Il Gas vi cambia di Vignola durante la giornata di autoproduzione pomodori in barattolo
di Andrea Saroldi*
La crisi del modello socio-economico dominante appare oggi sempre più evidente. L’opinione pubblica, conseguentemente, si mostra sempre più disponibile a considerare possibili modelli alternativi, che si affacciano sulla scena cercando il loro spazio. L’orizzonte di un econmia locale solidale è la sfida principale per i Gas e le altre esperienze di “altra economia”: costruire, a partire dai territori, delle reti più ampie in grado di generare benvivere e relazioni cariche di senso.
Superare in modo non autoritario né violento la crisi richiederà però un grosso sforzo: sarà necessario ricombinare le diverse proposte ed esperienze alternative, cercando di prendere da ognuna di esse ciò che funziona meglio. Una riflessione come quella che viene svolta tra le pagine di questo numero del “Granello di Sabbia” (questo articolo è stato pubblicato da Granello di sabbia, il mensile di Attac Italia, qui scaricabile) può quindi essere molto utile per capire cosa le diverse esperienze e teorie possono portare in dote, e quali sono i loro punti di forza, aspetti critici e prospettive.
La storia dei Gruppi di Acquisto Solidale (Gas) è oramai ventennale: il primo gruppo nacque infatti a Fidenza (Pr) nel 1994, formalizzato una prassi che già da qualche anno si stava portando avanti. La formula che sta alla base di un Gas è molto semplice: i cittadini si organizzano in gruppo per acquistare prodotti alimentari direttamente da piccoli produttori locali, soddisfacendo al meglio, in tal modo, il proprio bisogno di avere dei prodotti buoni, sani e realizzati nel rispetto della natura e delle condizioni dei lavoratori.
Anche i produttori, allo stesso tempo, possono attraverso i Gas soddisfare i loro bisogni, trovando delle condizioni migliori per vendere i propri prodotti e quindi continuare il loro lavoro. Si attiva in questo modo un circolo virtuoso tra produttori e consumatori che favorisce le relazioni ed il benvivere di tutti. È una delle forme di consumo critico. Anche se non mancano le difficoltà, soprattutto organizzative, la formula funziona: le persone coinvolte nei Gas sono disponibili a modificare un po’ alla volta il proprio modo di acquistare, le proprie abitudini ed anche, a volte, qualcuna delle proprie idee. Questo è il segreto del successo e dell’espansione dei Gas: oggi centinaia di migliaia di persone, attraverso circa 2.000 gruppi sparsi su tutto il territorio nazionale, sono coinvolte nella rete Gas di produzione, acquisto e consumo.
Questa “formula magica”, basata sulla relazione diretta e sulla ricerca di soluzioni cooperative che favoriscano il benvivere di tutti, funziona così bene che viene naturale per un gasista cercare di riproporla su altri livelli di scala, e per gli altri prodotti e servizi di cui ha bisogno nella sua vita di tutti i giorni. Dall’impulso dei Gas e dall’incontro con molti compagni di strada sono così nate in questi anni diverse esperienze che riguardano da una parte la strutturazione in reti (reti di Gas del territorio, Distretti di Economia Solidale, ecc.), e dall’altra l’attivazione di filiere partecipate in diversi settori: dai pomodori al pane, dai detersivi al tessile, dai servizi telefonici a quelli assicurativi.
In questo passaggio di scala e di complessità stasecondo me la sfida attuale per i Gas e l’economia solidale, perché se i Gas hanno imparato a costruire relazioni dirette con il produttore, fanno ancora fatica, però, a sostenere una rete locale o una filiera complessa. Penso che questo sia dovuto al fatto che non è automatico riprodurre su di una scala più ampia le relazioni di reciprocità che costituiscono il legame che tiene insieme un Gas in cui le persone si possono conoscere ed incontrare direttamente.
La formula che stiamo sperimentando in questo senso è quella dei Distretti di Economia Solidale (DES), che vogliono appunto costruire relazioni e scambio tra soggetti del territorio, sempre nella prospettiva di un ampliamento dei circuiti di benvivere. La forma della rete in cui i DES si strutturano e collegano è quella che meglio può integrare i diversi soggetti per soddisfare le loro esigenze.
Penso quindi che sia questa la sfida principale per i Gas e le altre esperienze di “altra economia”: costruire, a partire dai territori, delle reti più ampie in grado di generare benvivere e relazioni cariche di senso. Abbiamo già diversi strumenti utilizzabili a questo scopo: una cinquantina di nuclei DES attivi, un incontro nazionale dell’economia solidale a cadenza annuale (l’ultimo si è tenuto a Monopoli – leggi Le pedine di Monopoli -, il prossimo sarà in Emilia Romagna); gruppi di interesse a livello nazionale sui temi più caldi (formazione e ricerca, intrecci tra locale e globale, comunicazione, finanza, distribuzione, leggi regionali); punti di contatto con altre reti (in particolare il movimento dell’economia del bene comune); un tavolo di coordinamentonazionale (Tavolo RES). La fatica e le difficoltà principali stanno ora nel costruire progetti di ampio respiro. Il movimento nato dai Gas deve riuscire a mostrare come le modalità e le reti sviluppate in questi anni possano generare soluzioni su larga scala, soddisfacendo i bisognie modificando le abitudini dei cittadini, anche di quelli che non fanno direttamente parte di un Gas.
In questa direzione vanno i progetti cosiddetti “dei grandi numeri”, sviluppati su temi quali l’energia, il tessile, i servizi assicurativi e finanziari, la piccola distribuzione organizzata. È di progetti come questi che abbiamo bisogno per mostrare nei fatti che le soluzioni collaborative funzionano meglio, e che è possibile contrastare la logica della competizione che abbandona per la strada una moltitudine di perdenti.
Andrea Saroldi vive a Torino e da quindici anni si occupa di reti di economia solidale e di Gruppi di acquisto solidale. Su questi temi ha scritto numerosi articoli ed è tra i curatori di retegas.org e retecosol.org. Ha pubblicato «Gruppi d’acquisto solidale» e «Costruire economie solidali» per la Emi, e insieme ad altri «Giusto movimento» (Emi), «Invito alla sobrietà felice» (Emi), «Il capitale delle relazioni» (Altreconomia). Ha collaborato con Carta e oggi con Comune-info.
DA LEGGERE
Qualcosa di diverso, qui e ora[Gianluca Carmosino]
Ovunque gruppi di cittadini non rivendicano ma tentano di creare relazioni diverse
Piccole rivoluzioni del fare [Paolo Cacciari]
Occupazioni, economie e comuni solidali, orti condivisi: le alternative? Dal basso
Nuova Piccola Distribuzione[Andrea Saroldi]
A Torino un esperimento coinvolge Gas e un gruppo di cooperative
Lascia un commento