Tra i comportamenti meno presi in considerazione quando si parla di fermare la devastazione dei territori e di crisi climatica c’è certamente l’utilizzo del denaro. Eppure il peso della finanza nella corsa verso il baratro che si è spalancato da tempo e in cui rischiano di sprofondare molte delle specie viventi sul pianeta è enorme. Per questo è così essenziale dare credito, dunque affidare i propri – pur esigui – risparmi a chi siamo certi che ne faccia un utilizzo consapevole, trasparente e consono alle nostre idee. A maggior ragione, quando si impegna – ben al di là della funzione creditizia – a promuovere la consapevolezza di un cambiamento di rotta dal basso immediato e radicale. È certamente il caso della cooperativa Mag 4 piemontese, che organizza un bel ciclo di tre incontri a Torino – tra il 25 ottobre e il 15 novembre – in cui si discute di crisi climatica e ambiente da molti e diversi punti di vista: la disobbedienza civile, l’ecologia digitale, i linguaggi per decostruire i falsi miti della crescita e la critica dello sviluppo

Per almeno trent’anni la finanza e i suoi mercati hanno finto di ignorare la gravità e le cause dei disastri che sarebbero derivati dai cambiamenti del clima. Un comportamento che non può stupire se si considerano il cinismo, la mancanza strutturale di orizzonti lunghi nel settore e la portata degli interessi in gioco. Oggi, almeno nelle dichiarazioni e nelle solenni promesse, mostrare disinteresse non è più né ammissibile né conveniente.
Le grandi istituzioni finanziarie continuano a sostenere imperterrite con finanziamenti giganteschi le fonti fossili – per fare solo un esempio, in Italia la SACE, società assicurativa pubblica controllata dal ministero dell’economia e delle finanze, fra il 2016 e il 2021 ha emesso garanzie per il settore Oil&Gas per un totale di 13,7 miliardi di euro – ma per giustificare la perseveranza del primato del business arrivano a sostenere che quei prestiti e quegli investimenti sono la via migliore per spingere al cambiamento le imprese che devastano il pianeta. Roba da ridere, se non ci fossero tante tragedie in corso.
La strada da seguire non può che essere diametralmente opposta. Non si tratta solo abbandonare meccanismi finanziari iniqui quanto pericolosi, ma di ridimensionare il ruolo complessivo della finanza e non lasciare che continui a minacciare il futuro e i diritti delle specie che abitano il pianeta. Possiamo fare qualcosa tutti: in primo luogo, per esempio, assicurarci che i nostri risparmi non siano investiti in titoli finanziari il cui valore dipende da quanti combustibili fossili verranno bruciati nei prossimi anni.
Da diversi decenni in Italia esistono esperienze nate per raccogliere risparmio e impiegarlo dove serve, in modo trasparente e valutando a pieno gli impatti ambientali e sociali, accanto a quelli economici, della loro attività. Mag 4, con un migliaio di soci in Piemonte, fa molto di più. Adesso ha promosso a Torino un gran bel ciclo di tre incontri, intitolato “Finanz(i)a cosa? Un altro clima è (ancora) possibile?” e realizzato insieme al Cinema Teatro Maffei. Serve a presentare e discutere le possibilità che abbiamo tutti per diventare protagonisti di un cambiamento di rotta dal basso che non è più solo urgente ma rappresenta la sola possibilità di pensare un presente e un futuro per tutti.
Si comincia nel pomeriggio di oggi, 25 ottobre (h.18.30-20), parlando con Emilio Del Mastro, di Pro Natura Piemonte, e con Bianca Chiappino di Extinction Rebellion. Al centro dell’incontro sono naturalmente le pratiche e le azioni dirette di disobbedienza civile nonviolenta. Solo insieme possiamo fare la differenza, spiega in questo video Delfina, tra i protagonisti di una protesta sul balcone della Regione che poco più di due mesi fa ha fatto parlare molto. Anche per la repressione, brutale, vendicativa e miope, che ancora colpisce dei ragazzi colpevoli solo di aver trovato il modo di alzare la voce contro l’ipocrisia e l’indifferenza di chi è ancora convinto che non bisogna disturbare i manovratori che scelgono ogni giorno – e non solo nei summit – di lasciare le cose come stanno.

Martedì 8 novembre, alla stessa ora, si parla invece degli impatti delle tecnologie, della mole di rifiuti elettronici e dell’importanza dell’educazione alla riparazione. In particolare, verrà presentato “Ecologia digitale“, libro di Altreconomia con la partecipazione di Francesco Cara, co-autore del libro e docente di Ecodesign a IED Milano e con Michele Soldano, presidente della Cooperativa Triciclo.
Quel libro, presentato come un vero e proprio manifesto per un digitale sostenibile, spiega – ad esempio – che il cloud non è qualcosa che sta tra le nuvole ma in data center che consumano energia e producono CO2 ogni volta che spediamo una mail e perché il mondo digitale è molto meno verde di quel che sembra.

Non manca, naturalmente, la denuncia sulla traduzione in valore monetario della nostra attenzione e del nostro tempo e su un dominio, quello delle Big Tech, che non minaccia non solo l’ambiente, ma anche i diritti dei lavoratori, la nostra riservatezza, la trasparenza del mercato e delle elezioni. Non meno importanti sono però le informazioni che consentono di conoscere e praticare un “consumo critico” di tecnologia, di ribellarsi, di progettare un web a basso impatto e di prevenire l’e-waste: per un mondo digitale pulito, aperto, rigenerativo.
Gli autori sono docenti universitari, studiosi, attivisti, esperti di tecnologia, imprenditori green e giornalisti. La prefazione è di Gerry McGovern, considerato tra i “cinque visionari con un impatto fondamentale nello sviluppo del web”.
L’ultimo incontro, il 15 novembre, è intitolato “Il grande squilibrio. L’emergenza climatica raccontata a fumetti“. Tra i temi in discussione: l’illusione della crescita infinita, il mito dell’aumento inarrestabile dei consumi, il modello delle grandi opere, l’aumento delle temperature e l’innalzamento degli oceani: insomma la crisi climatica raccontata a fumetti.

Con Angelo Tartaglia, fisico e scrittore, Ezio Bertok del Controsservatorio Valsusa, Claudia Ceretto e Max Gavagna, sceneggiatori della graphic novel che presta il nome al titolo dell’incontro, ci si confronta su come un linguaggio comunicativo “non convenzionale” possa arrivare non a divulgare ma a raccontare la critica dello sviluppo e le responsabilità della corruzione e del servilismo medatico al servizio della predazione di una materia prima non riproducibile: il territorio. Un territorio che ormai da tempo anche in questo angolo del pianeta mostra tutta la sua fragilità e che dunque, a maggior ragione, esige rispetto e ascolto anche dalla specie vivente che lo ha maggiormente ferito e che può ancora scegliere di convivere con il pianeta che ha avuto la fortuna di abitare.
Gli incontri si terranno presso il CINEMA TEATRO MAFFEI Via Principe Tommaso 5 ingresso con tessera ARCI
Segui www.mag4.it o la pagina Facebook mag4piemonte per avere informazioni aggiornate.
MAG4 Piemonte s.c.
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