Non ho conosciuto Marco, ma di lui dite che aveva “uno sguardo sul mondo ricco di profondità e tenerezza”. È molto bella questa immagine. Dovremmo riflettere sulla profondità accompagnata dalla tenerezza. Non basta solo essere profondi, bisogna sentire dentro di noi anche la tenerezza che è un modo di guardare ed è un modo di procedere che tiene lontana l’aggressività, la supponenza, la presunzione. La tenerezza viaggia con l’umiltà, con la consapevolezza che non sappiamo, ma che camminiamo imparando.
Comune è per me questo. Un luogo che raccoglie le esperienze, i racconti, le idee di chi pur vedendo in profondità la realtà, non vuole perdere la speranza che è motore del nostro agire, del nostro lottare e che ci aiuta a non arrenderci e a combattere la paura. Oggi più che mai vediamo cosa succede quando, chi alimenta la paura, vorrebbe chiuderci dentro la gabbia del timore dell’altro, cercando di dare risposte certe a quella confusione e inquietudine a cui non sappiamo dare risposte certe. Preferisco come dice Rainer Maria Rilke “tenere caro quel disordine che costringe a fermarci, intrattenerci con nuove domande e a cercare risposte che non intravediamo ancora”.
La speranza non vuol dire negare la realtà, ma opporsi alla passiva accettazione di una realtà “già data” e immutabile, c’è sempre una possibilità di apertura al cambiamento anche solo piccola e dobbiamo cercarla. Esiste sempre un “non-ancora” verso cui dobbiamo guardare, esistono territori ancora inesplorati che dobbiamo cercare. Senza speranza tutto ciò non sarebbe possibile.
Io ringrazio tutti voi, che avete saputo far nascere e crescere questo spazio che è luogo di speranza, uno spazio a cui ormai sento di appartenere.
[Emilia De Rienzo]
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