Possiamo metterci in cammino per cominciare a percorrere sentieri inediti, per fare della lentezza una forma di ribellione, per portare i nostri corpi su territori devastati e far sentire la vicinanza a chi li abita. Quest’anno Repubblica Nomade fa un Cammino dell’acqua, in Emilia Romagna e in Toscana, nei luoghi feriti dai recenti disastri climatici e dal consumo di suolo. Il cammino si conclude in un luogo simbolo di lotta e di speranza: la fabbrica ex Gkn di Campi Bisenzio
L’anno scorso hanno camminato più di quaranta giorni dal Vesuvio all’Etna per gridare metaforicamente, passo dopo passo, che siamo sull’orlo di un vulcano: il pianeta è allo stremo, consumato, asfissiato, surriscaldato, e non c’è tempo da perdere, se davvero vogliamo cambiare rotta ed evitare di finire dentro il ventre ribollente della Terra. Quest’anno Repubblica Nomade esce dalla metafora e la rende concreta con un Cammino dell’acqua (da Ravenna a Campi Bisenzio, dal 16 al 29 giugno) che attraversa i luoghi dei più recenti “disastri (non solo) climatici” italiani, la Romagna delle alluvioni e delle frane, la piana fiorentina finita anch’essa sott’acqua, ultime ma non ultime vittime di quegli “eventi estremi” che ormai regolarmente, un anno dopo l’altro, mettono a soqquadro questa o quella fetta d’Italia, mostrando tutta la fragilità di quello che una volta era chiamato il Belpaese e che oggi andrebbe forse definito il Malpaese (il paese malmesso, maldifeso, malamente amministrato).
Repubblica Nomade cammina, ormai da una dozzina d’anni, coltivando l’idea che una via d’uscita esiste, che il destino non è ancora segnato, per quanto dall’orlo del vulcano si prospetti più facilmente il disastro – la caduta nel ventre rovente della montagna – che la salvezza, ossia uno scarto di lato, un passo verso un inatteso sentiero.
Si cammina per cercare una nuova via, per cominciare a percorrerla: il primo passo, materiale e metaforico, è proprio l’atto di muoversi con lentezza, portando i propri corpi sui luoghi del disastro. In un mondo che corre ciecamente, con incosciente fretta, verso un futuro che non c’è, il gesto di camminare è già una mezza rivoluzione.
Si cammina in Romagna, dunque, e poi in Toscana, per dire a chi abita i luoghi attraversati, che la tragedia dell’alluvione è la loro ma anche la nostra tragedia, che il loro dramma ci riguarda e che dobbiamo viverlo insieme, come comunità di residenti in una penisola in pericolo.
Uno dei camminatori “nomadi” di quest’anno, Paolo Pileri, che insegna Pianificazione del territorio al Politecnico di Milano ed è autore di un libro profetico e prezioso – L’intelligenza del suolo (Altreconomia 2022) – ha ricordato che “tra il 2020 e il 2021 l’Emilia-Romagna è stata la terza Regione italiana per consumo di suolo, più 658 ettari cementificati in un solo anno, pari al 10,4% di tutto il consumo di suolo nazionale”. Anche la piana fiorentina, negli ultimi anni, è stata ampiamente asfaltata e cementificata, e si è ridotta così la sua capacità di resilienza. Impossibile equivocare: gli eventi estremi, le piogge torrenziali, sono tanto più devastanti, quanto più il suolo è stato sfruttato, coperto, impermeabilizzato. È arrivata l’ora di sentirsi parte del territorio con uno spirito nuovo: non più padroni e dominatori, ma ospiti fra tanti altri, individui cooperatori, specie vivente fra specie viventi. È l’ora di sentirsi parte dell’ideale “Repubblica dei terrestri” fondata nel 2019 dai camminatori nomadi e visionari che anche allora, per la sua fondazione, si riunirono ai piedi del Vesuvio, entità minacciosa ma anche “sorella” in qualche modo di tutti noi.
Il cammino si concluderà in un luogo simbolo: la fabbrica ex Gkn di Campi Bisenzio. Lì, in questi tre anni, si è condensato il peggio di un sistema economico brutale, e il meglio delle piccole-grandi comunità di cittadini attivi. La proprietà, un fondo di investimento, tre anni fa intese chiudere la produzione di semiassi e licenziare oltre quattrocento persone con una semplice mail, ma da quel giorno – era il 9 luglio 2021 – è cominciata un’avventura che ha pochi precedenti: un’assemblea permanente ancora in atto; una mobilitazione sociale larga e ininterrotta; una progettualità dal basso del tutto inedita, fino all’elaborazione di un nuovo progetto industriale per la produzione di pannelli solari e cargo bike. Se solo la politica e le istituzioni pubbliche fossero meno rassegnate, meno succubi del potere economico, la nuova cooperativa operaia sarebbe già al lavoro, la vecchia Gkn sarebbe già una “fabbrica pubblica, ecologica, socialmente integrata”. Invece tocca ancora lottare, tanto che tre operai del Collettivo di fabbrica ex Gkn sono in sciopero della fame per chiedere al governo e alla Regione di fare la loro parte, con nuove leggi e commissariando l’azienda. Il Collettivo, e i tanti solidali che lo sostengono, la loro parte l’hanno fatta anche nei giorni drammatici delle alluvioni, prima inviando squadre di spalatori in Romagna, poi coordinando centinaia di volontari nella piana fiorentina.
Il 29 giugno, quando la Repubblica Nomade arriverà a Campi Bisenzio, porterà il suo messaggio di sostegno agli operai in lotta e lo renderà tangibile prenotando azioni della nascente cooperativa GFF. Gli uni e gli altri, insieme, saranno in un quel momento una Repubblica Nomade Insorgente.
Giuseppe dice
Bellissima iniziativa di lotta e resilienza.
Viola dice
Buongiorno a tutt*
desidero sapere come posso unirmi al gruppo di camminanti da Ravenna A Campi