
Non ho disertato lo sciopero generale convocato dalla CGIL e dalla UIL, né ho disertato piazza Maggiore, a Bologna, dove ho ascoltato, oltre alle voci della folla, il comizio di Maurizio Landini.
Sapevo che lo sciopero è convocato perché i salari diminuiscono, la sanità pubblica è abbandonata, e i debiti li pagano i lavoratori mentre nessuno tocca i super-profitti bancari. Ma alcuni punti del suo discorso mi hanno colpito.
Mi ha colpito quando ha detto che se passa il decreto sicurezza molti dei lavoratori che occupano le fabbriche minacciate di smobilitazione, se bloccano le strade per difendere il posto di lavoro sarebbero passibili di arresto.
Mi ha colpito l’autocritica. Abbiamo sbagliato a non opporci con tutte le forze alla “riforma Fornero”, ha detto. Ma in realtà stava dicendo che il sindacato e tutta la sinistra non hanno fatto molto per fermare l’offensiva padronale che oggi culmina nel fascio liberismo.
Ma mi ha colpito particolarmente quando ha detto che la guerra cambia le cose. Si stava riferendo a quel che la guerra ucraina ha già cambiato nelle condizioni di vita dei lavoratori italiani (ed europei). Ma io mi permetto di interpretare le sue parole: la guerra sta investendo l’Europa in modo diretto, occorre prepararsi a quel che accadrà nel prossimo futuro.
Per me da sempre il luogo migliore per mettere a fuoco le prospettive è stata la piazza, quando è gremita di gente che parla, si scambia frasi rapide e inalbera cartelli. Anche oggi mi è servito andare in piazza perché ho capito (o almeno ho sentito) che il mio discorso sulla diserzione è inappuntabile, ma deve tenere conto degli eventi: occorre ricordare che è nostro compito intellettuale guardare in faccia l’inevitabile senza scordare che l’inevitabile spesso non accade perché deve lasciare il passo all’imprevedibile. A quale imprevedibile dobbiamo predisporci? Non si può pensare l’imprevedibile, per la semplice ragione che è imprevedibile. Ma occorre annusare l’aria per capire quali montagne stanno per franare, quali valanghe stanno per sommergerci, e per immaginare quali orizzonti nuovi emergeranno dopo le frane e dopo le valanghe.
Allora diamo un’occhiata in giro.
Una montagna che sta per franare è l’Unione europea, trascinata in una guerra tra fascismo russo e nazismo ucraino dagli alleati statunitensi che ora però se la svignano, come hanno già fatto più volte negli ultimi decenni.
La Russia di Putin ha vinto quasi tutto, in questa guerra: l’economia russa è cresciuta del 3.6% mentre le economie europee boccheggiano intorno allo zero. Quanti morti è costato alla Russia? Questo a Putin non importa molto.
L’esercito russo sta avanzando nel Donbas mentre si approfondisce la tragedia del popolo ucraino, spinto avanti dai democratici statunitensi in una guerra per procura, e oggi abbandonati dai repubblicani americani.
Prima di lasciare la Casa Bianca uno dei peggiori criminali che la storia ricordi, sta cercando di render le cose difficili per il suo successore. Lo fa spingendo il “povero” Zelenskyy all’ultimo sacrificio: gli ordina di arruolare i diciottenni, mentre le diserzioni si moltiplicano, il gelo avanza nelle città senza riscaldamento, e la disperazione dilaga.
Lo scopo principale di questa guerra, per Biden e i suoi complici, era distruggere il rapporto tra Russia e Germania, il secondo scopo era indebolire l’Unione europea. Il terzo (improbabile, e tutti lo sapevano) era sconfiggere Putin. Ma adesso Putin non sta vincendo solo la guerra contro gli statunitensi d’Ucraina, ma sta vincendo una dopo l’altra le elezioni in ogni paese europeo.
Il 16 dicembre il Bundestag va a votare la fiducia. Intanto Scholz dà ordine di spostare una batteria di Patriot in Polonia, per proteggere i rifornimenti militari all’Ucraina. Un altro passo verso lo scontro diretto, mentre in Germania cresce l’AFD e cresce il partito di Sarah Wagenknecht, che non vogliono più mandare armi all’Ucraina.
