Prima che sia la rabbia di Joker a decidere come sarà il mondo, sarebbe opportuno iniziare da ora a immaginarlo: si parta dalla sapienza di milioni di contadini, pescatori, allevatori, osti che hanno costruito la tradizione gastronomica italiana e mondiale e poi sono stati abbandonati per far posto a un’agricoltura industriale e a una organizzazione del commercio insensate
Alla
Ministra dell’Agricoltura,
I contadini basavano e basano il loro fare su due criteri, ereditati di generazione in generazione: l’ecosostenibilità e la trasmissione di conoscenza alle generazioni future. Pena la fine dell’unico patrimonio di cui una famiglia di contadini disponeva: la terra e il sapere per coltivarla.
Si parla tanto di New Green Deal, ma, tra le best practice da utilizzare per questo nuovo modello di produzione di cui tanto si parla, raramente sento parlare dei milioni di Villani in giro per le campagne italiane, benchè fossero tutori di una pratica di vera salvaguardia del pianeta e del futuro.
E’ ipotesi concreta il rapporto tra il coronavirus e gli effetti dell’antropocene: inquinamento dell’aria e delle falde, innalzamento della temperatura e del livello del mare, ma l’emergenza attuale porterà la società a fare delle scelte drastiche su come ricostruire un modello di produzione e consumo.
Per garantire regole di produzione e distribuzione certe da un punto sanitario, si rischia di scegliere una filiera ultra igienizzata e concentrata in poche mani, benché deleteria per l’ecologia e per le piccole economie di milioni di contadini.
Sarebbe lo stesso effetto del conservare la polvere sotto il tappeto.
E’ evidentemente frustrante per tutti dover fare ore di fila in un supermercato per comprare ortaggi in plastica, sapendo che avremmo la possibilità di fornirci dalle migliaia di contadini delle nostre campagne, anche limitrofe alle metropoli.
Prima che questa grave crisi finisca, prima che un’altra ne arrivi, è bene pensare a come costruire un nuovo modello di sviluppo, che tenga in conto dal sapere rurale alla base di 2000 anni di storia di prodotti e cucina italiana, della prassi dei piccoli contadini e allevatori, che, come detto, basano il loro fare da millenni sull’ecosostenibilità e non sul profitto.
E’ ovviamente un bene che il sistema delle Banche, della Finanza e della Economia, intervenga per salvare la sanità, la scuola pubblica, le imprese grandi e piccole ed i lavoratori sotto contratto. Sarebbe buon auspicio, per il bene di tutti, che ci si accorga il prima possibile dei lavoratori a nero coatti, cioè obbligati a esserlo, degli artisti, dei ristoratori, dei migranti che fanno mansioni indispensabili in Italia senza nessuna garanzia, dei sommersi tutti. Saranno quelli che più di tutti soffriranno di questa crisi e che se non tutelati, diventeranno presto il problema economico e sociale maggiore.
Ma il tema non è questo.
Non sarà possibile ricostruire il mondo così com’era prima. Bisognerà immaginarlo nuovamente, partendo da un dato di realtà: era devastante da un punto di vista ecologico, insicuro da un punto di vista sanitario e ingiusto nelle distribuzione delle ricchezze.
Prima che sia la rabbia di Joker a decidere come sarà il mondo, sarebbe opportuno iniziare da ora a immaginarlo secondo delle vere prospettive di sostenibilità: si parta dalla sapienza di milioni di contadini, pescatori, allevatori, osti che hanno costruito la tradizione gastronomica italiana e mondiale, lentamente abbandonati per far posto a un’agricoltura industriale e una organizzazione del commercio che li ha abbandonati per sempre.
Daniele De Michele “donpasta”
Autore dei VILLANI, film-documentario sulla cucina e i mondi rurali in Italia.
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