Non solo esiste ma, affinando e irrobustendo le proprie capacità di resistere, si è sviluppata la possibilità di vivere adottando stili di vita differenti e trasformando radicalmente l’economia predatoria motore di crisi permanenti e sovrapposte che aggrediscono l’ambiente, la socialità e perfino la convivenza tra le forme di vita che abitano il pianeta. Quella alterità del mondo che nelle giornate genovesi del 2001 – segnate sì da violenza e repressione inaudite ma anche da grandi speranze – era poco più di un’invocazione, oggi è un’esperienza reale e concreta di società “solidale” capace di leggere i bisogni, di organizzarsi e di agire. Lo si è visto in modo inequivocabile perfino durante la pandemia. Un vero e proprio antivirus sociale, che oggi è chiamato a nuove essenziali sfide. A cominciare da un sapersi raccontare all’altezza dei tempi e dalla costruzione di una nuova narrazione del concetto di economia, riportato alla dimensione primaria della soddisfazione delle necessità essenziali per la comunità

La pandemia di Covid-19 ha reso evidenti le fragilità di questo modello economico portando al collasso sistemi sociali ed economici globali e locali. Questa economia predatoria è il motore di crisi permanenti e sovrapposte (finanziaria, economica, ecologica e di giustizia sociale) che aggrediscono sempre più pesantemente la convivenza umana e i nostri stili di vita.
Queste crisi non sono subite e pagate allo stesso modo ai diversi livelli economici e sociali delle nostre comunità, i sistemi territoriali hanno reagito anch’essi in modo completamente diverso nel corso di questi anni.
La “società solidale” pensata e praticata in questi ultimi vent’anni, cresciuta anche grazie alla visione e alla spinta prodotta dal movimento di Genova nel 2001 e poi al Forum sociale di Porto Alegre, è emersa in modo inequivocabile come vero antivirus sociale in questa pandemia. Ha dato forza e creato legami di nuovo mutualismo fondamentali per tutte le comunità e i territori marginalizzati e si è dimostrata capace di attivare reti capillari di prossimità dimostrando un’importante capacità di lettura dei bisogni, operatività organizzativa e di intervento.
Questa attivazione non nasce dunque dal caso, ma è sicuramente il frutto di un vasto movimento attivo che a partire da Genova (ma in molti casi anche prima), per decenni ha dato segno di una straordinaria pluralità, che declina le sue ispirazioni e pratiche alternative articolandole ogni giorno nelle attività dei gruppi di acquisto solidale (Gas), dei distretti e le reti di economia sociale e solidale e nelle altre reti territoriali, nel commercio equo e solidale, nella finanza etica e negli spazi recuperati al bene comune.
Agli stessi principi e alla medesima condivisione di pratiche, si attengono molte altre forme partecipative e collaborative di economia, come le diverse realtà che fanno riferimento ai commons, le economie comunitarie e quelle femministe, i movimenti attenti alla prospettiva di genere, le esperienze di mutualismo sociale, l’imprenditorialità sociale, le economie del bene comune, quelle della decrescita e ancora altre reti e organizzazioni che stanno portando avanti visoni incentrate sul modello di un’ecologia integrale (Fridays for future e Extinction Rebellion).
Sono esperienze che puntano a una trasformazione radicale dell’economia, promuovono nuovi modelli socioeconomici a cui tendere, come quello dell’economia di cura, dell’economia dei beni comuni, dell’economia delle comunità, dell’economia generativa e trasformativa, che tutte si fondano sul concetto dell’ecologia integrale.

Un modello che non sia da misurare in termini di PIL ma che utilizzi indicatori di “ben-essere” legati alla qualità della vita delle persone e alla salute del pianeta.
Oggi più che mai queste forme di resistenza, sempre più diffuse e multiformi, devono dimostrare di saper realizzare una nuova economia fuori dall’economia di mercato, a partire dal livello locale, dove si possano sperimentare non progettualità testimoniali e residuali ma modelli alternativi di produzione, distribuzione, consumo e risparmio e dove le persone, l’ambiente e le comunità sono rimesse al centro del processo di soddisfazione delle proprie necessità.
C’è bisogno, però, di conquistare ancora più spazio pubblico e massa critica se vogliamo che il cambiamento risalga le scale dei Palazzi. Per farlo, dobbiamo ripensare l’agire politico a partire dai territori dove queste esperienze sono più radicate per verificarne la capacità di trasformazione sociale e poi economica dei territori e delle istituzioni, al di là dell’affetto o dell’immedesimazione che questa o quella singola pratica possa suscitare nel proprio raggio d’azione sull’onda dell’emergenza o della moda.
Se l’economia che vogliamo è quella ecofemminista della cura del sé, dell’altro da sé e del pianeta, saranno le reti di relazioni tra persone e comunità a dover funzionare come “garanzia” (prima di qualsiasi indicatore numerico).
È il concetto del limite, e non quello della crescita indefinita, a dover informare la pianificazione anche gestionale delle attività economiche, a partire da produzione e consumo. Le esperienze di partecipazione, autogestione e mutualismo pre e post Covid dimostrano concretamente il significato vivo di democrazia, condivisione e ridistribuzione. Per necessità, ma anche per scelta.

La sfida di costruire una nuova narrazione del concetto di economia, riportandolo a una dimensione primaria, quella della soddisfazione delle necessità essenziali per una comunità è centrale.
Una metamorfosi dell’agire economico è intimamente legata al nostro essere sociale, se non ci riappropriamo di questa dimensione, non saremo in grado di dare risposte alle domande di equità e giustizia sociale e ambientale che stanno diventano ogni giorno più urgenti ed essenziali a livello globale.
Oggi, rispetto all’inizio del secolo, abbiamo reso più concreta e praticabile quella narrazione racchiusa nello slogan “Un altro mondo è possibile” perché l’altro mondo esiste ed è sempre più necessario che si affermi, per poter assicurare l’esistenza e la convivenza sociale al mondo che verrà.
Articolo tratto dall’mag-book ReWriters il numero 7/2021 è un monografico sul tema della solidarietà, della cooperazione, dell’associazionismo, dell’integrazione, dei diritti e dell’inclusione
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