
“Non so chi sia il padre. Quale sia tra i tre carcerieri che ogni notte, per tre anni, mi hanno violentata. Uno dopo l’altro… Every night, every night, every night”. Myriama – eritrea, di ventidue anni – ha lasciato il suo paese per fuggire al servizio militare obbligatorio e a un regime oppressivo con l’obiettivo di raggiungere la sorella a Milano e iniziare una nuova vita, libera. Si è trovata intrappolata in un lager sotterraneo, dove la luce filtrava a stento per poche ore al giorno, ammassata tra altri corpi assetati e affamati, tra chi sopravviveva e chi giaceva a terra esanime.
È pericolosamente denutrita, quasi scheletrica. Piange lacrime di dolore e disperazione.

“Di giorno mi torturavano con dei cavi elettrici, facendomi mettere i piedi dove precedentemente avevano versato dell’acqua e poi azionando la corrente; di notte venivo condotta in una piccola stanza adiacente alla cella comune, dove i guardiani libici mi stupravano a rotazione”. Myriama è arrivata al presidio di Baobab Experience, con il suo piccolo bambino, un figlio che – ci dice – odia e ama assieme, che rappresenta ed esprime allo stesso tempo “vita e morte”. “Hanno continuato a violentarmi fino all’ottavo mese di gravidanza. Ero sicura che avrei perso il bambino e che forse io stessa non sarei sopravvissuta al parto”.
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Beyene nasce sul pavimento sudicio di una prigione seminterrata e quando viene al mondo i carnefici della madre si liberano di lui e di Myriama. Li lasciano andare.
“Quando lo guardo non riesco a non pensare alle atrocità con cui è venuto al mondo, ma a volte penso anche che sia nato per liberarmi da quell’inferno. Altre volte, invece, sento che mi hanno tolto tutto, che forse non riuscirò mai a provare vero amore per questo bambino innocente.E allora penso semplicemente che sarebbe stato meglio addormentarsi in quella prigione buia e non svegliarsi più”.
Il 15 luglio il Parlamento italiano ha rinnovato la missione in Libia: milioni di euro di finanziamento perché donne, uomini e bambini migranti siano trattenuti o ricondotti (ad opera della cosiddetta Guardia costiera libica, nostro “fedele” partner) nell’inferno dei centri di detenzione formali e informali. Torture, stupri, schiavitù, assassinii su procura, dove l’Italia è consapevolmente il mandante.
#Verbamigrant è la Rubrica settimanale di testimonianze di Baobab Experience
Vergognoso il silenzio del nostro governo e di tutti quelli che tacciono perché anno interessi economici laggiù. Dovrebbero provare i campi profughi libici!
Il nostro governo si vergogni del silenzio, denunci e impedisca questi orrori!
Abominevole il modo in cui si calpestano i più elementari diritti umani a favore del profitto! maledetti!!!
Italia complice.
complicità. silenzio. .. oltre a favorire l’indifferenza di molti elettori che poi sappiamo x chi votano, sostiene di fatto, con il rifinanziamento, i comportamenti criminali dei carcerieri libici … più evidente di così nn si può. VERGOGNA!!! nn ci sono giustificazioni
Perché ogni anno festeggiamo il Giorno della Memoria, se poi non sappiamo vedere il genocidio che abbiamo sotto gli occhi e del quale siamo complici?