Perché, in molti e differenti scenari del pianeta, la creazione mediatica del panico morale, la crescita esponenziale delle fake news e delle teorie antifemministe del complotto stanno guadagnando, con l’impennata dei consensi verso le estreme destre, tanto spazio nella rappresentazione politica contemporanea? La caccia alle streghe, ha spiegato Silvia Federici recuperandone la memoria storica in modo impareggiabile, contribuì in modo determinante a distruggere il potere sociale della donna e a delegittimarla come soggetto, ma quali sono oggi le funzioni e le conseguenze di crociate culturali che non esitano a ricorrere a linguaggi e toni assurdi – eppure sorprendentemente funzionano – creando nuova insicurezza e nuove paure personali e sociali di ogni tipo? E perché è ancora una volta la sessualità il terreno privilegiato che sembra poter meglio alimentare la cassetta degli attrezzi dei nuovi guerrieri dei valori e quei bisogni indotti di controllo e repressione? Nuria Alabao prova a fornire qualche lucido elemento di interpretazione e, guardando a un disegno molto esteso sul piano internazionale dalla prospettiva sempre vivace della scena di Spagna, traccia una breve rassegna delle bufale utilizzate, soprattutto nella comunicazione, per promuovere l’affossamento dei diritti e le nuove persecuzioni

Le fake news, le teorie del complotto, le esagerazioni, il linguaggio millenarista o espresso in toni apocalittici hanno guadagnato spazio nella politica contemporanea, spinti come sono dall’emergere delle nuove estreme destre. Le loro espressioni, potenziate dal panico morale, si adattano bene alle questioni di genere e sessuali, spazi particolarmente sensibili capaci di risvegliare perfino le coscienze più dormienti, di arruolare guerrieri del mouse per le battaglie social più sanguinose. Quello sessuale, inoltre, si costruisce come uno spazio in cui si intersecano l’ordine riproduttivo e il mandato del piacere a tutti i costi del tardo capitalismo, vari tabù e sacralizzazioni, nonché le paure di contaminazione dell’innocenza primordiale rappresentata nell’infanzia. La sessualità ha inoltre la capacità di condensare paure personali e sociali di ogni tipo, non necessariamente in relazione con il genere, cosa che vediamo giorno dopo giorno: dalla costruzione di un senso di insicurezza o di instabilità della vita convertita in guerre culturali fino ai temi che attraversano la creazione dell’identità – vedi la “crisi della mascolinità”–.
L’esempio più vicino di queste bufale come strumento politico potrebbero essere le “false denunce” sulla violenza di genere, un mito che Vox costruisce a partire da dati falsi ed esagerazioni su cui si basa per chiedere l’abrogazione della legge spagnola sulla violenza di genere e per comporre la sua posizione politica antifemminista. Vox si oppone ferocemente anche all’educazione sessuale nelle scuole, con argomenti come quelli espressi dal suo leader, Santiago Abascal, che la considera “corruzione di minori” e un mezzo per “sessualizzare” i bambini in tenera età.
“Togliete le vostre mani sporche dai nostri figli” (Carla Toscano, deputato di Vox)
Ma la questione che maggiormente alimenta il panico morale, perfino quello che colpisce l’infanzia, è senza dubbio tutto ciò che riguarda le dissidenze sessuali – a causa della minaccia che esse rappresentano per l’ordine di genere e il modo in cui è organizzata la riproduzione. In effetti, il concetto di “panico morale” è stato utilizzato per la prima volta nel 1977 in relazione a questi temi. Anita Bryant, ex Miss Oklahoma, è stata il volto visibile di un movimento di reazione, negli Stati Uniti, contro la legislazione pionieristica di Miami che cercava di impedire la discriminazione degli omosessuali sul lavoro. La campagna si chiamava ‘Salvate i nostri figli’ e si basava su una tesi rocambolesca: siccome non possono riprodursi, gli “invertiti” devono fare proselitismo. Quali sono le loro vittime più facili?: “I nostri figli”. Tutto questo per sostenere che gli omosessuali non dovrebbero essere insegnanti. D’altra parte, per più di un secolo, la tattica più affidabile per promuovere l’isteria erotica è stata la chiamata a proteggere i bambini.
