Da diversi anni è piuttosto evidente che, in molti e diversi ambiti, la stessa idea del futuro, o almeno quella che riusciamo talvolta a immaginare ha, tra i suoi simboli più significativi, il profilo della rete. La propaganda commerciale non ha dubbi: si tratta della tecnologia di quinta generazione, l’arcinota 5G, la soluzione unica ed “evolutiva” a ogni problema del pianeta. Eppure, il concetto di rete sembra per fortuna a molte persone ancora piuttosto refrattario alle soluzioni “uniche”. Un esempio di pluralità esperienziale, di rilevanza certo più modesta ma, nel suo piccolo, straordinariamente significativo, se non altro perché segna l’esito di un cammino percorso per venti lunghi anni, è venuto il 18 e 19 gennaio dall’incontro che ha dato vita a Roma alla prima Rete nazionale delle economie solidali (RIES). Un soggetto nuovo e ambizioso, che unisce finalmente in una visione d’insieme e in molte pratiche comuni un vasto campo di esperienze di economia sociale e solidale, composto da associazioni, reti e imprese presenti e radicate in ogni territorio del nostro paese. L’orizzonte è ovviamente ben più ampio dei confini nazionali, la RIES ha già una fitta rete di relazioni che troveranno sede di confronto nel Forum Mondiale delle Economie Trasformative che si terrà a Barcellona dal 25 al 28 giugno. La solidarietà e la voglia di cambiare l’economia e il mondo camminano insieme da molto più di 5 generazioni
Sono trascorsi più di venti anni dalle prime riunioni conviviali, organizzate in principio all’interno dell’esperienza politica della Rete Lilliput. Un periodo lungo, intenso, caratterizzato da una fittissima rete di confronti, da molte esitazioni e da riflessioni profonde. Il movimento delle economie solidali è cresciuto e ha avuto le sue naturali mutazioni, ma molte di queste pratiche si sono rafforzate e continuano a cercare ostinatamente di trasformare l’economia e la società mettendo al centro le relazioni umane, l’ambiente e la comunità.
Il campo dei soggetti che compongono quel vasto movimento resta segnato da una straordinaria pluralità, manifesta con nettezza la sua obiezione al modello di sviluppo dominante e alla competizione come chiave di volta di ogni possibile affermazione e declina le sue ispirazioni e pratiche alternative articolandole ogni giorno nelle attività dei gruppi di acquisto solidale (Gas), nei distretti e le reti di economia solidale (DES) e nelle altre reti territoriali, nel commercio equo e solidale e nella finanza etica, nelle esperienze di economia sociale e solidale così come nelle reti sulla sovranità alimentare e nell’agrogeologia. Agli stessi principi e alla medesima condivisione di pratiche, si attengono molte altre forme partecipative e collaborative di economia, come le diverse realtà che fanno riferimento ai commons, le economie comunitarie e quelle femministe, i movimenti attenti alla prospettiva di genere, le esperienze di mutualismo sociale, l’imprenditorialità sociale, le economie del bene comune, quelle della decrescita e ancora altre reti e organizzazioni che, in diverso modo, si stanno contrapponendo ai modelli neoliberisti e rifiutano i dogmi capitalistici della crescita economica senza limiti e della finanziarizzazione dell’economia.
Alcuni di questi movimenti stanno provando ad avviare, nei territori in cui sono presenti, forme più o meno embrionali di raccordo e collaborazioni operative orientate alla costruzione di modelli “ecosistemici” che fanno ben sperare, visto che nella maggior parte di queste esperienze ancora prevalgono una forte frammentazione e, soprattutto, l’incapacità di perseguire visioni comuni di cambiamento.
Per dar forza alla possibilità di una visione comune, una trentina di realtà, tra reti locali e nazionali, associazioni e imprese solidali, il 18 e 19 gennaio a Roma, hanno dato vita alla Ries (Rete Italiana dell’Economia Solidale), un soggetto, che si propone come luogo di raccordo e promozione dell’economia solidale italiana, capace di aprirsi all’interazione con altre realtà che si muovono nella stessa direzione e di essere visibile ed efficace nell’offrire percorsi di “fuoriuscita” dal modello dominante. Uno spazio di aggregazione politico e sociale , aperto a realtà diverse, purché mosse da principi e obiettivi comuni. Uno spazio capace di esser parte e interlocutore dei nuovi movimenti che si stanno mobilitando per la difesa della terra ma anche di confrontarsi con le istituzioni e gli enti pubblici, con la finalità di promuovere e diffondere cultura e pratiche dell’economia trasformativa.
