È il giorno con cui rendere visibile un pensiero diverso sulla scuola. È il giorno in cui capovolgere le idee del governo nelle cui priorità non trova spazio nessuna idea di scuola. È il giorno in cui insegnanti, educatori ed educatrici, genitori, studenti e studentesse in molte città italiane si riprendono le piazze in modo nuovo, per gridare e pensare insieme una scuola profondamente diversa. Un appello
“Priorità alla scuola”. Insegnanti, educatori ed educatrici, genitori e studenti e studentesse indicono una manifestazione: sabato 23 maggio 2020 ore 15,30 in molte città italiane.
Costituzione italiana, art. 34: “La scuola è aperta a tutti”. Costituzione italiana, art. 34 2020: “La scuola va aperta”. Più scuole, più spazi consegnati a scuole e studenti, più educazione all’aperto, più insegnanti, assunzione precari, più personale Ata.
Il 22 febbraio le scuole e servizi scolastici, dai nidi alle scuole superiori, hanno dovuto chiudere le porte in Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna, il 5 marzo nel resto d’Italia. Da allora studenti e studentesse, insegnanti e famiglie si sono ritrovati a gestire la didattica a distanza nel silenzio più assoluto del ministro Azzolina e del resto del Governo. Nessuna idea su come intervenire nelle scuole mentre erano chiuse, nessuna proposta su come riaprirle a maggio, a oggi ancora nessun piano concreto su come ricominciare l’anno scolastico a settembre con più insegnanti e personale e la possibilità di pensionamenti per lavoratori e lavoratrici in età a rischio.
A settembre, a ben sei mesi dalla chiusura, di emergenza non si potrà più parlare. Allora la parola la prendiamo noi: insegnanti, educatori/educatrici, genitori e studenti/esse. La didattica a distanza è la didattica dell’emergenza, a settembre vogliamo scuole aperte e didattica in presenza. Il ministero deve fin da ora operare per rendere agibili le strutture esistenti e per costruirne di nuove, temporanee, sostenibili, per accogliere tutti i soggetti che fanno la scuola.
La scuola va riaperta. A settembre non vogliamo sperimentazioni. La scuola va riaperta. A settembre non vogliamo turni nella scuola dell’obbligo. La scuola va riaperta. Anche i nidi, che sono un servizio pubblico essenziale. La scuola va riaperta. Le classi siano formate da meno studenti.
La scuola va riaperta perché solo la scuola aperta offre inclusione, uguaglianza, possibilità di crescita per bambini e bambine e ragazzi e ragazze. La scuola va riaperta perché solo insieme possiamo rispettare e sostenere ogni diversità. La scuola va riaperta perché solo la scuola aperta può fermare la dispersione scolastica. La scuola va riaperta perché la scuola deve essere in presenza e in continuità. La scuola va riaperta perché solo così può essere regolare e continuativa. La scuola va riaperta in sicurezza perché l’istruzione è un diritto e perché bambini e ragazzi a scuola ci vogliono tornare. Più risorse per la riapertura della scuola e il potenziamento in presenza.
Perché la scuola sia un luogo riaperto, accogliente e sicuro per tutti e tutte.
Sabato 23 maggio ore 15.30. Ci ritroviamo davanti al ministero dell’Istruzione per una catena umana che non si tocca, a distanza di sicurezza, con le mascherine e secondo i regolamenti vigenti, e con i nostri bimbi.
Distanziamento obbligatorio di due metri tra persone e/o nuclei familiari e uso obbligatorio di mascherina. È necessario tenere buone pratiche di comportamento per prevenire il contagio da Covid-19. Tali pratiche potranno aiutare tutti a esercitare il proprio di diritto a manifestare senza timori. È necessario responsabilmente avere cura della salute di chi partecipa all’iniziativa pubblica aspettando la cura. Per maggiori informazioni: .
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Alberto Vacchi dice
Giusto. Occorre riaprire le scuole e anche riformare le scuole, capire che la scuola che abbiamo lasciato non può essere quella che si riaprirà. Capire che è tempo di riaprire ma anche al quartiere, alla natura, al verde allargando l’aula oltre le mura. Peccato che ancora in questo paese la scuola è ancora ferma intellettualmente, siamo qui a dire di riaprire a settembre, quando si ventila che in alcune città nella prima parte di giugno ci saranno le scuole estive. Quindi si riapre, ma nessuno ci dice come e con quale sensibilità, criteri e dialogo. Perché nella civiltà della fretta e delle regole vaghe il rischio è riaprire senza capire come, senza comprendere il limite psicologico e didattico della misura, del fatto che ormai l’opinione pubblica pensa che con mascherina e un metro di distanza si può fare tutto. Ora, dove ci dicono che non si possono fare assembramenti, non ci si può trovare e socializzare, dove ancora la cultura, l’arte, la musica e l’istruzione sono le uniche a star ferme…ora pare si possa anche manifestare… Senza creare però assembramenti.