Acea e Comune di Roma tentano di chiudere le fontanelle di Roma. Una scelta odiosa e stupida che non fa risparmiare acqua, le perdite riguardano infatti la rete obsoleta, ma che impedisce l’accesso a dieci mila senza dimora. Quali sarebbero le fontanelle già chiuse? Quali quelle che rimarranno aperte? Come spesso accade non è facile trovare le informazioni, nonostante la “moda” degli open data e la “retorica” della trasparenza. Alcune risposte in una mappa preparata da una rete dal basso. Intanto dopo le prime proteste la giunta sembrerebbe tornare indietro
di Reter
Il 3 luglio 2017 è partito a Roma il provvedimento “emergenza acqua”. Acea Ato 2 con una decisione unilaterale, in linea con quanto auspicato dal ministro Gian Luca Galletti, sta chiudendo le 2.800 fontanelle di Roma. Note in tutto il mondo come i “nasoni”, erogano acqua ai romani e a tutti coloro che ne necessitano dal 1874, anno in cui furono installate da Luigi Pianciani, primo sindaco della città dopo l’unità d’Italia. I nasoni sono “colpevoli” di un consumo pari a nemmeno l’1 per cento della distribuzione idrica cittadina. La loro chiusura procederà al ritmo di trenta al giorno fino a lasciarne aperti solo 85, quelli utilizzati dall’Asl e Acea stessa per i controlli sulla potabilità dell’acqua.
Quali sono le fontanelle già chiuse? Quali quelle che rimarranno aperte? Come spesso accade non è facile trovare le informazioni, nonostante la “moda” degli open data e la “retorica” della trasparenza, pubblicate in modo corretto e facilmente comprensibili per gli umani e i computer tramite i quali sarebbe possibile rappresentare i dati in automatico, per esempio su una mappa. Noi almeno non le abbiamo trovate e speriamo di essere smentiti.
Ecco come appare l’elenco pubblicato delle 85 fontanelle che rimarranno aperte:
“1 Viale Cina-viale Fosso del Torrino; 2 Castel Fusano, piazzale del Cinghiale interno pineta; 3 Castel Fusano, 110 cancello spiaggia libera; 4 Ostia, piazzale Cristoforo Colombo; 5 Fiumicino, ecc…“
Queste fontanelle sono state già mappate da “Repubblica” ma è una mappa parziale (sono circa la metà), oltre che chiusa, su piattaforma proprietaria (Google Maps) e con localizzazioni tal volta errate. Insomma, un’inutile mappa decorativa, un’interpretazione superficiale del data-driven journalism. La mappa invece delle fontanelle riportata sul sito Acea, oltre a non brillare per precisione a essere anche questa una piattaforma proprietaria (Esri), non riporta nessuna informazione sulle fontanelle chiuse o quelle che rimarranno aperte e soprattutto i dati non sono aperti e riusabili.
ReTer ha mappato i nasoni, grazie alla base dati presenti in OpenStreetMap da cui ha estratto le fonti di acqua potabile presenti a Roma e Fiumicino, mappato l’elenco delle ottantacinque fontanelle che rimarranno aperte e mappate le “case dell’acqua”. Il tutto su base cartografica della mappa ciclabile (sempre di OSM) con l’indicazione dei confini municipali di Roma e del comune di Fiumicino. I dati ovviamente sono tutti open, scaricabili e riusabili:
Visualizza la mappa a schermo intero
Fin qui per quanto riguarda i dati, dati pubblici come giustamente osserva Andrea Borruso usando proprio la metafora dell’acqua. Dati che dovrebbero essere bene comune, proprio come l’acqua.
Entrando nel merito del provvedimento parliamo ora di acqua, un bene essenziale per l’esistenza della vita su questo e, molto probabilmente, su altri pianeti.
