Ti rinchiudono in casa ma puoi anzi devi uscire per andare a guadagnare soldi, magari imbarcandoti su un mezzo stipato all’inverosimile per una questione di soldi. Se ti dice male ti becchi il virus e non trovi neanche un letto in ospedale perché non sono stati stanziati abbastanza soldi. Certo, i soldi hanno un valore, il problema è che sono diventati un valore. È una cosa molto diversa. Di certo il sistema sta mostrando tutti i suoi limiti. Abbiamo bisogno di imparare a stare bene con meno cose e abbiamo bisogno che nessuno sia lasciato solo. “Il mondo è cambiato, le nostre vite sono cambiate – scrive Marco Arturi – Dovremmo cominciare a capire che non può essere un contratto o un fatturato a definirci…”
Hai voglia a girarci intorno, alla fine è una questione di soldi. I soldi stanno alla base delle scelte del governo, delle proteste di piazza, delle proposte avanzate dalle categorie (ognuno per i fatti suoi e in ordine sparso, mi raccomando). Ti rinchiudono in casa ma puoi anzi devi uscire per andare a guadagnare soldi, magari imbarcandoti su un mezzo stipato all’inverosimile per una questione di soldi; se ti dice male ti becchi il virus e non trovi neanche un letto in ospedale perché non sono stati stanziati abbastanza soldi.
Non la facciamo più complicata di quello che è. Il Covid ci sta costringendo a uno scambio atroce: stiamo barattando vite umane con soldi.
Se non la capiamo adesso non la capiamo più: i soldi sono merda, sono il nemico peggiore. Non è un delirio mio: faccio parte di quel pezzo di generazione che una ventina d’anni fa ha cercato di farlo capire al mondo, inascoltata e sconfitta.
Facciamo a capirci: chiunque non arrivi da Plutone sa che i soldi hanno un valore e qui nessuno si sogna di negarlo. Il problema è che per noi, nessuno escluso, i soldi sono diventati un valore. È una cosa molto diversa. Traduco in termini pratici. Se scendo in piazza a protestare dicendo che sono disponibile a restare chiuso in casa purché pagato è un conto; se lo faccio per pretendere che alcuni soldi vengano destinati per intero a sanità, servizi e reddito è tutto un altro discorso. Se rivendico tempi e spazi di vita indispensabili è un discorso, se metto nella stessa frase – come è successo – la parola libertà e il diritto di andare a lavorare (sic) non ci siamo proprio.
Il sistema sta mostrando tutti i suoi limiti. Mettiamocelo in testa: dovremo imparare a stare bene con meno cose – ed è tutto da dimostrare che sarà peggio – e nessuno deve essere lasciato solo. Traduco di nuovo: finché i sostegni economici (che sono una partita di giro, smettiamola di farcela raccontare: la cassa integrazione sono soldi dei lavoratori, i bonus alle partite Iva sono soldi che arrivano dalle partite iva…) sono concessi sulla base di contratti lavorativi, fatturati e posizioni fiscali non ne usciamo. Le risorse ci sono, vanno prese dove stanno – sì, sto parlando di patrimoniale, tassazione degli scambi finanziari e delle rendite, tassazione alle grandi aziende – e messe a disposizione delle persone, di tutte le persone a prescindere dal modo in cui si guadagnavano da vivere prima.
Il mondo è cambiato, le nostre vite sono cambiate, dovremmo cominciare a capire che non può essere un contratto o un fatturato a definirci. Solo così possiamo uscirne, tutti. Perché ora è chiaro che prima non andava così bene, adesso va decisamente male e dopo potrebbe andare molto peggio. A meno che non ci si decida tutti a dire, una volta per tutte: vaffanculo i soldi.
IforMediate dice
La tesi è comprensibile e condivisibile, ma non è un fatto nuovo come sembrerebbe: il libro Violenza Società spiega le funzioni violente (proprio perché intervengono sulle vite umane) della moneta. Da quasi sempre, come ha spiegato anche Graeber nel suo “Debito: i primi 5000 anni”.
EUGENIO CERELLI dice
Non si deve aver paura o soggezione a dirlo, anzi, occorre urlarlo al di là di ogni egoismo personale: serve urgentemente il REDDITO UNIVERSALE DI BASE, senza il quale non si potrà governare PACIFICAMENTE nessuna transizione sociale, politica, economica o ecologica, né di nessun altro genere. Il mondo si sta rapidamente distruggendo consumando risorse non rinnovabili per produrre rifiuti da cose inutili, tutte cose ampiamente previste 50 anni fa dallo studio scientifico del MIT “I limiti dello sviluppo”. Purtroppo lo sbocco inevitabile a questo stato di inerzia e resistenza al cambiamento non può che essere uno: CRISI GLOBALE e quindi GUERRA per conquistare il diritto di dare il colpo di grazia a questo già martoriato pianeta. Il capitalismo neoliberista non perdona e non fa prigionieri.