Soltanto un padre che ha saputo guardare al di là del ruolo genitoriale paterno e pensarsi uomo tra altri uomini, accomunati da una cultura di potere che oggi li costringe ad interrogarsi di fronte alle sue manifestazioni più violente, poteva eclissare la figura del Patriarca, a cui ancora molti guardano con malcelato rimpianto.
La guerra tra i generi ha avuto nella famiglia il suo radicamento più forte e insieme la sua più forte copertura per la perversa confusione tra amore e violenza. Solo una famiglia, come quella di Giulia Cecchettin, di straordinaria sensibilità e consapevolezza del rapporto tra gli affetti primari, più intimi e un dominio maschile che dura da millenni, poteva dare finalmente voce ed incisività politica alle parole che generazioni di femministe hanno gridato da tanto tempo sulle piazze, inascoltate.
Dopo che un vescovo ha parlato dal pulpito della necessità di mettere fine alla “guerra tra i generi”, e dopo che il padre di Giulia ha parlato nel suo ultimo abbraccio alla figlia dell’importanza di una educazione che parta dai primi anni di scuola, non sarà più così facile per parrocchie e genitori animati da spirito conservatore, agitare lo spauracchio della “Gender Theory” per impedire un reale cambiamento della scuola.
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Una straordinaria lezione, quella di Gino Cecchettin, da cui si può capire quanto possa cambiare quello che abbiamo chiamato finora amore.
Con emozione e gratitudine.
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Il discorso integrale di Gino Cecchettin al funerale della figlia Giulia
“Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti.
Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione.
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale. È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli. Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza di gene e inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotta questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano.
Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio”.
Antonella zampano dice
❤
Cinzia dice
Le mie sono parole per il papà di Giulia….non sono tentativo di consolazione….forse di un’ ennesima riflessione ….ad una persona che ha ampiamente mostrato grandissima capacità di riflessione ….22 sono gli anni di Giulia, 22 sono gli anni di Filippo, 22 sono gli anni di jonathan il dj ucciso da hamas, 22 sono gli anni di marco, mio nipote che sta lottando per la vita contro una terribile malattia….che fino al 29 agosto 2023 viveva della sua capacità di volare, grazie al parkour che abilmente praticava, dello studio di ingegneria informatica, delle uscite e dei viaggi con i suoi amici, del fratello più piccolo che adora, dei suoi genitori che sono due persone meravigliose senza capricci , senza vizi, ma con tanta spiritualità, onestà, correttezza e amore per i figli e per la vita….
Giuseppe STROSCIO dice
Al Signor Cecchettin è stato chiesto:- Lei ha intenzione di entrare in Politica ? La sua risposta:- Nessuna intenzione di entrare in Politica. Il mio personale suggerimento:- Io consiglio al Signor Cecchettin di riflettere meglio, prima di assumere definitivamete questa decisione.
Giuliana Bozzolan dice
Ma è possibile che una persona intelligente e , soprattutto dotato di grande sensibilità come Gino Cecchetin, solo perché si esprime senza rabbia , senza violenza, ma con grande capacità di reagire a una tragedia avvenuta con il buonsenso di una straordinaria sensibilità, subito devono chiedere se entra in politica.
Come se quello fosse il motivo per aver parlato in modo pacato nel momento doloroso come il funerale di una figlia.
Filippo dice
Vorrei esprimere immensa gratitudine e solidarietà a Gino Cecchettin. Ammiro molto l’intento che sta dimostrando, voler affrontare il dolore facendo rumore al fine di fronteggiare questa grave piaga sociale che ha visto, tra le tante dolorose vicende che la compongono, la morte della figlia. Rimango esterrefatto nel vedere e sentire tanto scetticismo, tanta cattiveria gratuita
da parte di chi preferirebbe il silenzio, omettendo che proprio secoli di questo dannato silenzio hanno portato a questa situazione insostenibile. Si è talmente abituati all’inciviltà che di fronte ad un atto di civiltà come il suo e come quello della figlia Elena, si parla di macchinazione, si grida all’inganno, alla finzione pubblica, segno che per affrontare questo scoglio bisognerà affondarne tanti altri. Siamo all’inizio, ma occorre proprio cominciare. Da uomo, le prometto, anzi, vi prometto che farò del mio meglio. Come mi è stato insegnato dalle due donne straordinarie che mi hanno cresciuto e che ancora fanno tanto per me. Un saluto pieno di affetto e ammirazione.
P.S.Vi chiedo scusa per il mio nome
Luca Marsano dice
È passato un mese da quando è mancata Giulia,io sono un padre di famiglia e questa storia mi ha completamente turbato quasi come fosse stata mia figlia,la prima cosa che ho fatto ho preso da parte mio figlio e gli ho detto cosa ne pensava mi ha risposto ma alle donne non si danno solo fiori?Beh io spero che mio figlio non commetta MAI atti di quel genere,ma dandomi quella risposta mi ha rincuorato forse come dice Gino Cecchettin da persone buone può germogliare il seme dell’amore Luca Marsano