Molti insegnanti, anche in questi tempi strani di pandemia, si chiedono come fare a interessare i ragazzi e le ragazze a Foscolo o alla storia della Resistenza o ai fiumi della Sardegna? Ecco qualche umile suggerimento per insegnanti (ma anche per genitori ed educatori), per smettere di vivere la scuola come un feretro della passione.
1. Cercate di capire qual è il loro linguaggio (di bambini e ragazzi) e quali sono le cose che li appassionano (fossero anche Godzilla, i videogiochi sopratutto o i Manga erotici). Prima di tutto cercate di capire dove si trovano loro, altrimenti tutto sarà vano.
2. Partite da lì. Fatevi raccontare cosa leggono, cosa gli piace, cosa ascoltano, cosa guardano, fatevi portare le loro cose, discutetene, non fateli sentire ignoranti se non capiscono la bellezza di Dante (rendetevi conto che non hanno alcun motivo sensato per capirla; non scandalizzatevi se alla parola Resistenza si chiedono di quale materiale, non mettetevi le mani nei capelli se alla citazione della strage di Piazza Fontana vi guardano chiedendosi se sia un episodio della serie Il trono di spade).
3. Cercate di attirare l’attenzione su qualcosa che non può prescindere dallo stile di attenzione che ciascuno possiede, dal suo gusto, dalle sue passioni, dalla sua abitudine a leggere e interessarsi ecc. Tenetene conto e scoprite tutto ciò!
4. Accogliete la loro ignoranza, o quella che voi ritenete ignoranza perché probabilmente sanno un mucchio di cose che voi non sapete, solo che non appartengono all’empireo dei saperi eletti. Il che significa dedicare tempo perché loro possano offrire ai compagni e a voi pezzi della loro vita, della loro storia, dei loro piaceri.
5. Occorre creare uno spazio accogliente e non giudicante e quindi mettete da parte le vostre preoccupazioni di valutazione (al limite alla fine potrete sempre compilarle, le valutazioni, a vostro gusto e senza infierire possibilmente…).
6. Date tempo. Pretendere che susciti interesse Manzoni o la terza guerra d’indipendenza a ragazzi che sono immersi in tutt’altro è pura follia. Dovete davvero inventarvi qualcosa di speciale.
7. Per esempio potete cercare film che rendano certe cose appetibili (ad esempio Romeo+Juliet di Luhrman per Shakespeare o il Cyrano di Rappenau per Cyrano, Le relazioni pericolose di Frears e così via, forse potete trovare qualcosa di buono anche per autori italiani), oppure documentari ma non di quelli stomachevoli. Usate quelli condotti da Waldemar Janusczcac per l’arte, un genio dell’intrattenimento culturale. Andate nei luoghi, ma non tanto per visitare quanto per stare, viverci, sentire i profumi e intanto leggere: Fenoglio o Pavese nelle loro colline, Leopardi a Recanati e così via. Fate dei ritiri in montagna dove preparate spettacoli di recitazione (potete farli anche nelle “urne scolastiche” se non trovate di meglio, requiescant in pace), di danza, di canto a partire da poesie, testi, episodi storici. Fate musicare i sonetti del Poliziano o le poesie di Pascoli (anche in versione rap). Insomma fate vivere quello che volete che venga amato e incarnato! Appena possibile uscite anche dall’Italia, mi raccomando, il meglio (tranne eccezioni) sta altrove. Fate più Rimbaud che Parini, più Nabokov che Silone, più Prese della Bastiglia che Brecce di Porta Pia, più Nietzsche che Gentile soprattutto. Magari trascorrendo un bel week-end a Sils-Maria.
8. Non minacciate valutazioni. Fate che ognuno trovi la sua strada. Lasciate usare il corpo, impregnate di musica gli ambienti e fatela portare a loro, come accompagnamento delle loro presentazioni.
9. Fateli scegliere. Date cataloghi (appetibili) di autori e lasciateli scegliere. Date cataloghi di eventi e fateli scegliere. E così via. In modo che siano poi loro a raccontare quello che hanno scoperto, con i loro linguaggi (per esempio presentazioni video-musicali in cui spesso sono molto bravi). Poi a rimettere insieme i pezzi c’è sempre tempo.
10. Sappiate sacrificare: se non sarete riusciti a “fare” Manzoni o Tasso non morirà nessuno. L’importante è che quello che si è fatto sia stato vissuto e, magari, chissà, persino imparato!
* Docente di Filosofia dell’educazione presso l’Università di Milano-Bicocca, Paolo Mottana si occupa dei rapporti tra immaginario, filosofia e educazione. Tra i suoi ultimi libri La città educante (Asterios), scritto con Giuseppe Campagnoli. È tra i promotori del Manifesto dell’educazione diffusa. Altri articoli di Mottana sono leggibili qui. Ha aderito alla campagna Ricominciamo da 3.
Claudia Michelesi dice
Magnifico articolo. Bisogna infatti partire dai ragazzi e dai loro interessi
Tiziana Coda-Zabet dice
Nell’educazione Biocentrica ci muoviamo proprio in questo modo.
E i bambini non perdono interesse nella ricerca perché quando l’io e il tu diventa ‘noi’, quando la natura là fuori diventa la natura dentro di me, niente è più appassionante della ricerca sul vivente.
Rosanna Voglino dice
Noi facilitatori di biodanza cerchiamo di mettere in pratica questa modalità perché i bambini ma anche gli adulti possano assaporare la vita con gioia e creatività!