di Saverio Tommasi*
Scrivo a te, ragazzo gay, e ragazza lesbica, che ieri i tuoi genitori hanno portato nella piazza romana del Family Day.
Scrivo a te, che stamani ti sei svegliato con in testa le parole di Adinolfi, l’immagine della Meloni incinta e uno con la barba e un crocifisso di un metro in mano, in piazza, che usava come clava.
Vorrei dirti che non sei solo, ragazzo gay e ragazza lesbica, e che la maggioranza di questo Paese ti vuole bene, e capisce che è arrivata l’ora di abbattere ogni discriminazione per orientamento sessuale.
Scrivo a te, ragazzo gay, e ragazza lesbica, che ieri i genitori hanno portato in piazza, obbligandoti a tenere in mano il cartello “Sbagliato è Sbagliato”, con l’immagine di due persone dello stesso sesso, semplicemente per mano. E tu probabilmente hai guardato quel cartello a occhi bassi, oppure hai sostenuto lo sguardo degli altri manifestanti sorridendo fintamente complice nella necessità di una recita che ti desse, nell’immediato del momento, il respiro sufficiente per andare avanti. Non condannarti, ragazzo mio, è normale. La forza si trova lentamente, non si diventa consapevoli in un giorno, o leoni in una stagione. Ci vuole tempo. E tu prenditelo questo tempo, e quando sarà il momento racconta chi sei, alle persone che vorrai.
Molti di noi sono nati in una famiglia che non ci ha costretto a partecipare a una manifestazione che ridicolizzava il nostro orientamento, ma si è trattato di una casualità. Non è colpa tua, ragazzo, se a te è toccata la prova più difficile. Molti di noi non ce l’avrebbero fatta, tu nonostante tutto ce la stai facendo. Tu sei forte.
Ragazzo, il mondo che ti aspetta è migliore di quello che hai visto ieri, non giudicare una casa dal ripostiglio. Tu crescerai, ragazzo mio, e viaggerai. Vedrai posti, profumi, persone diverse, e la maggioranza di queste persone saranno migliori di quelle che hai incrociato ieri. Cresci più in fretta che puoi. Leggi libri, ragazzo, fai pic-nic, ama chi ti pare. Non dimenticare la piazza di ieri, ma ricordala per quello che è stata: una minoranza che si oppone al mondo che migliora.
Ho scritto a te, ragazzo gay, e ragazza lesbica, che ieri i tuoi genitori hanno trascinato al Family Day, perché immagino che oggi per te non sia facile, ma è come la bufera. Il punto più intenso della tempesta è anche quello che segna la sua fine, e fra le nubi già s’intravede il sole. Ci vorrà del tempo, ma non tanto. Nessuna nuvola potrà far sparire l’orizzonte. E non saranno gli ombrelli a fermare i raggi del sole.
Coraggio, ragazzi e ragazze. Viva i diritti.
* Attore, scrittore, blogger, Saverio Tommasi è nato a Firenze e ama raccontare storie. “Il mio mestiere – scrive nel suo sito – è vivere le storie… Sul campo. Sul palco, attraverso una telecamera o un libro. Mostrare ciò che non si ha interesse a disvelare”. Quali storie? “Storie scomode. Voglio alzare i tappeti e raccogliere la polvere”. Ha scelto di inviare i suoi articoli a Comune con molto piacere
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