuso in molte regioni, decisamente genuino e adesso un po’ meno clandestino. Un movimento che, in molti modi e luoghi, si prende cura della terra per produrre cibo e non profitto, sperimenta il cambiamento ogni giorno, senza delegare qualcuno e senza chiedere qualcosa alla politica. E che ha cominciato a mettere insieme gruppi di cittadini per ripensare la relazione tra città e campagna.
Fattorie senza padroni
Ai banchi si rincorrono profumi e sapori di cibo buono e sano, frutto di una terra coltivata con pazienza, saperi e senza chimica. Qui non ci sono i frutti dello sfruttamento del lavoro bracciantile (quelli di Bari, presenti a Roma, hanno raccontato dell’etichetta Sfrutta zero, se ne parla in “Mettere in comune salsa e libertà”), né tanto meno quelli Ogm (coltivati in Friuli – Ogm in Friuli, no grazie! – e ormai sugli scaffali di molti supermercati), due dei temi dei gruppi di lavoro di sabato. Ci sono invece prodotti di stagione, ma anche conserve, biscotti vegan, olio, spacci di pastamadre tra bandiere No Tav, locandine colorate che parlano di beni comuni e di terra, ricette di autoproduzione.
“Braccia restituite all’agricoltura”, fa sapere la maglietta verde di Giulia. In questo pezzo di società il mestiere del contadino e della contadina ritrova dignità ed è vissuto come qualcosa che serve a far germogliare trasformazioni radicali della società. I mercati contadini sempre più diffusi in decine di città, la certificazione partecipata dei prodotti e lo scambio delle sementi sono gli ingredienti intorno ai quali si è raccolto Genuino clandestino. Le fattorie di Mondeggi Bene Comune (provincia di Firenze) – leggi La fattoria senza padroni – e quella di Caicocci Terra Sociale (provincia di Perugia), diverse ma accomunate dal bisogno di costruire alternative partendo dalla popolazione che abita i territori, sono diventate due bussole importanti con le quali il movimento vuole crescere.
Comune
“La chiave scelta dal movimento di contadini è la sperimentazione di pratiche quali la costruzione di nuove comunità che si autodeterminino e la riappropriazione dei territori”, ha scritto su Comune-info Filippo Taglieri, di terra/Terra (qui la sua adesione a Ribellarsi facendo) nell’articolo “Pensare Genuino agire Clandestino”. Non a caso in molte delle lotte raccontate in questa tre giorni al centro c’è il tema della gestione comune della terra. L’idea, hanno spiegato durante l’assemblea diversi interventi, è di pensare alla crisi come opportunità per sperimentare un welfare comunitario, dove l’autoproduzione non si limita al cibo ma riguarda anche servizi come l’agricoltura sociale o gli asili, le iniziative educative e quelle culturali che possono essere gestite insieme in spazi e terre da recuperare e condividere.
In fondo, comune è anche il tema della prima campagna nazionale promossa dal movimento, “Terra bene comune“, per fermare la vendita delle terre pubbliche.
“Comune significa che esiste qualcosa che non è privato e neanche pubblico – aggiunge Luca di Terra rivolta di Roma – Perfino la legge riconosce le terre comuni, cioè indivisibili e invendibili, da autogestire in modo comunitario. Riscoprire il significato di comune oggi vuol dire anche nuove occupazioni, presidi nei quali l’autodeterminazione prende forma in tante pratiche“. A Bologna, ad esempio, autodeterminarsi significa promuovere pranzi e cene in mense collettive (con la rete Eat the Rich). Racconta Marianna: “Abbiamo cominciato al Vag61 con la rete di contadini Campi Aperti: pranzi autogestiti in tutti gli aspetti, incluso il prezzo, occasioni per stare insieme in modo diverso, per confrontarsi su alcuni temi, per promuovere laboratori di autoproduzione. Altri spazi sociali, come XM24, hanno replicato queste proposte molto partecipate, nei quali è stata coinvolta anche la rete dei Gruppi di acquisto solidale. Nelle prossime settimane faremo qualche passo in più: nelle mense autogestite saranno utilizzati i prodotti in eccedenza messi in comune da alcuni produttori locali e cominceremo a usare un forno comunitario”. Splendido, no?
Movimenti territoriali
C’è la percezione a Roma di tornare nei territori convinti di non essere soli e di poter aprire nuovi laboratori. C’è, soprattutto, l’idea diffusa di essere passati da un coordinamento di lotte sulla terra a un movimento più ampio che partendo dalla terra incontra lotte diverse e comincia a camminare insieme ad altri. Dicono che la svolta in questa direzione sia avvenuta nell’incontro di un anno fa in Val di Susa. Per questo il profilo di Genuino clandestino è in movimento, e chissà, ad esempio, se non nascano interessanti relazioni sociali con le esperienze degli orti urbani, o quelle dei Gas, dei Distretti di economia solidale (le cui reti si preparano all’incontro nazionale a Collecchio, provincia di Parma, del 20 al 22 giugno, aggiornamenti si Comune-info nei prossimi giorni), di Sbarchi in piazza, mondi che sembrano molto amici ma non lo sanno e tranne rare esperienze, come la Ragnatela di Napoli, ancora non si intrecciano nei territori. Un universo che a livello internazionale, sui temi della sovranità alimentare, trova importanti risonanze anche con la rete La Via Campesina.
Genuino è comunque in marcia: molti si incontreranno nelle prossime settimane al campeggio promosso a Mondeggi a fine giugno e al festival OltrEconomia di Trento (31 maggio-2 giugno, tra gli ospiti anche Monica Di Sisto di Comune-info/Fair) e a Torino, dove l’11 luglio ci sarà un grande protesta al summit europeo sull’occupazione giovanile. Appuntamenti importanti per continuare a intrecciare i temi e le proposte dei contadini con altri forme di ribellarsi facendo, ma il terreno fertile del movimento restano i progetti avviati sui territori. Di certo, la tre giorni romana dice che la rete si allargherà e che i semi gettati in questi mesi porteranno presto buoni frutti.
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