Cosa hanno in comune i refusenik di Mesarvot e i giovani palestinesi di Community Peacemaker Teams con le donne e gli uomini della Florida travolti dall’uragano Milton e i cittadini di Valencia? La prima: la non delega. La seconda: il rifiuto della paura. Sono le realtà e i luoghi collettivi che producono sapere critico e desiderio di vita. Sono le realtà e i luoghi collettivi che rendono possibile fare esercizio di ascolto, di presa della parola, di conflitto. Sono le realtà e i luoghi collettivi che ogni giorno possono vivere l’assemblea come tempo di relazione, dubbio e gioia, oltre il dominio delle merci. E aprire così, anche quando la notte sembra infinita, nuove possibilità di esistenza. Alle tante realtà sociali – collettivi informali, associazioni, cooperative, Ong, reti – che fanno Comune, si raccontano e sono raccontate in queste pagine chiediamo un messaggio di adesione alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura (nel commenti di questo articolo o scrivendo a ) e un libero sostegno economico (IbanIT17A0501803200000011641644; causale Campagna 2024). L’elenco delle adesioni, in costante aggiornamento, lo trovare qui. Partiamo dalla speranza non dalla paura
Versamenti sul: c/c bancario dell’associazione Persone Comuni
IBAN IT17A0501803200000011641644; Banca Pop. Etica, Roma;
causale Campagna 2024
È possibile inviare il sostegno anche con PAYPAL
“Viene voglia di proclamare la bellezza della deformità,
la pienezza della disobbedienza, la radicalità della speranza…”
(Maria Galindo)
Un gruppo di giovani israeliani e palestinesi sono stati in Italia per raccontare la loro obiezione alla guerra. “Quello in atto da tempo in Palestina è prima di tutto un interminabile processo di deumanizzazione…”, hanno spiegato. I giovani israeliani fanno parte della rete Mesarvot (“Noi rifiutiamo“), i giovani palestinesi di Community Peacemaker Teams, un’organizzazione di base presente in più Paesi, che lavora per trasformare la violenza e l’oppressione, sostenendo la resistenza nonviolenta contro l’occupazione israeliana. Sono stati accolti in sette città con grande attenzione e calore, ma molte altre realtà sociali di città diverse avrebbero voluto incontrarli.
Più o meno nello stesso periodo, ottobre, l’uragano Milton, con venti a 140 chilometri orari, ha distrutto migliaia di case e lasciato senza elettricità tre milioni di statunitensi in Florida. Ma anche in un contesto così difficile sono emerse pratiche di solidarietà spontanea. “I disastri climatici ci stanno addestrando alla sopravvivenza – ha scritto il nostro Alessandro Ghebreigziabiher raccontando storie di mutuo aiuto per difendersi dalla tempesta – I generatori di energia e l’internet satellitare sono investimenti intelligenti, ma non c’è niente di più importante dei nostri vicini…”. Tornano in mente la solidarietà che ha preso forma in tanti condomini e i cesti sospesi apparsi quando il mondo si è fermato per la pandemia. Anche i cittadini di Valencia hanno scelto in diversi quartieri di autorganizzarsi spontaneamente per alcuni interventi immediati durante e dopo l’alluvione, malgrado il dolore, la rabbia e il fango.
Cosa hanno in comune i giovani di Mesarvot e di Community Peacemaker Teams con le donne e gli uomini della Florida e i cittadini di Valencia? A noi pare siano almeno due le questioni che legano quelle esperienze.
La prima: la non delega. Le azioni promosse, per quanto in contesti molto differenti, sono state possibili perché altri le hanno hanno condivise e protette, ma soprattutto perché sono partite dal desiderio di offrire risposte mettendosi in gioco con i propri corpi, qui e ora, collettivamente, senza attendere interventi dall’alto.
