Viene presentato in questi giorni in diverse città e sarà disponibile a partire dal 20 giugno. “Pluriverso. Dizionario del post-sviluppo”, Orthotes Edizioni, è un libro ampio e transculturale, essenziale per riconoscere la diversità di vedute delle persone sul bene del pianeta e sulle loro abilità nel proteggerlo. Per cercare di ancorare le attività umane ai ritmi e agli schemi della natura, rispettando la materialità interdipendente di tutto ciò che vive. Questa conoscenza indispensabile va preservata come bene comune e non privatizzata o mercificata per essere venduta. Hanno curato il corposo volume (500 pagine): Ashish Kothari, ambientalista indiano; Ariel Salleh, sociologa australiana; Arturo Escobar, antropologo colombiano; Federico Demaria, ricercatore italiano in ecologia politica ed economia ecologica; e Alberto Acosta, economista, giudice del Tribunale Internazionale per i Diritti della Natura, ex ministro e presidente dell’Assemblea Costituente ecuadoriana. Ora è disponibile anche in italiano, grazie alla traduzione militante di quasi 50 persone. Dopo un anno di permanenza in libreria, si potrá far girare gratuitamente il PDF. Quella che segue è la premessa che trovate nel volume
Questo libro invita i lettori a intraprendere un profondo processo di decolonizzazione intellettuale, emozionale, etica e spirituale. È nostra opinione condivisa che l’idea di “sviluppo come progresso” debba essere decostruita per aprire la strada ad alternative culturali che curino e rispettino la vita sulla Terra. Il modello di sviluppo occidentale dominante è un costrutto omologante che è stato generalmente adottato dalle persone in tutto il mondo sotto la costrizione delle necessità materiali. Il contro-termine “post-sviluppo” comporta una miriade di critiche sistemiche e stili di vita alternativi. Il presente Dizionario intende ri-politicizzare il dibattito in corso sulla trasformazione socio-ecologica enfatizzandone la multidimensionalità. Esso può essere usato per l’insegnamento come per la ricerca; per ispirare chi si attiva nei movimenti; per introdurre al tema i curiosi e, perché no, coloro che sono al potere ma non si sentono più a proprio agio in quel mondo.
Questo libro non è certo il primo sul tema del post-sviluppo. Il Dizionario dello sviluppo, curato da Wolfgang Sachs,[1] di cui si sta celebrando il venticinquesimo anno dalla pubblicazione, ha indicato la via. Altri testi sono, di Arturo Escobar,[2] The History of Development, di Gilbert Rist,[3] e The Post-Development Reader, curato da Majid Rahnema e Victoria Bawtree.[4] I contributi femministi includono Staying Alive: Women, Ecology and Development, di Vandana Shiva[5]e The Subsistence Perspective, redatto da Veronika Bennholdt-Thomsen e Maria Mies.[6] Oltre a questi titoli, il lavoro di ricercatori militanti come Ashis Nandy, Manfred Max-Neef, Serge Latouche, Gustavo Esteva, Rajni Kothari, e Joan Martinez Alier ha saputo tracciare i contorni di un futuro di post-sviluppo.
Ciò che è mancato sinora è stata una raccolta ampia e transculturale di visioni del mondo, concetti concreti e pratiche provenienti da ogni parte del globo, che mettesse in questione l’ontologia modernista dell’universalismo preferendogli una pluralità di mondi possibili. Questo è ciò che intendiamo per pluriverso. L’idea di raccogliere contributi di questo tipo è stata discussa per la prima volta da tre di noi – Alberto Acosta, Federico Demaria e Ashish Kothari – durante la Quarta Conferenza Internazionale sulla Decrescita di Lipsia, nel 2014. Un anno dopo Ariel Salleh e Arturo Escobar si sono uniti al progetto, ci siamo messi al lavoro con impegno e ora ci sono oltre un centinaio di voci. Siamo consapevoli della presenza di alcune lacune tematiche e geografiche, ma mettiamo a disposizione questo libro come invito a esplorare quelli che ci sembrano “modi d’essere relazionali”. Ciò significa ricalibrare la politica, profondamente. Noi stessi nella compilazione di questo libro – come in ogni atto di cura – abbiamo dovuto confrontarci con i limiti, e le vulnerabilità, della nostra riflessività culturale; ma abbiamo anche, di converso, scoperto nuove forme di accettazione e comprensione reciproca. Del resto, come ci insegnano le femministe, “il personale è politico”.
Il libro si rivolge alla confluenza globale di prospettive economiche, socio-politiche, culturali ed ecologiche. Ogni saggio è stato scritto da persone profondamente coinvolte nelle visioni del mondo o nelle pratiche descritte – dalle resistenze indigene ai ribelli dei ceti medi. Vogliamo ringraziare la passione e l’impegno di autori e autrici: la maggior parte ha accettato immediatamente di contribuire a questo lavoro. Hanno avuto tempi brevi per consegnare i propri scritti. Hanno reagito con pazienza ai nostri commenti editoriali, con quel botta e risposta di osservazioni che è parte inevitabile del tentativo di raggiungere un buon livello di accessibilità e chiarezza espositiva.
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Il Dizionario è poco convenzionale per il suo genere in quanto composto da tre parti. Queste riflettono la transizione storica in cui deve operare chi fa ricerca e si attiva politicamente nel XXI secolo.
- Lo Sviluppo e la sua crisi: esperienze globali. Il concetto di “sviluppo”, già vecchio di qualche decennio, deve essere riesaminato come urgente problema politico. In questa prima sezione, sei studiosi-attivisti (da ogni continente) riflettono sull’idea di sviluppo e sul suo rapporto con le molteplici crisi della modernità.
