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Anarco-fascismo?

Gustavo Esteva
15 Novembre 2013
Dalla Grecia alla Francia al Messico. Nuovi razzismi, demagogie, fondamentalismi emergono impetuosi: si percepisce la profonda sensazione di un caos che spesso assume i toni di un’angosciata insicurezza. La fiducia nelle istituzioni è azzerata, va in pezzi ogni giorno il matrimonio tra la democrazia liberale e il dominio del capitale. Viviamo la vigilia di una recrudescenza fascista? I media preparano la rappresentazione di ogni grande protesta di massa agitando i fantasmi della violenza, le immagini “testimoniano”in modo quasi esclusivo gli scontri tra “anarchici”, o anarco-qualcosa, e “forze dell’ordine”. Si tratta davvero di anarchici? Da Oaxaca, Messico, Gustavo Esteva preferisce parlare di dispotismo democratico dei giorni nostri, lasciando gli anni Trenta alle consegne della storia e l’universo anarchico alla sua controversa ricerca della libertà senza governo

EST 

di Gustavo Esteva

Fascismo e anarchismo designano, come termini tecnici, ideologie e pratiche, correnti di pensiero e di azione, forme di governo e di comportamento. Nel linguaggio comune, operano spesso come semplici etichette che diversi gruppi impiegano per screditarsi reciprocamente.

Nel suo dizionario, la Real Academia (española, ndt)mette da parte il senso tecnico delle due parole e si apre ad altre accezioni. Sarebbe fascista qualcuno eccessivamente autoritario. L’anarchia sarebbe invece sconcerto, incoerenza, baccano; sarebbe anche disordine, confusione, perturbazione della vita pubblica per indebolimento dell’autorità.

Più che l’anarchia, queste condizioni caratterizzano la condizione attuale del mondo. Ci sono, ovunque, sconcerto, incoerenza, disordine, confusione, perturbazione della vita pubblica a causa dell’indebolimento dell’autorità. Però non c’è mancanza di potere pubblico, come l’antica accademia definisce erroneamente l’anarchismo, semmai il contrario: l’autoritarismo eccessivo che l’Academia considera fascista. La fragilità, l’incompetenza e la mancanza di legittimità dei governi, mano a mano che perdono capacità di gestione, li porta a ricorrere sempre più spesso alla forza pubblica, in modo irrazionale e arbitrario, aumentando così lo sconcerto, l’incoerenza, il disordine, la confusione, … Se adottassimo questi significati comuni delle parole, santificati dall’accademia, staremmo vivendo in un regime che risulta fascista e anarchico insieme, un governo anarco-fascista.

Ci sono chiare analogie tra le situazioni attuali e quelle che propiziarono l’insorgere dei fascismi degli anni Trenta. In entrambi i casi si tratta di società in crisi in cui si è smarrita la fiducia nelle ideologie e nelle istituzioni unificanti. Si diffondono in esse l’atomizzazione degli individui, la confusione e l’insicurezza, in particolare nelle classi medie, e si intensificano diverse forme di razzismo…

C’è una ragione solida di questa analogia: il regime dominante, formato dal matrimonio tra il capitalismo e la democrazia liberale, è entrato in profonda crisi tanto negli anni Trenta quanto oggi, modificando seriamente condizioni di vita relativamente stabili e opportunità reali o immaginarie di migliorarle. Dal momento che non si dispone di formule di reazione che suscitino consenso generale e che aumenta l’incertezza, emergono fondamentalismi e demagogie e prosperano i leader carismatici.

Esistono molte somiglianze, ma anche differenze radicali. È passata l’epoca dei leader carismatici. Non ce n’è neanche uno, oggi, alla testa di paesi o partiti, e al loro posto ci sono personaggi molto minori che hanno scarso impatto sulla popolazione. L’effervescenza fondamentalista provoca frammentazione e scontro, invece dell’inquadramento unitario che ottennero i fascismi degli anni Trenta. Questi riuscirono a identificare rivendicazioni sociali e rivendicazioni nazionali, l’impronta nazionalista si trova oggi abbastanza raramente.

Il socialismo accentua il contrasto. Negli anni Trenta il socialismo appariva come una opzione reale per milioni di persone in molti paesi. Molti analisti continuano a pensare che i fascismi degli anni Trenta furono reazioni antisocialiste e tutti dovettero incorporare elementi socialisti nelle loro piattaforme o nelle loro pratiche. Sebbene gli ideali socialisti continuino a esistere oggi, il regime che vi si associa provoca il rigetto di milioni di persone. Quelli che lo sostengono si vedono obbligati a differenziarsi dai socialismi reali che molto tempo fa smisero di costituire un’opzione reale per la maggioranza.

Il regime fascista degli anni ’30, inoltre, pose le basi del welfare in molti paesi, come in Italia, e in ogni luogo creò sistemi di protezione sociale e usò formule assistenzialiste. Oggi, al contrario, gli autoritarismi smantellano il welfare, per quanto alcuni cerchino di dissimularlo con populismi di destra o di sinistra.

La tensione e la contraddizione dell’espressione “dispotismo democratico” caratterizza meglio i regimi autoritari attuali del qualificativo “fascista”, che forse dovrebbe essere riservato a quelli degli anni Trenta.

All’estremo opposto, è vero che alcuni gruppi anarchici ricorrono alla violenza, al disordine e perfino al terrorismo nelle strategie di lotta. Le principali correnti anarchiche, tuttavia, rivendicano esplicitamente la legge e l’ordine, la concertazione, la coerenza, la chiarezza, la forza dell’autorità… tutto questo riferito, naturalmente, a quanto la gente semplice, gli uomini e le donne ordinari, decidono e concordano tra loro per vivere in armonia. Sono correnti decisamente opposte, per buone ragioni, a qualsiasi ordine imposto dall’alto. Si orientano alla conquista della libertà, consapevoli che il suo pieno esercizio richiede una struttura propria che articoli procedimenti politici e giuridici costruiti dal basso. È qualcosa di molto diverso dal regime che oggi prevale nel mondo, dove chi sta arriba, in alto, semina disordine e confusione cercando di imporre un ordine di saccheggio e ingiustizia che converte la vita sociale in prigione (John Berger), quando non in campo di concentramento (Giorgio Agamben).

Gli altri articoli di Gustavo Esteva su Comune-info li trovate QUI.

DA LEGGERE

Quanto è anarco l’anarco? Desinformemonos (spagnolo)

DA VEDERE

Media indipendenti documentano le brutalità della polizia messicana il 2 ottobre 2013

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=-d197yvrCy4&feature=player_embedded[/youtube]

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Commenti

  1. daxxx dice

    27 Gennaio 2016 alle 19:29

    Anarco-qualcosa?
    Anarco-fascismo! Che problema c’è?
    Io sono un anarchico-fascista. Non sono un anarco-qualcosa. Ci sono forse problemi?

    Rispondi
    • Paolo dice

      2 Marzo 2018 alle 01:16

      La contropposizione per eccellenza. Come dire credo in Dio e nella bibbia ma faccio parte degli illuminati. Oppure non sono razzista ma odio i neri. O sei anarchico o fascista. Deciditi. Lo psicologo ci vuole a gente come voi.

      Rispondi

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