Sono trascorsi 84 anni dalla rappresaglia compiuta dal colonialismo italiano (militari dell’esercito regio, squadre fasciste e perfino civili) ad Addis Abeba dopo l’attentato fallito compiuto da due giovani della resistenza etiope contro il viceré Rodolfo Graziani. Quei tre giorni del febbraio 1937 vengono ricordati come tra più tremendi dell’intera storia etiopica: molte migliaia di uomini, donne e bambini vennero sterminati per dare l’esempio. Una pratica di inaudita ferocia che non ha proprio nulla da invidiare a quella, ben più nota, dei nazisti a Roma e altrove, salvo che non si voglia considerarne le vittime di “razza” inferiore. Finalmente oggi, in diverse città italiane, comincia a farsi largo la necessità di ricordare e comprendere le ragioni di quel massacro, il primo di una lunga serie nella terra delle “belle abissine” da liberare a stuprare per le necessità della virilità italica. Decolonizzare gli spazi urbani e ri-contestualizzare i nomi di strade, targhe e monumenti che celebrano il colonialismo e il fascismo sono pratiche di grande rilevanza che non servono solo a far giustizia di decenni di amnesie auto-assolutorie nei libri di storia ma a capire la portata del nazionalismo e del neo-colonialismo dei giorni nostri

Il 19 febbraio 1937, Yekatit 12 secondo il calendario copto, fu la giornata più nera dell’eccidio coloniale di Addis Abeba. Militari dell’esercito italiano, squadre fasciste e perfino civili, in tre giorni, trucidarono migliaia di uomini, donne e bambini etiopi come isterica rappresaglia contro un attentato compiuto da due giovani della resistenza in cui rimasero uccise sette persone e altre vennero ferite, tra loro Rodolfo Graziani, viceré d’Etiopia e comandante in capo delle truppe di occupazione.

Al fascista Graziani si attribuiscono parole quanto mai significative: “Il Duce avrà l’Etiopia, con o senza gli Etiopi” (László, 2015). Fonti etiopi hanno stimato in 30mila le persone uccise dagli italiani, le fonti italiane parlavano di qualche centinaio, ma anche nella settimana successiva, numerosi etiopi, sospettati di opporsi al dominio coloniale, furono arrestati e giustiziati. Lo storico Ian Campbell (2010) ha confermato la veridicità dei numeri etiopi. Secondo Giorgio Rochat (2009), anche lui storico, dopo l’instaurazione dell’Impero italiano nell’Africa orientale, mentre alcuni etiopi tentavano di raggiungere un compromesso, la risposta italiana fu spesso l’esecuzione, compresa quella di membri dei Black Lions e di persone dell’aristocrazia locale.
L’attuazione della “pulizia radicale” voluta da Roma nella regione della Scioa, un piccolo regno autonomo con al centro Addis Abeba, raggiunse il culmine con la strage di Debra Libanos: le forze italiane fasciste uccisero oltre mille monaci e mandarono migliaia di cittadini ritenuti vicini al monastero, al campo di concentramento di Danane. L’episodio, considerato ancora parte della rappresaglia contro l’attentato a Graziani, è particolarmente significativo per spiegare come quello della Chiesa di Roma nei confronti dell’Impero coloniale fosse ben più di un silenzio-assenso.
In varie città italiane ricorderemo le vittime di quello spaventoso massacro con varie iniziative. Come ogni anno, la Federazione delle Resistenze ricorda Yekatit 12* con varie iniziative, azioni e manifestazioni

La Federazione delle Resistenze, richiama la startrekkiana Federazione del Pianeti e la sua vocazione al rispetto di tutte le peculiarità dei mondi che la formano (la stessa RIC nasce come collettivo di collettivi). Il proposito è quello di accogliere tutte le realtà impegnate a portare avanti iniziative che coltivino una dialettica multidisciplinare con il nostro passato colonialista e fascista.
Oltre a Resistenze in Cirenaica, al momento ne fanno parte gli Arbegnouc Urbani di Reggio Emilia; Carpi Antifascista; RAM – Restauro, Arte, Memoria con sede a Milano e la Rete Anticoloniale Siciliana RAS. Ma le nostre intenzioni e speranze sono quelle di crescere e accogliere tutte le realtà affini che vorranno farne parte.
Decolonizzare gli spazi urbani e ri-contestualizzare nomi di strade, targhe e monumenti che celebrano il colonialismo e il fascismo sono pratiche di memoria. Sono contro-incantesimi curativi per l’amnesia autoassolutoria legata ai crimini del nostro passato.
Ricordare non è mera conoscenza della storia, ma anche e soprattutto rievocazione di ciò che l’Italia è stata, contribuisce all’assunzione delle responsabilità delle azioni compiute. Ricordare i torti inflitti permette di liberare i fantasmi che ci tormentano col loro gravoso compito. Negli ultimi anni, molte realtà hanno cominciato a sollevare il velo che cela una parte della storia e hanno stabilito un dialogo con i fantasmi che la abitano. Alcune di esse hanno deciso di collaborare per creare una rete che consenta lo scambio di informazioni, pratiche e riflessioni; di raggruppare le voci; coordinare le iniziative e creare un archivio comune che contribuisca a mantenere viva la memoria e a renderla utile al presente e al futuro.

Il programma completo delle attività nelle città di Bologna, Milano, Reggio Emilia, Roma, Padova si trova qua
A Bologna
Resistenze In Cirenaica organizza un trekking urbano tra gli spettri, i relitti e gli esoterismi cittadini legati al colonialismo italiano. Si parte alle 15 dai Leoni dei giardini Margherita e attraverso un percorso di 6 km a mezzaluna si arriva in Cirenaica. Le 9 tappe del “rituale ambulante” toccano quasi tutti i luoghi legati ai crimini coloniali italiani: Libia, Etiopia, Eritrea Somalia e Dodecaneso (non ci sono tracce dell’“impresa” nostrana in Cina in città). Assieme alle voci di RIC, ad accompagnarci in questo viaggio, ci saranno anche quelle di Migrantour.
Ecco il percorso:
1) Giardini Margherita
2) Caserma Cialdini
3) Cortile di Palazzo d’Accursio
4) Via Manzoni
5) Via Marconi
6) Via Gramsci
7) Via Belle Arti
8) Via San Giacomo
9) Cirenaica (giardino Giusti, via Gastone Rossi)
Ed ecco la mappa
Sul canale Telegram di RIC sarà possibile seguire il trekking in tempo reale: Contrada Ribelle
A ROMA
Sáska László, Fascist Italian Brutality in Ethiopia, 1935-1937, originally published in “New Time and Ethiopia News” by Sylvia Pankhurst in 1941;
Ian Campbells, 2010, The Plot to Kill Graziani, Addis Abeba University Press;
Giorgio Rochat, 2009. Le guerre italiane in Libia e in Etiopia dal 1896 al 1939, Udine, Gaspari Editore;
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