In modo sorprendente, oggi, argomenti simili si ripetono nelle situazioni più diverse. Questo tipo di narrazioni che collegano l’omosessualità e la pedofilia sono argomento ricorrente in molti luoghi, dall’Europa dell’Est all’America Latina, anche se abbiamo potuto sentirli perfino negli ambiti femministi che in Spagna si opponevano alla legge trans. Quei discorsi sono un elemento utilizzato per lanciare guerre virulente contro l’adozione per le coppie omosessuali o contro l’educazione sessuale nelle scuole. Nell’Europa orientale, queste bufale vengono utilizzate per screditare i paesi dell’Europa occidentale, ad esempio quando si dice che l’incesto o la pedofilia sono legali in Scandinavia o che certe carezze fanno parte del curriculum della scuola materna tedesca. Ricordiamo che lì queste guerre di genere sono inquadrate in un attacco contro l’Unione Europea e contro quelli che sono intesi come i suoi valori liberali: la geopolitica ha anche la sua traduzione sessuale.
In effetti, Putin ha codificato la guerra in Ucraina in quei termini: una crociata per salvare i valori tradizionali russi. Le principali narrazioni che circolano nei media russi sulla questione sono che esiste una potente “lobby LGBTI” che influenza la politica internazionale; che “la tolleranza LGBTI implica la legalizzazione dell’incesto e della pedofilia”; che “l’inclusione delle persone LGBTI ha minato la capacità delle forze armate statunitensi ed europee” o che “l’Occidente impone i suoi valori per distruggere altri paesi dall’interno”.
Ma gli esempi sono infiniti. Non c’è quasi alcuna guerra culturale senza le bugie o le esagerazioni ad essa associate. In Ghana, prima dell’entrata in vigore di una legge draconiana che ha criminalizzato l’omosessualità nel 2021, una bufala diffusa dai parlamentari conservatori affermava che il governo stava pagando “procedure di riparazione anale per le persone omosessuali”. E in Bulgaria, nel 2019, il tentativo di varare una legge sui diritti dell’infanzia è stato combattuto affermando che, approvate quelle norme, i bambini bulgari avrebbero potuto essere separati dalle loro famiglie per motivi banali – come il rifiuto di comprare loro il gelato – oppure “venduti” – per essere adottati da coppie omosessuali norvegesi.
I contesti accusatori e le campagne di panico morale hanno conseguenze molto materiali. Da qualche parte, si genera un clima in cui vengono legittimati gli attacchi contro le dissidenze sessuali e, in generale, contro coloro che non rientrano nella norma di genere. In Russia e in alcuni paesi dell’Est queste offensive sembrano essere in aumento. Possono finire anche con leggi che proibiscono di parlare di omosessualità ai bambini, come è successo in Ungheria, Russia e in alcuni Stati degli Usa – come la Florida. Un altro esempio potrebbe essere quello della Carolina del Nord, che, nel 2016, ha promulgato una legge che vieta espressamente alle persone transgender di utilizzare i bagni per persone diverse da quelle del sesso indicato sui certificati di nascita.

Cospirazioni attraversate dal sesso/genere
L’espressione più estrema di queste bufale sono le teorie del complotto. Sulle questioni di genere, quella di maggior successo è quella della Grande Sostituzione, in cui si afferma che “élite progressiste o globali” stanno promuovendo attivamente la sostituzione delle popolazioni autoctone con i migranti – o i musulmani, a seconda del paese – dal momento che le donne occidentali non vogliono avere figli a causa del femminismo e dell’aborto. Nel frattempo, al contrario, le donne musulmane o le migranti sarebbero le campionesse della riproduzione. Per quanto inverosimili possano sembrare queste affermazioni, negli Stati Uniti le inchieste mostrano che il 48% della popolazione afferma di essere d’accordo sul fatto che i cambiamenti demografici in atto sono il risultato di un “piano deliberato per sostituire gli elettori conservatori bianchi”. Potrebbe sembrare semplicemente una folle teoria repubblicana sostenuta dai seguaci di Trump, ma anche più di un terzo degli elettori democratici concorderebbe con affermazioni simili.
