
L’8 marzo è una giornata importante di lotta e sciopero transfemminista contro la violenza patriarcale, le guerre, la povertà, il sistema sociale sempre più autoritario e asfissiante. Alla cultura dominante, fondata su una finta sicurezza, su una visione patinata e grigia del mondo, sul controllo totalitario dei nostri corpi, su una pseudo transizione ecologica, sulla devastazione dei territori per il profitto di pochi, sul greenwashing, sulla militarizzazione, sull’uso della tecnologia come arma di distrazione e manipolazione di massa, c’è bisogno di opporre un modello reale di cura delle relazioni e dell’ecosistema di cui siamo parte.
Si tratta di risvegliare le nostre radici ribelli, consapevoli che occorre attivarsi e fare rete per autodeterminarsi e creare un mondo che rispecchia i nostri sogni più arditi ed ecosofici. Anche oggi, 8 marzo, una città come Roma non viene risparmiata dalle motoseghe: un intero filare di ciliegi in fiore in via Gianicolense sta per essere deturpato. È un ecocidio diffuso che sembra essere inarrestabile. Ovunque a Roma, da Monteverde a Ostia, dal Verano a villa Ada, da Pietralata a Fiumicino, e su quasi tutto il territorio italiano, non passa giorno che non vengano abbattuti e capitozzati alberi sani, per far spazio a colate di cemento, arricchirsi con i fondi della riqualificazione urbana e con l’industria del legname.
La giunta Gualtieri a inizio mandato aveva promesso di mettere a dimora un milione di alberi, ben presto abbiamo scoperto che sono stati contati anche i semi. Intanto hanno annunciato l’abbattimento di 34 mila alberi: ancora stiamo aspettando il censimento arboreo aggiornato.
Nel 2021 grazie alla determinazione di alcunə attivistə un decreto ministeriale ha approvato delle misure urgenti al contrasto della Toumejella Parvoconsis che stava decimando migliaia di pini.
I 12 mila pini della storica pineta di Ostia intanto sono morti, prova che a quei meravigliosi alberi non è stata mai effettuata una cura; trattamento che di certo non avrebbe dilaniato le casse del comune che invece ora dovrà spendere milioni per tagliarli.
Nel marzo 2021 è entrato in vigore il tanto atteso Regolamento del Verde che prevede che le cittadine e i cittadini siano puntualmente informatə di ogni intervento effettuato sugli alberi attraverso un confronto preventivo mediante la Consulta del Verde. Peccato che a distanza di quattro anni questo strumento non sia stato ancora istituito.
Per questo sempre più persone vogliano che i criteri per gli abbattimenti degli alberi diventino più rigidi, non semplificati come ha sancito l’ultimo emendamento in materia a firma Meloni. E chiedono di fermare le deroghe sugli interventi agli alberi in periodo di ripresa vegetativa e nidificazione e una moratoria sugli abbattimenti affinché Roma torni ad essere la più verde d’Europa.
C’è bisogno di attivarsi e alzare la voce, in ogni municipio, in ogni luogo. Affinché alle zone rosse siano preferite le zone arcobaleno e le zone verdi, al modello Caivano quartieri autogestiti, ricchi di vitalità, come perfino la storia del Quarticciolo dimostra. Di certo, la cura dei grandi alberi contribuisce al benessere di tuttə, a differenza dei progetti di “riqualificazione” che non considerano le alberature e trasformano le città in un incubo orwelliano tra maxi schermi, telecamere, ztl, droni.
APPUNTAMENTO Domenica 16 marzo, alle 11,30, assemblea, concerto di Velka Sai ed ecopicnic a villa Pamphilj, dove da poco è intervenuta la Soprintendenza per sospendere decine di abbattimenti grazie a attivistə, comitati e associazioni che da anni si occupano della cura del verde urbano.
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