Il governo ha deciso che al Quarticciolo di Roma serve solo un intervento militare per azzerare lo spazio e rendere il quartiere improvvisamente migliore. Naturalmente ignorano che in quel pezzo difficile della città esiste una palestra popolare, un doposcuola, una microstamperia, un comitato di quartiere, un ambulatorio autogestito, insomma una comunità che ogni giorno si nutre di mutuo aiuto. “Dovunque nel mondo dalle aree a maggioranza kurda della Siria ai territori occupati in Palestina, alle favelas di Rio de Janeiro è la presenza di comunità coese che fa la differenza… – scrive Domenico Chirico – Una notte durante il covid gli spacciatori avevano preso possesso di una piazza. Più di quaranta persone del comitato scesero per ri-occuparla sedendosi lì e passandoci la serata, restituendola al suo uso per la comunità. Sono le stesse persone che organizzano il torneo di pugilato nelle strade o che hanno gemellato la palestra con esperienze simili nelle favelas di Rio e a Gaza…”

Durante le vacanze di Natale Roma ha scoperto che avrebbe avuto una zona in cui sarà applicato il decreto Caivano. I fatti sono noti: il decreto prevede diverse misure repressive, incluso il daspo urbano per i minori, accompagnate da opere di presunta riqualificazione urbana, il tutto con l’affidamento di poteri speciali ad un commissario. Gli esperti dicono che le aggravanti di pene previste dal decreto hanno contribuito nell’ultimo anno a riempire le carceri minorili, che notoriamente stanno esplodendo. Il ruolo del commissario poi esautora in parte i poteri conferiti alle altre autorità competenti. Il decreto Caivano 2 estende questo modello ad altre sette località e la scelta per Roma è andata sulla borgata del Quarticciolo, dove da mesi c’è un’emergenza legata allo spaccio di crac.
Il presidente della Regione ha identificato tra le priorità di intervento lo sgombero del palazzo della ex questura, dove abitano molte persone, di proprietà dell’Ater, l’ente regionale per l’edilizia residenziale (popolare). Il tutto in linea con l’approccio culturale e politico del ddl sicurezza in discussione al senato che introduce 14 nuovi reati e 7 aggravanti. In una lettura del presente che mira a reprimere il dissenso e la disobbedienza senza avere alcuna cura delle cause o della crisi del welfare.
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Nel caso del Quarticciolo sarebbe utile l’intervento delle autorità nazionali se rappresentasse un genuino impegno per le periferie della nostre città. Ma invece viene in mente Tacito: fecero un deserto e lo chiamarono pace. Si interviene manu militari senza ascoltare le comunità, senza analizzare i processi sociali, senza fermarsi a guardare quanto di buono ogni quartiere e gruppo di persone sa creare anche nella condizioni più difficili.
Dovunque nel mondo dalle aree a maggioranza kurda della Siria, ai territori occupati in Palestina, alle favelas di Rio de Janeiro è la presenza di comunità forti e coese che fa la differenza. Sono le comunità di persone che sono riuscite a mantenere vivo uno spirito di solidarietà e di convivenza dove ci sono crisi e guerre, o forti reti criminali.
Al Quarticciolo c’è la palestra popolare di pugilato e non solo con centinaia di giovani che la frequentano, il doposcuola che aiuta i bambini più fragili nei compiti e si raccorda con le scuole del quartiere, una microstamperia, una produzione di birra. Al Quarticciolo i pugili hanno organizzato le distribuzioni solidali durante il covid, aiutando le persone più anziane ad affrontare i momenti più difficili. Queste persone fanno parte di un comitato di quartiere che ha mediato con l’Ater per diverse questioni spinose ed ha aiutato l’inclusione di molte famiglie. Affronta ogni giorno il mercato della droga e prova a porre una argine ad un fenomeno di cui per le persone del quartiere sono le prime vittime.

Il comitato ha provato a difendere il consultorio, riuscendo a salvarlo dalla chiusura anche se ora è aperto una volta a settimana. Si sta ragionando su una comunità energetica e solidale per aiutare le attività del quartiere. Il 25 aprile 2024 il comitato ha organizzato una festa popolare a cui hanno partecipato 10.000 persone venute da tutta Roma a celebrare la liberazione.
I bar del quartiere hanno potuto fare incassi importanti perché si è dato priorità a chi il Quarticciolo lo vive e lo anima ogni giorno in modo positivo. Nel quartiere ci sono anche un teatro e una biblioteca. E recentemente è partito anche un ambulatorio popolare (gratuito) perché è noto che la sanità pubblica non funziona e che la Regione – tanto preoccupata per gli immobili Ater da sgomberare – lo è meno per la salute dei cittadini. A Roma est mancano i medici di base e i presidi sanitari non sono sufficienti a curare i molti romani che vivono in quel quadrante.
Infine al Quarticciolo il comitato dialoga con tutti ed ha trovato il sostegno dell’Università, del Municipio e di diversi donatori pubblici e privati che finanziano questa fitta rete di attività sociali, sportive e culturali.
Qui il governo e la regione decidono di intervenire non per sostenere gli sforzi di questa rete di persone che, a titolo volontario, ogni giorno combatte contro povertà ed emarginazione. Per fortuna la rete solidale che sostiene il quartiere è molto ampia ed il 18 gennaio c’erano migliaia di persone nella piazza del quartiere a sostenere il comitato.


Perché il Quarticciolo è in realtà un “modello”, che andrebbe studiato fatto di persone, mutualismo e solidarietà. Che resiste strenuamente all’unica emergenza che è quella della crisi del welfare e dell’incapacità di ricostruirne uno che parta dalle comunità. Nel frattempo va temuto il silenzio e la spettacolarizzazione della violenza e dei fenomeni criminali.
Per strumentalizzarli a favore di disegni repressivi che non cambieranno nulla se non distruggere le speranze di quelle decine di persone che da anni si stanno impegnando per cambiare la stato delle cose, in contesti difficili. Va temuto che oltre al consultorio da circa un mese è stata chiusa una delle scuole del quartiere per un caso di legionella e anche questo servizio pubblico è venuto a mancare. Sembra, come ci diceva un’attivista del quartiere, un piano diabolico.
Una notte durante il covid gli spacciatori avevano preso possesso di una piazza. Più di quaranta persone del comitato scesero per ri-occupare quella piazza sedendosi lì e passandoci la serata, restituendola al suo uso per la comunità. Sono le stesse persone che organizzano il torneo di pugilato nelle strade o che hanno gemellato la palestra con esperienze simili nelle favelas di Rio ed a Gaza.
Domani, 30 gennaio ci sarà un presidio fuori la scuola, l’istituto Ghini ancora chiuso. Il 1 marzo ci sarà un altro importante appuntamento pubblico nella borgata e per la borgata. Sarà il caso di andarci tutt@.
Articolo di Domenico Chirico scritto in collaborazione con Daniele Napolitano
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