Chiudere le fontanelle di Roma è veramente utile per risparmiare acqua? L’operazione ha sollevato molti dubbi, tra i quali il sospetto di uso strumentale dell’emergenza. Codacons ha annunciato una denuncia per interruzione del servizio pubblico giudicando negative le conseguenze per gli utenti. La Croce rossa ha chiesto la riconsiderazione del provvedimento perché mette a rischio le persone senza dimora che ne usufruiscono per bere e lavarsi. L’Associazione 21 luglio ha lanciato un presidio quotidiano in Campidoglio contro la chiusura dei nasoni per i possibili effetti deleteri che ciò causerà alla vita quotidiana di migliaia di persone tra cui anziani, bambini e neonati. Un’emergenza “che fa acqua da tutte le parti”, per dirla con le parole del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. Ma questi sono solo alcuni esempi del coro di associazioni e organizzazioni che si è sollevato contro l’iniziativa. E poi ovviamente c’è l’opposizione che accusa la giunta capitolina di essere incoerente con l’impegno dichiarato in favore dell’acqua pubblica.
Il dubbio principale è: ha senso rincorrere un risparmio dell’1 per cento a fronte di uno spreco di quasi il 50 per cento dell’intera portata idrica causata dalle dispersioni di una rete obsoleta e gravemente danneggiata? Un’operazione che rischia di causare ulteriori danni alla rete stessa perché una delle funzioni svolte dai nasoni – tra i motivi principali per cui furono installati nel 1874 – è quella di alleggerire l’infrastruttura dalla pressione che aumentando potrebbe causare il cedimento delle tubazioni.
I vantaggi di questa iniziativa quindi sembrerebbero irrilevanti se non inesistenti.
Ma vediamo nel dettaglio quale sia l’utilità dei nasoni e quali i rischi della loro chiusura:
– come già detto, primo fra tutti, il rischio di ulteriori danni all’infrastruttura, che incrementerebbero la quota attuale, già estremamente rilevante, di dispersione;
– il venir meno di una funzione fondamentale del continuo scorrimento dell’acqua, quella sanitaria che riduce lo sviluppo e la diffusione di batteri;
– proprio nei giorni di maggior siccità le fontanelle garantiscono l’accessibilità all’acqua potabile alle 10.000 persone senza dimora che si stima siano quotidianamente presenti per le strade di Roma e utilizzano i nasoni per bere, refrigerarsi, lavarsi e cucinare;
– l’accesso all’acqua potabile pubblica permette a turisti e cittadini di non sottostare a speculazioni commerciali che sicuramente sarebbero alimentate dall’interruzione di erogazione di questo bene primario. A vantaggio anche di un minor uso di bottiglie di plastica che stanno innondando il mondo;
– aumenterebbe il rischio per le fontane storiche che rimarrebbero unica fonte disponibile per refrigerarsi nei momenti più caldi;
– i nasoni sono anche fonte di approvvigionamento essenziale di acqua per mercati rionali e per i chioschi stradali di fiori, nonché per chi si prende cura di aiuole, parchi pubblici in stato di abbandono e orti urbani;
– fonte di abbeveraggio per cani, sportivi e ciclisti urbani.
Il bilancio perciò pende enormemente sul lato dei risvolti negativi di questa iniziativa, ai quali si aggiunge il timore che vi sia una intenzione di fare dell’acqua una fonte di profitto. E a questo proposito appare un campanello di allarme l’iniziativa di rendere a pagamento i distributori di acqua refrigerata, le “case dell’acqua”, installate a partire dal 2014 per il Giubileo (e per le quali Acea prevede ulteriori collocazioni). Lo stesso ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, rispondendo qualche giorno fa a un’interrogazione parlamentare, ha puntato il dito sui Comuni che ancora non hanno privatizzato il servizio trasferendolo al gestore unico del Servizio idrico integrato. E quindi Acea, la Spa quotata in borsa e controllata di fatto dal gruppo Caltagirone. Tutto ciò accade durante una fase in cui a Roma si ragiona sulla razionalizzazione delle società partecipate instradata verso la cessione delle quote comunali in Acea, in perfetta continuità con tutte le giunte precedenti. Una eventualità di recente confermata sul quotidiano La Stampa dal presidente di Acea, tra i rallegramenti per i successi del titolo in borsa.
Un passo indietro per questa città che si dimostra sempre più ostile verso le fasce più disagiate e bisognose di accoglienza e assistenza. Un attacco al diritto universale di accesso all’acqua come bene comune primario stabilito per legge dopo il referendum del 2011.
