È stato un lungo e straordinario viaggio attraverso sette Stati per incontrare le comunità e rafforzare i legami tra le resistenze all’aggressione dei territori e della vita nel Messico sud-orientale. Per dieci giorni, la carovana El Sur Resiste, promossa dai gruppi locali del Consiglio Nazionale Indigeno, ha raccolto il grido della ribellione dei popoli contro l’alleanza tra le istituzioni corrotte e le bande armate dei narcos e della criminalità organizzata, la militarizzazione del territorio e la logica predatoria dell’estrattivismo e dei mega-progetti come il corridoio inter-oceanico e il cosiddetto Tren Maya. Un grido che è però inseparabile dalla costruzione di mondi nuovi, ispirati all’auto-determinazione e all’affermazione dell’autonomia. Raúl Zibechi ricorda qui, tuttavia, che la carovana va inserita nel tempo lungo delle resistenze odierne de abajo. Nulla si otterrà a breve termine, né nei calendari fissati dal sistema, come le scadenze elettorali: i tempi dei popoli, scrive, sono simili ai cicli della natura, quelli che ci insegnano la circolarità della vita che non ha altro obiettivo che continuare ad essere vita. Oggi questo è rivoluzionario

Giovedì 4 maggio si è concluso il tour della carovana El Sur Resiste, organizzato dai gruppi locali del Congresso Nazionale Indigeno (CNI). Dopo aver attraversato sette stati del Messico e fatto visita a decine di spazi che resistono all’estrattivismo e ai megaprogetti del capitale, ascoltando centinaia di voci di popolazioni indigene e settori popolari, la carovana è arrivata a San Cristóbal de las Casas, dove il 6 e il 7 si è tenuto un forum internazionale.
Si è trattato di uno sforzo enorme da parte di ciascuna organizzazione per trasportare, accogliere, ospitare e nutrire circa 300 persone, una parte delle quali europee, statunitensi e latinoamericane, nei 10 giorni della durata del viaggio. La carovana era iniziata con poco più di un centinaio di partecipanti sulla costa del Chiapas, ma lungo il percorso si sono unite diverse altre organizzazioni.
È stato incoraggiante constatare che ci sono ancora molte piccole e medie resistenze con un forte radicamento locale, nonostante la combinazione di politiche sociali e repressione con cui i governi tendono a indebolire i movimenti popolari. Da qui la sua importanza: rendere visibile la resistenza, costruire ponti tra di loro per superare l’isolamento e, soprattutto, rafforzarle, perché l’arrivo di centinaia di persone dalle geografie più diverse ha stimolato ciascuna delle lotte, cosa evidente nei caldi ringraziamenti soprattutto da parte delle donne .
La repressione è stata sia spietata che nascosta al grande pubblico. Il violento sgombero del campo di Mogroñé Viejo, che ha bloccato per due mesi la costruzione del treno interoceanico, è stato il segno più evidente, con il sequestro di diverse persone che sostenevano il sit-in. Le soste per ore ad ogni posto di blocco e il monitoraggio dei veicoli senza targa erano forme di molestia che riuscivano solo a temprare gli animi dei partecipanti, anche se ritardavano gli arrivi a destinazione.

Uno dei risultati interessanti è stato il verificare come in tutte le geografie del pianeta, sia al Nord che al Sud, capitale e Stati si comportino in modo simile: la voracità e la violenza dell’accumulazione di ricchezza non hanno limiti; la militarizzazione è una realtà globale anche se si manifesta in modi diversi; i governi di qualsiasi colore si limitano a facilitare l’espropriazione con mezzi legali o militari; si sta tessendo una vasta alleanza tra multinazionali, criminalità organizzata e Stati per il controllo dei territori.
Vorrei evidenziare alcuni aspetti del ruolo di questa e di altre carovane precedenti, nell’attesa di poter approfondire la discussione.
La prima cosa è che iniziative come El Sur Resiste sono importanti per aprire spazi in mezzo a tante difficoltà, per evitare che l’isolamento delle resistenze finisca per inaridirle per stanchezza e mancanza di prospettive. Bisogna mettersi nei panni di chi vive in zone rurali remote, circondato da opere estrattiviste come il Treno Maya e il Corridoio Trans-istmico, ma anche da caciques locali e branchi di persone armate aggressive per comprendere il ruolo devastante che gioca l’isolamento.
Il secondo aspetto è la conferma del ruolo delle donne nelle resistenze e nella costruzione di altri mondi. Erano loro che sostenevano la carovana, cucinando, organizzando, curando la salute e gli animi di chi arrivava stanco ad ogni destinazione. Donne dei popoli originari, dei quartieri popolari ma anche donne con livelli di istruzione tradizionale elevati, che si sono unite nella loro diversità di saperi lavorando on modo collettivo.
Le donne e le comunità sono realtà che si toccano, che dialogano e si completano. Quando un soggetto collettivo resiste agli attacchi dall’esterno, si territorializza e diventa comunità per continuare ad esistere, in modo quasi naturale. Questi sono i processi che continuano a resistere, che non si sono arresi alla logica del beneficio individuale che i programmi sociali propongono.
Ovunque è stato possibile sentire che la resistenza è necessaria, ma che non è sufficiente. Allo stesso tempo, i collettivi stanno costruendo modi di vivere (dalle colture agroecologiche agli spazi di salute) che consentano loro di vivere nel modo più autonomo possibile, avvicinandosi a poco a poco al mondo che vogliono costruire.

C’è una profonda interazione tra le resistenze e la costruzione di mondi altri. La costruzione di realtà diverse da quelle egemoniche alimenta le resistenze, perché in quegli spazi i popoli trovano ossigeno e allo stesso tempo proiettano il tipo di società in cui desiderano vivere. Quello che è interessante è che questa doppia dinamica di resistenza e costruzione del nuovo è diventata senso comune tra la gente.
La carovana deve essere inserita nel tempo lungo delle resistenze de abajo, in basso. Nulla si otterrà in breve tempo, né nei calendari fissati dal sistema, come le scadenze elettorali. I tempi dei popoli sono simili ai cicli della natura, quelli che ci insegnano la circolarità della vita che non ha altro obiettivo che continuare ad essere vita. Oggi questo è rivoluzionario.
Fonte: la Jornada
Traduzione per Comune-info: marco calabria
Un video dell’incontro internazionale con, tra gli altri, l’intervento di Raúl Zibechi
A questo link nove video sulla carovana
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