Una biblioteca che chiude dovrebbe essere considerato sempre un lutto nazionale, scrive Giorgio Nebbia. Lutto ancora più doloroso se la biblioteca, come la Giovenale di Roma, è in periferia e se col tempo è diventata non solo un presidio culturale e sociale ma anche un archivio storico sui temi ambientali. Gli amministratori del Comune senza sindaco più noto d’Italia hanno comunicato ai cittadini, agli studenti e alle studentesse e agli operatori che se vogliono tenere aperta la biblioteca dovranno pagarsela di tasca propria. Tuttavia hanno sottovalutato la protesta, soprattutto degli studenti (foto: azione diretta del 28 dicembre, biblioteca a cielo aperto): al momento il Comune di Roma è stato costretto a concedere una proroga di alcuni mesi (senza fondi)
di Giorgio Nebbia
Una biblioteca che chiude dovrebbe essere considerato sempre un lutto nazionale. Nel momento in cui viene sbandierato il ruolo dell’Italia e di Roma come portatrici della bellezza e della cultura, gli amministratori del Comune di Roma non esitano a mettere a repentaglio l’esistenza della biblioteca Fabrizio Giovenale che ha tenuto accesa la luce della cultura nella lontana periferia della città, in un popoloso quartiere fra le vie Nomentana e Tiburtina, antiche zone industriali di cui rimangono oggi vuote fabbriche abbandonate.
La biblioteca Fabrizio Giovenale si trova in Via Fermo Corni presso il Centro di Cultura Ecologica. Nato un quarto di secolo fa in una prima sede provvisoria, il Centro ha ospitato incontri e lezioni di una delle ultime Università Verdi animate, fra l’altro, proprio dall’architetto Fabrizio Giovenale, figura centrale della cultura ambientale e urbanistica. Vice presidente di Italia Nostra, fra i fondatori della Lega Ambiente, scrittore e giornalista, Giovenale è stato instancabile educatore e animatore di migliaia di persone in tutta Italia sui problemi dell’ambiente, del territorio, della città.
Nel 2003 il Centro ottenne dal Comune di Roma, tramite convenzione, la gestione di una vecchia stalla che, ristrutturata e attrezzata con scaffali e computer, è divenuta sede della biblioteca, federata con le Biblioteche di Roma. Negli anni la biblioteca ha ospitato importanti mostre e convegni, centinaia di ore di didattica ambientale, eventi letterari, teatrali, cinematografici e musicali, mettendo in contatto i cittadini con personalità della cultura, del volontariato sociale, dell’arte e dello spettacolo. La biblioteca si è via via arricchita di libri e documenti donati anche dagli studiosi che la frequentavano e dagli studenti che depositavano le loro tesi di laurea preparate studiando nelle sale della biblioteca.
La biblioteca del Centro di Cultura Ecologica si è ulteriormente arricchita quando, alla morte di Giovenale, nel 2006, i familiari hanno voluto donarle le carte, i documenti e i libri scritti e letti dal grande urbanista. A questo fondo iniziale si sono aggiunte altre donazioni di materiale archivistico spesso unico. Non una semplice biblioteca, quindi, ma un importante archivio storico del movimento ambientale, dell’evoluzione del pensiero ecologico in Italia, della storia delle periferie. Il Centro ha voluto intestare a Fabrizio Giovenale la biblioteca.
La convenzione tra il Comune di Roma e una associazione del quartiere, grazie alla quale la biblioteca ha potuto esistere come presidio culturale nella periferia nord est di Roma, si conclude alla fine dell’anno. Ora gli amministratori di un Comune senza sindaco comunicano ai cittadini, agli studenti e agli operatori che se vogliono tenere aperta la biblioteca dovranno pagarsela di tasca propria, altrimenti si chiude!
Ritengo ingiusto e scandaloso che la capitale d’Italia non sia in grado di assicurare la vita di una biblioteca che costituisce un servizio essenziale per una delle periferie della città. Ci saranno motivi amministrativi che inducono il Comune alla sua decisione, ma l’effetto è un’ulteriore offesa alla cultura, a chi studia l’ambiente denunciando l’inquinamento, il dissesto idrogeologico, la congestione urbana, l’abusivismo edilizio, l’abbandono dei parchi, l’erosione delle spiagge, che caratterizzano il nostro paese.
La biblioteca è bellissima, non proprio aperta al territorio e sinceramente non così ricca di eventi… perchè non fare una chiamata alle associazioni del territorio, perchè non aprirsi maggiormente ad altri possibili utenti oltre agli studenti universitari? Magari con qualche idea aggiuntiva che dia maggiore respiro a questo luogo magnifico, magari con maggiore coinvolgimento di tante realtà romane già attive… si potrebbe rendere questo luogo magnifico ancora più vivo… pur mantenendo quanto ha costruito nel tempo!!! Condivido la vergogna per l’operato del comune, ma comincerei a far da noi. Attorno al Parco di Aguzzano ci sono mille potenzialità che mai fanno sistema, un pò più di apertura mentale, generosità e condivisione e la biblioteca potrebbe vivere meglio di quanto non faccia oggi e senza dover rendere conto a nessuno!
Cara Roberta,
grazie per la tua solidarietà e per le belle parole di sostegno.
La “Giovenale” in tutti questi anni ha consentito agli studenti del quadrante nord est di Roma di avere un posto per studiare, socializzare, confrontarsi e forse costruire relazioni un più umane. Già questo ci sembra un bel risultato. Inoltre il Centro di Cultura Ecologica e la biblioteca hanno ospitato importanti mostre e convegni scientifici, centinaia di ore di didattica ambientale, attività di conservazione della natura nel Parco di Aguzzano, manifestazioni di solidarietà tra i popoli, eventi letterari, teatrali, cinematografici e musicali, mettendo in contatto i cittadini con personalità della cultura, del volontariato sociale, dell’arte e dello spettacolo. Tra gli altri, scienziati come Margherita Hack e Marcello Cini, eminenti ambientalisti come Giorgio Nebbia, Giovanna Ricoveri, Carla Ravaioli, Gianni Mattioli, registi come Ken Loach e Carlo Lizzani, scrittori come Erri De Luca e Ascanio Celestini, difensori dei diritti delle comunità indigene come Marcia Teophilo, Gustavo Esteva, Pablo Fajardo e Humberto Piaguaje, gruppi musicali come gli Acustimantico e i Têtes de Bois e tanti altri ancora.
Poi gli orti urbani di Aguzzano, un frutteto di varietà antiche, il mercato mensile dei prodotti biologici … insomma direi che il coinvolgimento c’è ed è molto concreto e la collaborazione con realtà associative, territoriali e non, su progetti concreti non è mai venuta meno.
Certamente si può fare di più e meglio, con “apertura mentale, generosità e condivisione”, come dici tu, ma anche con un grande senso pratico, senza il quale un progetto sociale come quello della biblioteca “Giovenale” avrebbe vita brevissima.
Stefano, grazie mille della risposta. Hai fatto un elenco che mi ha colto di sorpresa, perchè pur vivendo a meno di 1 km da voi non avrei mai sospettato tanta ricchezza. Spero le prossime volte di ricevere tempestivamente comunicazione delle vostre attività, magari potrei parteciparvi