di Luciana Bertinato*
Con un libro si possono fare tante cose. Ad esempio, farlo viaggiare prendendolo in prestito e lasciandolo in posti concordati in città. A Soave (Verona) l’idea è venuta a nonno Luigino Castegnaro, che ha costruito una casetta di legno, diventata subito una piccola biblioteca spontanea, e l’ha donata alla nipote Monica Battiti. Giorno dopo giorno, intorno alla postazione a due passi dal municipio, è cresciuto l’interesse e sempre più persone e bambini prendono un libro, lo leggono e lo restituiscono. Qualcuno lascia libri in dono da condividere.
Prendendo spunto da questa iniziativa, “SoaveCultura” ha proposto al nonno la costruzione di alcune “casette dei libri” – come le chiamano i bambini – dislocate in vari punti del paese accessibili a tutti. Con un semplice desiderio: far circolare libri e conoscenze, gratuitamente, senza pretese e con gioia. Sono sei le postazioni con la scritta “Prendi un libro, lascia un libro”. Dove trovarle? Se passate per Soave cercatele sulla mappa della città disegnata dai bambini: una è fissa in piazza Mercato dei Grani, accanto alla tabaccheria di Orietta Magrinello, le altre sono mobili, gestite rispettivamente da: Marco Martini, Lella Frassoldati, Monica Battiti, Cristina Prealta e Gianluca Dal Bosco, Sara Sambugaro e Roberto Pierbon, titolari dei rispettivi negozi ed esercizi pubblici, che ogni giorno se ne prendono cura insieme ai volontari.
L’inaugurazione delle Piccole Biblioteche Spontanee si è tenuta il 24 ottobre scorso, in piazza Mercato dei Grani, in una mattina di sole, alla presenza dei bambini e dei ragazzi delle Scuole dell’Infanzia, primaria e media, di nonno Luigino e di una rappresentanza dell’Amministrazione comunale che sostiene il progetto. Tra il sorriso e le risate degli scolari, l’attrice e regista della compagnia “BattiPalco”, Giulia Magnabosco, e la bibliotecaria Vittoria Scrinzi hanno animato le storie Lùcia Jà-Vou-Indo di Maria Heloisa Penteado, La venditrice di lampade e nasi di Alejandro Jodorowsky e un brano tratto da Il barone rampante di Italo Calvino.
Gli scambi, iniziati sin dai primi giorni, proseguono in forma costante anche nella minuscola casetta posta dalle insegnanti sul davanzale della Scuola dell’Infanzia “Principe di Napoli”. Non è raro vedere qualche piccolino che, in braccio a mamma o papà, si avvicina curioso, apre la porticina, prende un libro e lo sfoglia. Poi lo ripone, ne prende un altro e lo annusa, poi un altro ancora ma senza convinzione. Infine, con un nuovo tentativo, trova una storia che gli piace e corre via con occhietti felici e manine chiuse a custodire un tesoro!
Il senso di questo progetto è racchiuso nelle parole della piccola Alice: “Che bello leggere e trovare dei libri per noi bimbi in piccole casette!”. E in quelle di Tea, alunna di scuola media: “Ho preso un libro che si chiama La bambina che mangiava i fiori. Spero sia interessante. Mi piace molto quest’idea, la trovo originale“. Alcuni cittadini ci hanno segnalato il rischio che le piccole biblioteche restino vuote. È possibile che qualcuno se ne approfitti? Sì: c’è questo rischio, ma non interrompe la circolarità. Quando capita, a volte è perché quei libri sono arrivati a qualcuno che aveva un bisogno, magari poco sano, ma non meno bisogno. E una comunità è tale anche quando si fa carico dei bisogni di tutti; anche quando li fa emergere e cerca di affrontarli. La circolarità non esiste solo nell’istante dello scambio, in cui tanto prendi e tanto dai – esiste anche su un tempo più lungo in cui doni oggi e prendi domani (o viceversa), o in cui dai qualcosa e prendi qualcos’altro, dài un libro e hai in cambio una comunità migliore. È l’idea che ha ispirato Todd Bol, fondatore del movimento Little Free Library, a creare una rete molto estesa di book-crossing, che usa piccoli contenitori per favorire la circolazione di libri tra lettori. Una consuetudine ormai diffusa in tutto il mondo: i libri che girano sono cose di cui si parla o che faranno girare storie, ma sono anche un pensiero per gli altri che ci stanno intorno, nel momento in cui li prendiamo o li lasciamo.
https://comune-info.net/2014/07/parlo-coi-muri/
“SoaveCultura” ha promosso questo nuovo progetto con la consapevolezza che i libri – così come l’arte e la musica – possono aiutarci a crescere insieme, a rendere il fare e il pensare cose di utile bellezza, a migliorare la qualità della vita di tutti coloro che abitano un paese bellissimo come Soave. L’associazione ha ringraziato i molti cittadini che hanno messo a disposizione delle bibliotechine i propri libri, ai quali si sono aggiunte le seguenti opere donate dagli autori: Bianco come Dio del giovane Nicolò Govoni, Il druido, la spada e il corvo di Guido Maria Giordano, 999 vite di Nadia Busato e Anime mute di Andrea Gerosa. Solo con la collaborazione di tutti, grandi e piccini, le Biblioteche Spontanee potranno diventare un’occasione per promuovere la lettura, far incontrare le persone, sviluppare legami di reciprocità, favorire l’integrazione tra culture diverse. Buoni scambi e felici letture a tutti perché, come scrisse Emily Dickinson:
“Nessun vascello c’è che, come un libro, possa portarci in contrade lontane”.
Fonte originale: PERCORSI, periodico culturale pubblicato in collaborazione con l’associazione “SoaveCultura” (che raccoglie sessanta volontari: persone con appartenenze culturali e politiche differenti che considerano la cultura un bene comune, che vogliono migliorare la qualità della vita di tutti coloro che abitano Soave con un’attenzione particolare verso i bambini e i ragazzi)
Luciana Trovato dice
Qui ad Acireale (Catania) ce l’abbiamo. Spesso ho preso e anche lasciato libri. È una bellissima iniziativa.