La riduzione delle emissioni generate dall’industria aerea venne esclusa dal Protocollo di Kyoto e a Parigi è stata nuovamente dispensata dall’assumere alcun impegno. Mentre per il resto delle attività umane si cerca di limitare le emissioni, in modo da provare a contenere l’aumento della temperatura sotto i due gradi, il settore aereo pianifica una crescita illimitata dei voli, che porterà a una probabile crescita di emissioni del 700 per cento entro il 2050. Centinaia di organizzazioni indipendenti a livello internazionale oggi contestano la farsa delle compensazioni con i crediti di carbonio e chiedono che lo scandalo cessi…
di Antonio Tricarico*
Quante volte, quando avrai prenotato un volo aereo, magari con una low cost, ti hanno chiesto se vuoi per un paio di euro compensare le emissioni associate al tuo volo? Certamente tantissime, in modo da farti sentire con la coscienza in pace per non aver contribuito al riscaldamento del pianeta. In realtà il meccanismo resta poco chiaro ai più ed è lecito chiedersi se l’industria aerea è così green come vuole far credere.
Il 27 settembre si è aperta a Montreal, in Canada, l’assemblea generale dell’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO). L’assise inter-governativa che durerà fino al 7 ottobre è chiamata a decidere la risposta dell’industria aerea alla sfida dei cambiamenti climatici, dopo che la riduzione delle emissioni collegate dello stesso comparto è stata esclusa dall’Accordo siglato lo scorso dicembre a Parigi dalla comunità internazionale. Questione annosa, che fu già messa da parte ai tempi della definizione del Protocollo di Kyoto verso la fine degli anni Novanta. Eppure questo settore è responsabile di una quota sempre crescente di emissioni responsabili dell’aumento dell’effetto serra, e quindi del riscaldamento medio del pianeta.
E’ scioccante che mentre per il resto delle attività umane si cerca di limitare le emissioni, in modo da provare a contenere l’aumento della temperatura sotto i due gradi, e se possibile un grado e mezzo, l’industria aerea invece pianifica una crescita illimitata dei voli, che porterà a una probabile crescita di emissioni del 700% entro il 2050. Una vera e propria ricetta per il disastro climatico nei prossimi decenni, in barba a qualsiasi impegno preso.
Ancora peggio, le compagnie aeree rispondono ai critici sostenendo che possono continuare ad inquinare semplicemente pagando per la difesa delle foreste in alcune regioni del mondo. Magari, come succede oggi, chiedendo volontariamente ai passeggeri di pagare per queste compensazioni quando acquistano il proprio biglietto. Tutto si basa sull’assunzione alquanto discutibile che queste foreste se preservate – ma chi l’ha detto che debbano poi essere distrutte? – assorbiranno naturalmente con i loro alberi e suoli una quantità di carbonio pari alle emissioni di anidride carbonica che gli aerei lasciano in cielo.
Centinaia di organizzazioni indipendenti a livello internazionale oggi contestano questa farsa e chiedono che lo scandalo cessi –. Alla protesta si sono uniti numerosi gruppi di attivisti di base che in diverse parti del pianeta si oppongono alla costruzione di nuovi aeroporti, da Vienna a Città del Messico, da Londra a Istanbul a Notre Dame des Landes in Francia. Nuove piste e aeroporti che inevitabilmente contribuiranno all’aumento del traffico aereo e quindi a molte più emissioni di gas che danneggiano il clima.
Dietro le quinte una forte lobby spinge oggi affinché non si impongano limiti all’industria aerea, “preferendo” solo impegni ad acquistare i permessi di inquinamento – i cosiddetti “crediti di carbonio”. Le politiche basate su meccanismi di mercato seguite negli ultimi anni e centrate sulla creazione di un mercato dei permessi di inquinamento hanno generato un eccesso degli stessi permessi, che ha praticamente azzerato il loro prezzo e non ridotto le emissioni globali. Perciò tutti coloro che avevano investito in presunti progetti di compensazione finalizzati ad assorbire o ridurre le emissioni – ossia progetti che generano i permessi di inquinamento poi messi in vendita – di fatto stanno andando in bancarotta. Oggi i detentori di questi permessi sperano cinicamente che l’industria aerea aumenti il suo business e decida di compensare i danni che fa al clima acquistando “carta straccia” a un prezzo più alto. La maggiore domanda, qualora l’industria aerea fosse obbligata a usare i permessi, ne farebbe aumentare il prezzo. Una perversità, pur di non ridurre e basta l’utilizzo dei combustibili fossili, mercato o no che tenga.
L’accordo sul clima del 2015, tanto esaltato come storico, è così al suo primo banca di prova. Vedremo se ancora una volta si sceglieranno le scorciatoie e il mercato, invece di volare basso e accettare che la festa è finita e bisogna davvero cambiare
Piero Iannelli dice
Non c’e’ alcun riscaldamento globale 🙂 i dati sono falsi 🙂 …“Da cosa si riconosce un ambientalista?”, si chiede Bruckner verso la fine del volume. “Dal fatto che è contrario a tutto, al carbone, al gas naturale, al gas di scisto, all’etanolo, al carburante pesante, al nucleare, al petrolio, alle dighe, ai camion, al Tgv, alla macchina, all’aereo. Il vero desiderio di questo movimento non è salvaguardare la natura, ma punire l’uomo”.
Decrescita triste, quella che hanno in mente: spegnere la luce, non viaggiare, non telefonare, diventare vegetariani. “L’ambientalismo è inquietante poiché si insinua negli aspetti più intimi della vita, nelle scelte alimentari, di abbigliamento, energetiche, per controllarle meglio”…
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/120909/rubriche/il-nemico-siamo-noi.htm
http://ilmiolibro.kataweb.it/booknews_dettaglio_recensione.asp?id_contenuto=3752397