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Fiorella Palomba dice
L’avevo scritto tempo fa. Vale sempre.
https://www.tripadvisor.it/ShowUserReviews-g187791-d5570716-r429196708-Nasoni_Fontanelle_Pubbliche-Rome_Lazio.html#REVIEWS
Nazzareno dice
Sono stato impegnato per tre anni nella campagna referendaria sull’acqua nel territorio Piceno e conosco abbastanza le dinamiche dei consorzi idrici pubblici o privati che siano. Ovviamente quella di chiudere le fontane è palesemente una scusa per gettare fumo negli occhi ai cittadini con il miraggio del risparmio e sicuramente per accontentare qualche intollerante dei senza dimora italiani o stranieri che siano.
Detto ciò non si potrebbe in maniera più semplice proporre all’Acea e al Comune di mettere dei rubinetti alle fontane facendo parallelamente una massiccia campagna di informazione ai cittadini per il non spreco?
Buona giornata.
mario dice
La decisione di chiudere temporaneamente i ‘nasoni’, è stata avviata su iniziativa dell’azienda gestore del Servizio Idrico integrato dell’Ato2, Acea Ato2.
La mozione approvata nel consiglio di Roma Capitale impegna l’amministrazione a:
-Istituire un tavolo per la ripubblicizzazione dell’acqua di Roma e provincia.
-Gestire il servizio idrico con criterio, scorporando quanto ancora disponibile dei 3 milioni destinati ad installazione di “casette dell’acqua”. I fondi non ancora utilizzati saranno investiti per la manutenzione delle reti idriche, depurazione e fognature, opere necessarie e urgenti previste anche dall’ultimo Piano d’Ambito approvato il 27 luglio 2016.
-Richiedere al gestore di destinare una quota adeguata degli utili derivanti dalla gestione idrica agli investimenti sulla manutenzione dell’infrastruttura.
Il nuovo management di Acea è impegnato a perseguire questi obiettivi tanto che a maggio il gestore ha svolto una ricerca sulle reti (indagine che non veniva effettuata da anni) facendo risparmiare in poche settimane già 500 litri di perdite al secondo.
Per quanto riguarda le “casette dell’acqua” , già oggi il servizio non è gratuito e viene pagato in bolletta da tutti i cittadini. Con la proposta approvata dall’Assemblea Capitolina, come già avviene in altre città italiane, pagherà 5 centesimi al litro esclusivamente chi usufruisce del servizio.
I 2.500 “nasoni” una volta superata la crisi idrica (oggi ne sono stati chiusi meno di una trentina e viene verificato quotidianamente che venga seguita l’indicazione della loro funzione sociale ), continueranno ad erogare gratuitamente acqua per tutti i cittadini e turisti, contribuendo a ridurre la produzione di rifiuti nel rispetto del piano di gestione materiali post-consumo approvato da Roma Capitale.
carla dice
Estate 2017 vengono chiuse molte fontanelle a Roma per via della siccità: Settembre 2017 giro per il mio quartiere e noto che le fontanelle, peraltro senza rubinetti, poste in zone con esercizi commerciali (vedi bar) sono aperte e l’acqua scorre. Aspetto qualche giorno che riaprano anche le fontanelle chiuse nel parco di Via Appiano dove ci sono due fontanelle dotate di rubinetto. Oggi 25 settembre 2017 dopo aver telefonato al Comune di Roma che mi ha scaricata all’acea, cui ho anche chiamato e che mi ha detto che dipende dal Comune, continuo a notare che non c’è acqua. Quest’estate questo stesso parco è stato chiuso per lavori (ben riusciti) ed i primi giorni di chiusura si poteva notare dal cancello che la fontanella, dotata di rubinetto, era aperta e l’acqua scorreva; forse ad agosto ancora non si sapeva che c’era la siccità? Quando si potrà riavere l’acqua ed a chi bisogna chiederla?
Cristina ravagli dice
Oggi 3 ottobre, fontanella di Ponte Mammolo. Tristezza assoluta. Dopo l’emergenza idrica dal primo ottobre, le fontanelle sarebbero ritornate a svolgere il loro compito nella città di Roma, che in antico era considerata la “regina aquarum”. Ad oggi non è così! Comunque solo quelle della periferia più povera continuano a subire questo triste destino….a Montesacro buttano tutte acqua fresca e zampillante!!