Sono stati molti i partecipanti, arrivati da diverse regioni d’Italia, alla due giorni costitutiva della Ries, che ha visto nel pomeriggio di sabato l’approfondimento di alcuni punti statutari e l’elezione dei 9 componenti del consiglio direttivo (Jason Nardi, Patrizio Monticelli, Domenico Maffeo, Davide Biolghini, Adanella Rossi, Virginia Meo, Diego Moratti, Pietro Negri, Maria Teresa Pecchini), mentre il giorno successivo l’assemblea ha aperto la discussione a tutte le realtà che intendono entrare in relazione e avvicinarsi al nuovo soggetto nazionale.
Un dibattito molto partecipato e ricco di spunti e aspettative, che saranno la base e il piano di lavoro della neonata associazione: identità e visione, percorsi unitari, valorizzazione territoriale, modelli di economia solidale, finanza etica, formazione, rapporti con altri movimenti e gruppi nazionali e internazionali, con il dichiarato obiettivo di offrire un’alternativa concreta al modello dominante e alla situazione di crescente crisi economica, ambientale, sociale e culturale.
Andrea Saroldi del Gas Torino, una delle memorie storiche di questo movimento, commenta: “Ho trovato molto utili queste due giornate, soprattutto per il confronto con diverse organizzazioni con cui nel passato non eravamo ancora riusciti a trovare forme organiche di collaborazione. Si tratta di una tappa importante per rafforzare la rete italiana e costruire nuovi e migliori circuiti di economia solidale”.
Alberto Castagnola, uno dei padri storici dell’economia solidale in Italia, è venuto in rappresentanza dell’Associazione della Decrescita: “È sempre emozionante assistere al rilancio di una esperienza, vedere un patrimonio di relazioni e di interventi, criticato ma non rinnegato, e aprire insieme nuovi percorsi più adeguati a un contesto caratterizzato da modifiche e cambiamenti sempre più accelerati. Se poi si partecipa in prima persona, mettendo a disposizione le conoscenze accumulate e indicando nuovi campi di azione, la gioia dello scambio e della condivisone si riscopre ancora una volta, c’è una base matura per incidere di più sulle nuove esigenze. E poi c’è la sensazione di un lavoro comune che, proseguendo un cammino ormai lungo, si rinnova e si espande”.
Diverse sono le sfide che questa nuova organizzazione intende raccogliere e portare avanti, tra esse spicca la creazione e il coinvolgimento delle reti territoriali, ad esempio nel sud, come ribadisce Virginia Meo, referente di Oltre Mercato Salento: “É una grande sfida quella che ci aspetta come RIES, perché dobbiamo essere capaci di valorizzare le nostre identità mantenendo uno sguardo diversificato, aperto e inclusivo. Abbiamo una storia di più di 20 anni alle spalle, ora è arrivato il momento di prendere collettivamente parola pubblica in Italia, per proporre percorsi e processi verso la costruzione di comunità solidali, valorizzando le nostre esperienze e pratiche e costruendo ponti ed alleanze con chi, organizzazioni, reti, forum, movimenti sociali, sta lavorando per le alternative possibili. Anche il sud Italia è ricco di esperienze innovative e rigenerative di economia solidale e dovrà esser capace di tessere reti e filiere capaci rappresentare questo enorme patrimonio di cambiamento”.
All’assemblea erano presenti anche diverse imprese dell’economia sociale solidale, come quelle del mondo del commercio equo e della finanza etica. Gianni Fortunati ed Elena Peverada del Consorzio CAES si dicono molto soddisfatti di questo avvio: “Finalmente un percorso iniziato da molti anni si struttura e diventa una realtà giuridica. Come CAES riteniamo che la credibilità della nuova RIES si giocherà molto sul saper riportare al centro dell’attenzione temi importanti per il consumo critico come i percorsi di finanza alternativa, le scelte di sostenibilità ambientale e sociale, l’attenzione alla solidarietà internazionale e la rivalutazione dei beni comuni. Solo in questo modo la rete saprà essere attrattiva e creare un’aggregazione reale”.