La seconda: il rifiuto della paura. Non è certo il sentimento degli arditi della prima guerra mondiale. È forte invece la risonanza con il “Non abbiamo paura” gridato da molti anni dai movimenti indigeni, a cominciare dalle donne zapatiste. Anche il loro è un grido al plurale, con cui cercano di tenere sotto controllo la paura e di proteggere le proprie fragilità attraverso pratiche comunitarie che passano per l’ascolto degli anziani e delle anziane, per la capacità di guardarsi dentro e di guardare intorno. Quel “Non abbiamo paura” non nasce dal sentirsi avanguardia, è figlio di semplicità e pazienza vissute nella vita di ogni giorno. Non è neanche una una sfida ai potenti, scrive Raúl Zibechi, ma la conseguenza di un lavoro interno collettivo molto consistente.
In Palestina, negli Stati Uniti, in Spagna, ovunque tanti e tante ogni giorno, in un tempo di crisi e di caos che segna probabilmente la fine di un’epoca, cercano di sopravvivere e trasformare l’emergenza in fertile opportunità. Partire dalla speranza e non dalla paura, la campagna promossa dalla redazione di Comune – che sta raccogliendo tantissime adesioni tra chi scrive, legge e rende vivo questo spazio di comunicazione indipendente – cammina su questo sentiero impervio.
Con questa lettera ci rivolgiamo alle realtà collettive: sono già diverse quelle che hanno aderito alla campagna. L’eterogeneità del loro fare (educazione, solidarietà, cultura, cooperazione, mutualismo, contrasto del patriarcato, migrazioni, finanza critica, agricoltura contadina…), dei territori e dei modi in cui operano mostrano un flusso sociale che spinge oltre ogni singola identità:
Acmos (To), AltraMente (Rm), Anpi Crescenzago (Mi), Archivio Memorie Migranti (Rm), Arci Solidarietà (Rm), Carteinregola (Rm), Centro di accoglienza di Vicofaro (Pt), collettivo redazionale di elèuthera (Mi), Comunità brasiliana (Rm), Comunità delle Piagge (Fi), Cric (RC), Donne in nero (Na), Folias cooperativa sociale (Monterotondo/Rm), Gordiani in comune spazio sociale (Rm), Gridas (Na), Liberi Sogni cooperativa sociale (Cascina di Rapello/Lc), Mag2 (Mi), Mediterranea Saving Humans (Bo), Mondeggi Bene Comune (Mondeggi, Fi), Un ponte per… (Rm), Rete delle comunità solidali Recosol (Carmagnola/To), Reorient (Rm), Vivi i tuoi sogni (Fi), Yabasta!-Nova Koinè-SmallAxe rete (Scisciano/Na), ZaLab (Rm)
Sono le realtà e i luoghi collettivi che producono sapere critico e desiderio di vita. Sono le realtà e i luoghi collettivi che rendono possibile fare esercizio di ascolto, di presa della parola, di conflitto. Sono le realtà e i luoghi collettivi che ogni giorno possono vivere l’assemblea come tempo di relazione, dubbio e gioia, oltre il dominio delle merci. E aprire così, anche quando la notte sembra infinita, nuove possibilità di esistenza. Scrivono Miguel Benasayag e Teodoro Cohen in L’epoca dell’intranquillità: “In mezzo al caos, solo una cosa è certa: non possiamo permetterci di abbandonarci alla fatalità o al cinismo, ma dobbiamo impegnarci con uno sforzo senza garanzie di successo, per aprire nuove possibilità di esistenza”.
Alle tante realtà sociali – collettivi informali, associazioni, cooperative, Ong, reti – che fanno Comune, si raccontano e sono raccontate in queste pagine chiediamo un messaggio di adesione alla campagna (nel commenti di questo articolo o scrivendo a ) e chi può mandi anche un libero sostegno economico (IbanIT17A0501803200000011641644; causale Campagna 2024). Sarà bello nei prossimi mesi immaginare nuovi modi per camminare insieme. L’elenco delle adesioni singole e collettive, in costante aggiornamento, è in questa pagina: Partire dalla speranza e non dalla paura. Partiamo dalla speranza non dalla paura.
LEGGI ANCHE QUESTO ARTICOLO DI JOHN HOLLOWAY:
Versamenti sul: c/c bancario dell’associazione Persone Comuni
IBAN IT17A0501803200000011641644; Banca Pop. Etica, Roma;
causale Campagna 2024
È possibile inviare il sostegno anche con PAYPAL
Lascia un commento