Denunciare l’apartheid israeliana contro la popolazione palestinese è un’attività politica, quindi non si può fare. Lo sostengono l’azienda dei trasporti di Torino e Mondadori a Milano, proprietarie degli impianti che ospitano pubblicità sui pannelli luminosi delle pensiline. La campagna non gradita è nata dal basso a Firenze per denunciare, anche sulla base del dossier di Amnesty International, le leggi e le violente pratiche di oppressione dello Stato ebraico che nega il diritto all’autodeterminazione – e ad esistere come popolo – ai palestinesi. Sulla possibilità di utilizzare il concetto di apartheid, non necessariamente identico a quello adottato fino al 1991 in Sudafrica, si veda anche l’ampia e bella recente intervista a Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati
I pannelli luminosi che riportano la denuncia di Amnesty e la condanna dell’Apartheid israeliano devono spegnersi a Torino e mai accendersi a Milano.
I contratti stipulati sono stati rescissi e il danaro già versato sarà restituito.
L’Azienda Trasporti GTT, proprietaria degli impianti a Torino, non ammette messaggi di connotazione politica e Mondadori a MILANO inibisce il caricamento di messaggi con richiamo ad attività politiche.
Eppure l’agenzia incaricata della pubblicità prima della conclusione del contratto aveva interpellato il suo ufficio legale di fiducia ed anche il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti come sempre fa quando il messaggio non è meramente commerciale. Il parere era stato a favore della conclusione del contratto avendo gli esperti constatato che si riportavano brani della pubblica denuncia di Amnesty.
Poi, evidentemente, qualcosa e qualcuno sono intervenuti. È facile immaginare pressioni, minacce, ricatti, disdette di più lucrosi contratti. Così il parere giuridico soccombe dinanzi alla forza del ricatto.
nb. In mattinata (30/12/2022) L’azienda pubblicitaria si è dichiarata disponibile a trovare altre forme per pubblicizzare il nostro messaggio indipendentemente dai gestori degli spazi precedentemente concordati.
Auspichiamo un intervento di Amnesty International dinanzi a questo ennesimo sopruso.
Per i sionisti e chi li sostiene la violazione dei diritti umani deve essere denunciata e condannata se realizzata in Iran e in Afghanistan ma no se in Israele e in Palestina.
Per i sionisti la battaglia per i capelli sciolti (e il loro significato) e per il diritto allo studio e al lavoro è più importante della battaglia per il diritto alla vita e alla libertà.
In Palestina si può uccidere, espropriare, arrestare e discriminare senza che possa alzarsi una voce di protesta, sia essa internazionale (Human Rights Watch e Amnesty International) sia essa israelo-palestinese (B’Tselem e Al Aq).
Ringraziamo tutti/e coloro che hanno contribuito che, siamo certi, continueranno più decisi che mai nella lotta per la liberazione del popolo palestinese.
Seguiranno indicazioni sullo sviluppo della situazione e su come procederà la “CAMPAGNA APARTHEID IN PALESTINA” perchè non sarà certamente la censura a TORINO e MILANO a fermarci!
Alessandra dice
È pazzesco
Peppe dice
… l’efficacia comunicativa.
In Palestina si pratica l’Apartheid. ( e…non si vuole che si sappia).