La briganta è il primo romanzo di Maria Rosa Cutrufelli, scrittrice siciliana femminista, saggista, ricercatrice storica e sociale sempre dalla parte delle donne. Dopo anni di studi del Sud e delle donne, l’autrice pubblica questo romanzo storico, ambientato tra il 1861 e il 1883, per raccontare la storia di una giovane donna ribelle del meridione italiano: la storia comincia dopo l’Unità d’Italia che costruisce l’antagonismo tra il nord, ricco e arrogante, e il sud orgoglioso e tenace nella costrizione di una nazione che non rispettava né la sua storia né la sua sopravvivenza e continuazione.
Il romanzo è stato pubblicato la prima volta nel 1990 con una casa editrice, La Luna di Palermo, creata da una cooperativa di donne che purtroppo non c’è più. La storia però ha avuto altre edizioni, per cui La briganta resta un testo che rimanda a una figura atipica e molto moderna del fenomeno del brigantaggio, quella femminile: ci furono veramente le donne combattenti, punite e torturate come donne una volta catturate.
Ho avuto la fortuna di leggere questo romanzo nell’edizione originaria, a volte il feticismo invade anche la lettura.
Margherita, questo è il nome della protagonista, nasce benestante ma femmina, per cui deve abbandonare il suo periodo di crescita culturale proprio della sua classe sociale, perché non può ribellarsi al padre che a certo punto la obbliga a essere una giovane sposa, nonostante un’educazione familiare che prevedeva la letteratura, la musica, la conoscenza anche per lei. La sua storia matrimoniale diventa la perdita della soggettività e una violenza agita a cui lei, alla fine, risponde: Margherita, nel marzo del 1861, uccide il marito e fugge nella notte, scalza e agitata, alla ricerca della libertà. Incontra il fratello, già unitosi con le bande di briganti della zona, che la porta nel suo gruppo dove la giovane viene curata e assistita da un’altra giovanissima donna, che come lei si era unita alla banda ma per amore, per seguire fedelmente il capo Carmine Spaziante, mezzadro della famiglia di Margherita diventato stratega e feroce per la necessità di sopravvivere. Sì, perché il Regno d’Italia promosse senza pietà gli interessi di alcuni ricchi, togliendo le terre da coltivare ai proprietari oppositori e ai contadini, che vivevano di un lavoro che non riuscivano più a trovare.
Margherita diventa allora briganta, vestendosi come un uomo e tagliandosi la folta chioma, scegliendo di essere combattente e protagonista, invece che moglie e gregaria. Alla fine è catturata dai soldati del re piemontese con i compagni, scontando come loro una pena eterna e crudele. I suoi ricordi si snodano nel tempo della fuga e la ribellione, con il racconto della vita, prima e dopo, il periodo della sua adesione a chi voleva combattere l’ingiustizia.
Ambientato in un Sud ancora in parte rivolto allo splendore di epoche lontane, quando il Meridione era anche terra di progresso e sperimentazione, il romanzo descrive in modo delicato i passaggi fondamentali di una giovane donna che rifiuta il destino di genere di moglie, applicando lei stessa la violenza perché necessaria alla sua vita e a quella del suo popolo; tutto lo scritto rimanda a una ricerca storica profonda, che la scrittrice ripropone nella forma di romanzo. Maria Rosa Cutrufelli descrive con attenzione l’incontro con le comunità e i paesi, dove la religione diventa momento di incontro per sobillare gli indecisi, per riunire i rivoltosi; difendere, battersi con le forze armate meglio equipaggiate delle schiere di contadini, armati soprattutto del coraggio e dell’aiuto delle famiglie. Il brigantaggio sarà sì sconfitto, ma soprattutto verrà descritto come un fenomeno ingiusto, “si intendeva quasi sempre il movimento caotico, tumultuario e punteggiato di ferocia, dei contadini per impadronirsi della terra”, come scriveva Antonio Gramsci nei suoi Quaderni del carcere.
La decisione della monarchia sabauda di predare il Sud d’Italia, considerato barbaro e violento, unì gli industriali del Nord e i latifondisti meridionali, portando alla ribellione, alla renitenza alla leva obbligatoria, alla presa delle armi, a non pagare le ingenti tasse imposte per investire nelle fabbriche del Nord. Margherita incontra nella sua fuga di libertà i luoghi di nascita, le persone conosciute; nelle sagre paesane e nelle processioni dei paesi, eventi collettivi a cui lei stessa aveva sempre partecipato: si mischiano i ricordi e la nuova dura realtà, dove lei stessa e l’altra briganta, la Bizzarra, assistono in quanto donne con ruoli ambigui, né donne e né uomini, addirittura quasi streghe. La Bizzarra, infatti, di cui non si saprà nulla della sua storia pregressa, cura le ferite degli ex contadini negli scontri con i bersaglieri piemontesi con le erbe e le parole della guarigione, preghiera sacra e profana che solo le donne potevano esercitare.
La libertà dura pochi mesi: la Briganta ritorna Margherita, imprigionata a vita, pagherà la ribellione come sepolta viva. Ma il ricordo di ciò che ha vissuto rimane, e va oltre i muri della prigione, arriva a noi con lo sguardo sensibile di una scrittrice dell’oggi, femminista, del Sud.
Maria Rosa Cutrufelli – La briganta. Edizioni La Luna, Palermo, 1990. Attualmente, il romanzo esiste nell’edizione e-book di Sperling & Kupfer, 6,99 €.
Gli scritti di Maria Rosa Cutrufelli si trovano in diverse biblioteche italiane.
Questo articolo fa parte di Granai per la mente, uno spazio dedicato ai libri a cura di Cristina Formica (sociologa, femminista, autrice di È capitato anche a me. Diario delle molestie nella vita di una donna, edito da Red Star Press)
Nilde dice
La storia del brigantaggio mi affascina anche se sono approdata a questo pezzo di storia in tempi purtroppo molto recenti. Mi dispiace che questo libro sia solo e-book … avevo già voglia di recuperarlo nella libreria del mio amico libraio