Nel villaggio di Jinwar, nel Rojava (Siria settentrionale), da cinque anni donne e bambini vivono sviluppando la vita comune, imparando, condividendo, lavorando nei campi e nei giardini, nell’accademia, nella scuola, nel forno, nella bottega, nel centro sanitario. Una straordinaria comunità che ogni giorno cerca di creare e mettere in comune libertà e autonomia. E che ora rischia di scomparire. In una lettera il loro grido di aiuto

Cari amici e amiche di Jinwar, come donne di Jinwar vi mandiamo un saluto e vi facciamo una chiamata. Come avrete notato, le minacce turche di avviare un’offensiva in The Autonomous Administration of North and East Syria (NES) si sono intensificate (la lettera è stata scritta poche ore prima dell’inizio dei bombardamenti, ndr). Questo tentativo di occupazione è un attacco diretto ed esistenziale alla nostra vita, ai nostri mezzi di esistenza, alla nostra società, alle nostre conquiste e alle nostre lotte come donne.
Jinwar è solo uno degli spazi in pericolo di estinzione in caso di occupazione turca. Il villaggio si trova vicino al confine turco ed è l’Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale, che è stata ufficialmente fondata nel 2014 come progetto politico multietnico, radicato nella lotta storica del popolo curdo per il riconoscimento politico, l’uguaglianza e la democrazia.
Senza la rivoluzione del Rojava e le esperienze delle lotte delle donne in tutte le aree geografiche e nella storia, Jinwar non esisterebbe. Sono passati quasi tre anni da quando i primi preparativi sul terreno per la costruzione di Jinwar sono iniziati. Da allora si sono sviluppate molte cose, migliaia di persone sono venute a sostenere il progetto, il villaggio è cresciuto ed è diventato un luogo noto e vivace, importante per molti nella regione. Donne e bambini vivono qui, sviluppando la vita comune, imparando, condividendo, lavorando nei campi e nei giardini, nell’accademia, nella scuola, nel forno, nel negozio del villaggio, nel centro sanitario.
Jinwar rappresenta la realizzazione del sogno di una vita libera, la capacità delle donne di raccogliere la nostra forza e conoscenza e di sviluppare alternative comuni in ogni aspetto della vita, nonostante tutti gli attacchi e le difficoltà che sono parte del percorso.
Non possiamo accettare di perdere ciò che molte hanno costruito. Chiediamo a tutte le donne e tutte le persone di sostenere la nostra resistenza. Alziamo la voce e agiamo per la liberazione delle donne, lottiamo per alternative. Difendiamoci dagli attacchi dello stato turco e tutte le altre forme di violenza patriarcale e oppressione.
Jin, jiyan, azadî!
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Traduzione a cura della Rete Jin (Jin è una parola curda che significa donna)
Io sono con voi, vi ammiro e sono molto triste per l’attacco che è in corso e per come il mondo si sta dimostrando insensibile e soprattutto impotente.
Il mondo occidentale non è più capace di difendere la propria democrazia, resa schiava dagli interessi economici, quegli interessi che impediscono di prendere dei provvedimenti importanti contro Erdogan e che permettono a Erdogan di continuare nella sua dittatura antioccidentale, genocida e irrispettosa dei diritti umani