Cosa accade a place de la République, a Parigi, dopo lo sgombero dell’11 aprile? Il movimento Nuit debout, che ha cominciato la mobilitazione il 31 marzo, non sembra più di tanto sorpreso dal clima di repressione e con ostinazione continua a tornare sulla piazza e in altri quartieri della periferia.
Diverse “costruzioni” messe su nei giorni scorsi a place de la République (da molti ribatezzata Place de la Commune) – raccontano quelli di Reporterre.net – sono state rimosse e sostituite da veicoli della polizia. Tuttavia, già lunedì pomeriggio i manifestanti hanno cominciato ad affollare nuovamente e lentamente la piazza, ora circondata da oltre trenta camion blu e bianchi. “Per tutto il giorno hanno impedito raggruppamenti” ha raccontato uno studente. Lunedì e martedì la tensione è rimasta palpabile, anche se i dibattiti delle Commissioni si sono svolti come nei giorni scorsi. Anche la mensa gratuita, inizialmente aggredita dalla polizia, ha svolto il suo prezioso lavoro.
Clemence, tra gli altri, ha continuato a rassicurare chi arrivava nella piazza: “Sì, l’Assemblea Generale avrà luogo anche nei prossimi giorni, abbiamo l’autorizzazione della prefettura fino a mezzanotte”. Secondo Clemence, la massiccia presenza delle forze di sicurezza è destinata soprattutto a intimidire il movimento: “Vogliono scoraggiarci, facendo temere una evacuazione forzata…”.
Naturalmente le assemblee di lunedì e martedì sono state dedicate in buona parte alla questione dei rapporti con la polizia. Martedì è accaduta anche un’altra cosa: il comune ha tagliato la luce di place de la République: per questo migliaia di persone sono tornate piazza in tarda serata portando lucine di tutti i tipi per potere illuminare la piazza. Martedì sera, dice Pablo “la piazza era piena di gente che brillava, come se fossimo delle lucciole”.
Al vento di speranza che soffia da Parigi (e da altre sessanta città francesi), e che va molto oltre la protesta contro la riforma del lavoro, sono dedicati questi articoli:
Che nessuno entri se non è in rivolta
Appunti di un “15maggista” spagnolo sulla Place de la République di Parigi: tutte le persone con cui parlo sono convinte che i movimenti come questo sono l’unico antidoto possibile contro l’ascesa del Front National
Conosciamo soltanto il punto di partenza
Nuit Debout (Notte in piedi) è, prima di tutto, la storia di incontri. Quasi casuali, tra un film e un progetto di legge, tra lotte che si affiancano senza unirsi. Ecco cosa è successo da alcuni mesi in Francia e che ha portato all’inimmaginabile: la nascita di un movimento senza leader e senza decisioni centralizzate, un movimento con i suoi media, un movimento di persone convinte che le cose possono cambiare. “Stiamo per tracciare un fossato molto profondo col vecchio mondo”, dicono. Per andare dove? “Conosciamo il punto di partenza, non quello d’arrivo”. Place de la République è stata evacuata lunedì 11 aprile, le assemblee del movimento decideranno le nuove forme di protesta e di incontro. La società è in movimento
Insicurezza e utopia. A proposito di Parigi
Se guardiamo il movimento Nuit Debout in un orizzonte ampio possiamo abbandonare la dimensione economica come unità di misura del vivere umano e cogliere i segnali di cambiamento rispetto a ciò che consideriamo reale e possibile. Nonostante l’insicurezza resti l’umore esistenziale diffuso nell’Occidente (e nonostante lunedì 11 aprile Place de la République sia stata evacuata, le assemblee del movimento decideranno le nuove forme di protesta e di incontro), Parigi dimostra che è possibile far saltare confini che sembrano tracciati una volta per sempre e far emergere sulla scena del mondo passioni e legami nuovi. «Nel momento in cui il tempo sembra fermarsi per la perdita del suo orizzonte futuro, si fa strada, paradossalmente, quella forza insopprimibile nell’esperienza umana che è l’utopia, sospensione di luoghi e tempi “dati”, che apre la strada a tutto ciò che è ancora “possibile” – scrive Lea Melandri – È come se aver intravisto la fine della propria storia e della propria cultura potesse essere la condizione per riconoscere che altre e molteplici sono le alternative concesse alla specie umana. Questo spiega perché la ”società del rischio” muova, al medesimo tempo, paure e speranze, impotenza e dinamismo, nostalgie comunitarie e potenziamento dell’autonomia del singolo… »
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