Secondo diversi ricercatori impegnati sui temi della pace attualmente sono 55 i conflitti armati attivi tra Stati, di cui una decina sono guerre sotto tutti i punti di vista. Eppure solo quanto accade in Ucraina e Palestina finisce, per altro spesso in modo distorto, sotto i riflettori dei media. Non sembra diffusa l’esigenza di riscoprire e reinventare il tema dell’educazione alla pace. La rete Arce (Alleanza Reti Comunità Educanti, che raccoglie diverse reti nazionali) ha scelto di scavare intorno a quell’esigenza, prima di tutto ponendo domande ai tanti e diversi attori che compongono le sue reti. Il video “Educare alla pace è la priorità”, diffuso in occasione della Giornata dell’educazione alla pace, è un invito a fare della pace una palestra quotidiana in cui esercitarsi in tanti modi per non blindare quel tema in una celebrazione.
Di certo abbiamo bisogno di imparare a declinare l’educazione alla pace, ad esempio, come diritto a studiare e a divertirsi, a vivere con gioia e ad essere ascoltati, come suggeriscono nel video alcuni bambini e bambine. Educazione alla pace, a proposito di diritti dei bambini, è anche “giocare senza macchine per strada…”, come spiega un alunno romano in occasione della giornata delle strade scolastiche. Ovviamente è contrastare i disastri ambientali, è lottare contro i femminicidi, è educazione alla cultura e al patrimonio, ma prima di tutto è “educare al confronto, alla complessità, all’alterità…”.
Per Arce, che propone di contrastare l’enorme crescita della povertà educativa rafforzando la capacità di cooperare dei territori e proponendo che bambini e bambine, ragazzi e ragazze siano agenti di questo cambiamento, si tratta di partire da qui e ora. Qualcuno nel video lo dice con queste parole: “Dove cominciano i diritti umani? Vicino casa, in ogni singola persona…”.
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