In molti dei presenti c’è poi la consapevolezza che il destino della Ries sarà legato alla sua capacità di stare nella società che cambia, come racconta Fausto Piazza di Bilanci di Giustizia: “La soddisfazione (tanta!) per essere giunti alla fine di un lungo cammino costellato di ostacoli, molti dei quali generati dagli stessi partecipanti a causa di sensibilità e visioni diverse sull’economia solidale, non deve nascondere che il nuovo cammino che si apre per la RIES è un percorso in salita.
Ai giovani che si mobilitano sui temi legati al cambiamento climatico, ma anche agli strati più fragili della società che più pagano il prezzo di un sistema che porta alla catastrofe, bisognerà indicare esperienze già realizzate che dimostrino che è possibile anche su larga scala un’economia diversa da quella capitalista di mercato. Al tempo stesso, servirà ribadire che stili di vita sobri e con essa coerenti non sono di ostacolo a una vita buona e ricca di relazioni, ma, anzi, ne sono il presupposto. Tenere insieme l’impegno per la trasformazione socio-economica e per il riorientamento del proprio modo di vivere è l’unico modo che la RIES ha ed avrà per essere credibile e, con ciò, contribuire ad espandere nei territori e nel Paese l’economia solidale che è già fra noi”.
Altro tema emerso è quello della connessione di questo movimento con le diverse esperienze internazionali che si stanno muovendo sulle questioni dell’economia trasformativa. Soana Tortora, di Solidarius Italia, ricorda che “questa assemblea conclude un percorso che parte da lontano; un percorso che unisce già oggi – e ancor più intende unire – differenze e diversità per trasformare cultura e pratiche del fare economia. Un compito tanto difficile quanto urgente e per il quale tutti e tutte dobbiamo mettere insieme le forze anche con altre esperienze internazionali. L’ appuntamento su cui occorrerà concentrarsi è il prossimo Forum Mondiale delle Economie Trasformative che si terrà a Barcellona dal 25 al 28 giugno”.
Un’altra interessante riflessione sul senso di questa sfida è quella che propone Giuditta Peliti della Fondazione Banca Etica: “Quando penso alla rete immagino concretamente la “maglia di corda, di elasticità opportuna, predisposta a salvaguardia di acrobati e trapezisti”, quella messa a protezione, ma su cui acrobati e trapezisti, a fine esibizione, saltano e rimbalzano liberandosi della tensione donando al pubblico evoluzioni corporee affascinanti. Se “senza rete” le nostre esperienze ed imprese potrebbero essere “esibizioni rischiose e temerarie”, con la concretezza di una rete annodata ben tesa ed elastica potremmo non solo sentirci protetti ma, saltandoci, rimbalzare e andare oltre…insieme”.
In fondo, forse, non è un caso che questa iniziativa nasca vent’anni dopo i primi movimenti di protesta globale comparsi a Seattle, poi nei Forum Sociali Mondiali e, via via, in tante iniziative di mobilitazione e disobbedienza dal basso che provano a riappropriarsi della propria esistenza. Oggi più che mai queste forme di resistenza, sempre più diffuse e multiformi, devono dimostrare di saper realizzare una nuova economia fuori dall’economia di mercato, a partire dal livello locale, dove si possano sperimentare non progettualità testimoniali e residuali ma modelli alternativi di produzione, distribuzione, consumo e risparmio e dove le persone, l’ambiente e le comunità sono rimesse al centro del processo di soddisfazione delle proprie necessità.
Tra le molte altre cose, ci sarà naturalmente bisogno di costruire una nuova narrazione del concetto di economia, magari riportandolo a una dimensione primaria, quella della soddisfazione delle necessità essenziali per una comunità. Una metamorfosi dell’agire economico non può non essere intimamente legata al nostro essere sociale, se non riusciremo a riappropriarci di quella dimensione, non potremo dare risposte alle domande di equità e giustizia sociale e ambientale che, giorno dopo giorno, stanno diventando più urgenti e davvero essenziali in tutto il pianeta.
claudio pozzi dice
Il resoconto di un importante appuntamento che vede protagonisti molti degli amici partner di WWOOF Italia e molti altri che lo potranno diventare
Cattelan Valentina dice
L’articolo mi è piaciuto, sono interessata, vista anche la situazione attuale, ad approfondire questo campo di conoscenze ed esperienze.