QAnon merita una menzione speciale per la rilevanza politica che ha acquisito e per il grado di esagerazione dei suoi contenuti. Anche in questo caso si tratta di bambini e di pedofilia. Questa cospirazione afferma che esiste una “setta satanica” di leader democratici e altre celebrità che trafficano con bambini, li violentano e li uccidono per bere il loro sangue e così prolungare la vita. Joe Biden, Hillary Clinton, Barack Obama, Bill Gates, Tom Hanks, George Soros e perfino Papa Francesco sarebbero coinvolti in questa rete, mentre Donald Trump sarebbe la salvezza e la garanzia che queste aberrazioni cessino. I seguaci di QAnon erano anche dietro le bufale secondo cui le elezioni del 2020 sarebbero state truccate, la conseguenza è stato l’assalto al Campidoglio del gennaio successivo.

Conseguenze per la politica
Per quanto assurde possano sembrare queste teorie, il dato di fatto è che funzionano. Il quadro esistente è quello della crisi di rappresentanza che molte democrazie occidentali stanno attraversando, con la disaffezione delle tradizionali istituzioni di mediazione e la percezione che esse ci ingannino su larga scala: i media mentono, i politici mentono. Le teorie del complotto sono alimentate da questa incredulità, perché la minor fiducia nel sistema – nella scienza, nel mondo accademico o nella politica – comporta la ricerca di risposte in gruppi di persone che la pensano allo stesso modo, nei social network o in Internet. Questo genera identità politica e senso del “noi”, trasforma coloro che li sostengono in degli “iniziati”, coloro che hanno accesso alla verità e che fanno quindi parte di un gruppo speciale rispetto ai “seguaci”, o alla “massa”. Si tratta di qualcosa che le nuove estreme destre hanno imparato a usare bene e che ha a che fare con la loro crescita. Le teorie del complotto, inoltre, semplificano anche la stessa complessità sociale e distolgono da malesseri diversi.
Tutto ciò ci aiuta a comprendere meglio le funzioni delle guerre di genere e le loro odierne forme di comunicazione. In un tempo di collasso delle grandi narrazioni – e della lettura della struttura di classe – che sostenevano il quadro delle democrazie liberali, le guerre di valori sono funzionali al recupero di feeling per una certa politica. Se i partiti socialdemocratici, quando governano, finiscono per avere politiche simili a quelle della destra o dei neoliberisti, se la situazione personale fa credere a molti di non essere presi in considerazione dal sistema, diventare guerrieri dei valori – sia per strada che in rete – restituisce fiducia nella politica. Almeno, a un tipo molto specifico di politica che può quindi tornare ad appassionare. Così le guerre di genere o culturali si stanno configurando come i veicoli privilegiati della politica istituzionale in uno scenario di crisi, e si stanno progressivamente estendendo a tutti i partiti, anche molto al di là delle nuove estreme destre.
Fonte e versione originale in Ctxt
Traduzione per Comune-info: marco calabria
Illuminante.
Che si voglia o no, noi siamo sempre sottoposti alla selezione naturale, come tutte le altre speci viventi e che si voglia o no, non possiamo sfuggire a questa legge dell’universo ed è lui che comanda e ci punisce se sbagliamo e se non prendiamo la strada giusta ci elimina come ha fatto con tantissime speci viventi. Non si tratta di pregare, ma di capire quale sia la strada da seguire e quella del consumismo non è quella giusta, tanto più che si preferisce finanziare gli armamenti più costosi che creare il cibo a chi non ce l’ha e bisogna capire che una crescita infinita in un mondo finito non è possibile e governare con dei partiti dove ognuno vota per il proprio interesse, non è un modo intelligente di governare. Mi chiedo quanto tempo ci voglia ancora per governare con l’intelligenza e non con la passione. Questo riguarda sopratutto il popolo, visto che è lui ad eleggere i governanti.