Sabato 7 settembre, a chiusura del Venice Climate Camp, i movimenti che si battono contro la sesta estinzione di massa e i megaprogetti che la favoriscono, diventano protagonisti alla Mostra del cinema. Sono soprattutto i giovani a gridare forte che non accettano di crescere nella scia di morte che le società opulente lasciano dietro di sé. L’evidenza dei mutamenti climatici mostra anche una potente forza pedagogica. Insegna che la realtà fisica è una rete di relazioni inscindibili, di cui le persone fanno parte e da cui dipendono. Dalla consapevolezza di questo, potrebbe emergere una nuova visione non antropocentrica ma eco-centrica, non gerarchica e piramidale ma equilibrata e armoniosa, non dominante e violenta ma equa e solidale. Peccato che nelle scuole non si insegni l’ecologia
Sabato prossimo, 7 settembre, le avanguardie dei movimenti ambientalisti Friday for Future, Extintio Rebellion, No grandi opere inutili e dannose e No grandi navi, in vista dello sciopero transcontinentale contro i cambiamenti climatici del 27 settembre, conquisteranno il red carpet della Mostra del cinema del Lido a chiusura del Climat Camp che ha visto più di mille giovani, metà italiani, metà da tutta Europa, per quattro giornate, in un campeggio tra mare e laguna di Venezia. I ragazzi hanno capito che il loro futuro prossimo dipende – prima di ogni altra cosa – dal buon funzionamento delle strutture geofisiche che sostengono ogni forma di esistenza. Il riscaldamento globale è solo uno degli epifenomeni, scientificamente riscontrabili, del degrado della biocapacità riproduttiva dei cicli naturali del sistema terrestre. Molti degli stock (limitati) degli elementi base per la vita (acque, suoli fertili, minerali, fibre…) sono stati saccheggiati, inquinati, irreversibilmente perduti. I bilanci dei Global Material Flows Requirement, dei flussi di risorse primarie che vengono quotidianamente dissipati nei processi di produzione e consumo, sono spaventosamente in perdita. Altro che economia circolare! Gli Obiettivi dell’Onu dello “sviluppo sostenibile” si allontanano.
L’allarme degli scienziati dell’Ipcc (Piattaforma scientifica dell’Onu sui cambiamenti climatici) e dell’Ipbs (Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità) è sottovalutato dai decisori politici. Gli appelli e le preghiere di papa Francesco lanciati con l’enciclica Laudato sì sono rimasti inascoltati dagli uomini e da Dio, come dimostrano gli incendi dell’Amazzonia, l’inquinamento da plastiche dei mari, le polveri sottili in atmosfera, la forza degli uragani e quant’altro. Siamo in mezzo ad una catastrofe ambientale epocale. Un biocidio. La “Sesta grande estinzione di massa”, dopo quella dei dinosauri, 66 milioni di anni fa. Pensiamo solo che oltre il 40% di tutte le specie di insetti è minacciata di estinzione. Gli esseri umani hanno acquisito una forza (tecnologica) tale da poter modificare l’evoluzione geo-bio-fisica del pianeta (Antropocene), accelerando l’entropia del sistema.
Le nuove generazioni non accettano di crescere nella scia di morte che le società opulenti lasciano dietro dei sé. I mutamenti climatici, nella loro evidenza, hanno una potente forza pedagogica. Insegnano che la realtà fisica è una rete di relazioni inscindibili, di cui l’essere umano fa parte e da cui dipende. Da questa presa di consapevolezza potrebbe emergere una nuova visione ontologica ed etica non antropocentrica, ma eco-centrica; non gerarchia e piramidale, ma equilibrata ed armoniosa; non dominante e violenta, ma equa e solidale. Peccato che nelle scuole non si insegni l’ecologia. Ricordo una splendida proposta del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio che si chiamava “Alfabeti ecologici” , coordinata dalla sottosegretaria filosofa femminista Laura Marchetti, rimasta però lettera morta. Un suggerimento concreto (a costo zero!) per il nuovo governo, se vuole davvero dimostrare di avere un interesse per l’ambiente, la scuola e il futuro dei giovani.
Greta Thunberg è diventata un’icona di successo del nuovo movimento ed è riuscita a farsi aprire molte porte importanti grazie alla sua limpidezza, al suo coraggio disubbidiente e perché, forse, è apparsa nel momento giusto, in cui i disastri ambientali non possono più essere nascosti nemmeno dai potenti della Terra, dalle forze economiche che dominano anche i governi. Si apre quindi uno scontro ravvicinato politico sulle azioni più appropriate e urgenti necessarie ad invertire la rotta, per uscire dall’economicismo e dallo “sviluppismo” consumistico e per riconcettualizzare la stessa idea di progresso e di buona vita che abbiamo in testa. Le nuove tecnologie a risparmio di energia e materia saranno certamente d’aiuto, ma servirà anche modificare in profondità modi di pensare, comportamenti individuali, sistemi economici e rapporti di potere tra interessi non sempre conciliabili. Ecco le ragioni per cui la nuova primavera dell’ambientalismo dovrebbe interessare noi tutti.
Articolo pubblicato anche su il Fatto Quotidiano
Emanuela MEG Galanti dice
Condivido e segnalo la mia iniziativa: una serie di 3 webinars online per sostenere le persone che vogliano cambiare stile di vita nell’emergenza climatica. Per ora, sono gratuiti per tutti (ce ne sarà una versione a pagamento per insegnanti nella piattaforma SOFIA). Utilizzo il metodo di cambiamento personale “Focusing” sviluppato dal filosofo Eugene Gendlin. Potete visitare la mia pagina Facebook “Climate emergency”.