- La Terra universale: soluzioni riformiste. Qui presentiamo una serie di innovazioni concepite principalmente nel Nord del mondo, e spesso promosse come “soluzioni” progressiste alla crisi. Una panoramica critica delle loro retoriche e dei tentativi si implementazione ne evidenzia le incoerenze interne, e mostra come esse rischino piuttosto di diventare delle distrazioni: orientate al profitto oltre che ecologicamente dannose.
- Un Pluriverso popolare: iniziative per la trasformazione. Questa è la sezione principale del libro: un compendio di visioni del mondo e di pratiche, vecchie e nuove, locali e globali, emergenti da comunità indigene, contadine e pastorali, quartieri urbani, movimenti ambientalisti, femministi e spirituali, che perseguono la giustizia e la sostenibilità in una molteplicità di modi.
Le visioni e le pratiche riportate in questo Dizionario non riguardano l’applicazione di un pacchetto di politiche, indicatori e strumenti per rimediare al “malsviluppo”. Piuttosto, esse cercano di riconoscere la diversità di vedute delle persone sul bene del pianeta e sulle loro abilità nel proteggerlo. Cercano di ancorare le attività umane ai ritmi e agli schemi della natura, rispettando la materialità interdipendente di tutto ciò che vive. Questa conoscenza indispensabile deve essere preservata come bene comune, non privatizzata o mercificata per essere venduta. Le pratiche e le visioni del mondo che vengono qui presentate mettono al primo posto il buen vivir piuttosto che l’accumulazione materiale. Privilegiano la cooperazione rispetto alla norma competitiva. Inquadrano il lavoro nel contesto di una piacevole sussistenza, non sullo sfondo di una nocività da rifuggire nel fine-settimana o attraverso l’eco-turismo. E ancora, troppo spesso in nome dello “sviluppo”, la creatività umana viene distrutta da sistemi educativi ottusi e omologanti.
Le voci presenti in questo libro pongono questioni importanti, quali: i mezzi di produzione economica e riproduzione sociale sono controllati in maniera equa? Gli esseri umani si relazionano ai non-umani in modalità che producono reciproco miglioramento? Tutte le persone hanno accesso a contesti di vita dotati di senso? C’è una equa distribuzione dal punto di vista intergenerazionale di rischi e benefici? Sono state eliminate le forme di discriminazione, moderne o tradizionali che siano, basate su genere, classe, etnia, razza, casta e identità sessuale? La pace e la non-violenza sono parte integrante della vita comunitaria? Abbiamo messo a punto questo dizionario per aiutare la ricerca collettiva di un mondo ecologicamente saggio e socialmente giusto.
Immaginiamo il libro come un contributo nel viaggio verso un Arazzo Globale di Alternative [Global Tapestry of Alternatives],[7] che rafforzi la speranza e l’ispirazione e consenta di imparare dalle esperienze altrui; che consenta di sviluppare strategie di difesa e azione, che costruisca iniziative di collaborazione. Nel farlo non sottovalutiamo le sfide epistemologiche, politiche ed emotive insite nel ripensare la propria storia. Come ha scritto Mustapha Khayati in Captive Words:
«Ogni critica del vecchio mondo è stata formulata con il linguaggio di quel mondo, sebbene diretta contro di esso […] La teoria rivoluzionaria ha dovuto inventare termini propri, per distruggere il senso dominante di altri termini e stabilire nuovi significati […] corrispondenti a una nuova realtà embrionale che deve essere liberata […] Ogni prassi rivoluzionaria ha sentito il bisogno di un nuovo campo semantico e di esprimere una nuova verità […] perché il linguaggio è la casa del potere»[8].
Siamo con voi nelle lotte!
Ashish Kothari (Pune),
Ariel Salleh (Sydney),
Arturo Escobar (North Carolina),
Federico Demaria (Barcelona)
e
Alberto Acosta (Quito)
Marzo 2019
thepluriverse.org
[1] W. Sachs, (cur.), The Development Dictionary: A Guide to Knowledge as Power, Zed Books, London 2010 [1992].
[2] A. Escobar, Encountering Development. The making and unmaking of the third world through development, Princeton University Press, Princeton 1996.
[3] G. Rist, The history of development: from western origins to global faith, Zed Books, London and New York 1997.
[4] M. Rahnema, V. Bawtree (cur.), The Post-Development Reader, Zed Books, London and New York 1997.
[5] V. Shiva, Staying Alive: Women, Ecology and Development, Zed Books, London 1989.
[6] V. Bennholdt-thomsen, M. mies, The Subsistence Perspective, Zed Books, London 1999.
[7] Per aggiornamenti sul Global Tapestry of Alternatives, si veda il sito www. radicalecologicaldemocracy.org. Esso nasce dell’esperienza del Vikalp Sangam (Alternatives Confluence) in India (si veda www.vikalpsangam.org). Ultimo accesso 16-11-2020.
[8] M. Khayati, Captive Words: Preface to a Situationist Dictionary, «Internationale Situationniste»10, 1996.
Valeria sanguini dice
Che gioia venire a sapere di questa pubblicazione..non vedo l’ora di regalarlo a mio figlio e leggerlo con lui sperando cresca consapevole dell’immenso valore della diversità.
Agostina Pallone dice
Lo regalerò alla compagna di mio figlio è ne comprero6uno anche per me
Melânia Alessia S. Tre dice
SOLO DEVO RICONOSCERE E DERVI GRAZIE DELLE VOSTRE ESISTENZE IN QUESTO MONDO!!!!!!!! SAPEVO PROFUNDAMENTE CHE GLI TROVAVO ???????