Nel frattempo la Francia si incammina verso il collasso. Lo sfondo è la crisi sociale, l’ondata di licenziamenti, la fragilità finanziaria, e sul proscenio vedremo la settimana prossima se i lepenisti decidono di dare il colpo finale all’infido Macron, togliendo l’appoggio al governo Barnier. Si può immaginare che Marine Le Pen voglia accelerare i tempi delle presidenziali prima di essere dichiarata ineleggibile per le malversazioni del suo partito?
I disertori non sono sordi (solo un pochino), e sanno percepire il rumore del tuono che sembra venire dal sottosuolo d’Europa. È il momento della rivolta sociale, dicevano i cartelli e le pettorine di migliaia di lavoratrici e lavoratori, questa mattina in piazza Maggiore. Direi che è sempre il momento della rivolta sociale, ma se lo dice Landini la cosa si fa seria.
Vinceremo questa battaglia? Domanda stupida. La domanda intelligente è un’altra: servirà questa battaglia per rafforzare la solidarietà sociale, e l’intelligenza collettiva, mentre dobbiamo prepararci all’estendersi di una guerra i cui limiti sono ignoti? Dobbiamo prepararci al precipizio, pare che non ci sia maniera di evitarlo. Prepararsi da soli non serve. La rivolta sociale ci renderà meno soli.
Caro Bifo
ti leggo sempre con interesse ma questa volta ti trovo meno convincente. Che Landini sia la persona giusta per chiamare alla lotta sociale, personalmente ne ho qualche dubbio. E poi l’uso della parola fascismo come passpartout per definire ogni situazione dove vige l’autoritarismo mi pare non conforme alla tua capacità intellettuale, che apprezzo. Aldo Zanchetta
ah ah ah ah ah autoritarismo putin?
ah ah ah
sì sì vero fascismo altro che. sono d’accordo con Bifo
ah ah ah ah ah
e xi cos’è? un vero anarchico collettivista!!!
e erdogan e gli ayatollah?
ma libertari allo sbaraglio!!!
non è possibile che per prendere posizione, giustamente, contro le malefatte passate e presenti degli stati uniti si debba coprire nefandezze ed orribilità di alcuni indifendibili personaggi. Il regime di quel boia di Stalin è ancora, per alcuni, il sol dell’avvenire. In Spagna negli anni Trenta saremmo stati su barricate diverse dell’antifranchismo, questa è la verità un secolo dopo. Diversi ed inconciliabili lo eravamo allora e lo siamo ancora adesso.
Caro Bifo, non basta più la diserzione. A questo punto che l’inevitabile disastro mondiale ci cancelli quasi tutti, me compreso, e che una nuova umanità ricominci di nuovo senza questi personaggi e chi non li contrasta per come si dovrebbe
LOTTE CONCRETE PER CONTINUARE LA RIVOLTA SOCIALE…CHE E’ SOLO INIZIATA…TAVARES 180 MILIONI E’UNA VERGOGNA UNIVERSALE – DICIAMO BASTA!
TAVARES Ad di STELLANTIS che arriva a 180 MILIONI DA CEO , che nel 2023 era già arrivato a 23,5 milioni, E’ UNA VERGOGNA UNIVERSALE. Ecco quindi una proposta di lotta immediata per tutti i lavoratori gli operai i proletari gli sfruttati della TERRA e PER TUTTI I SINDACATI DEL MONDO : NESSUN DIRIGENTE DEVE GUADAGNARE PIU’ DI DIECI VOLTE DI UN “DIPENDENTE MEDIO”. Quello che proponeva tanti anni fa già ADRIANO OLIVETTI – domanda:un “ capitalista onesto”o rivoluzionario estremista?- , che diceva :” nessun dirigente, neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di 10 volte l’ammontare del salario più basso…”. Veniamo dagli anni della “GLOBALIZZAZIONE LIBERISTA”fondata sui dogma CRESCITA-PROFITTO-MERCATO-ATTACCO AL WELFARE- AI SINDACATI- LIBERALIZZAZIONI-PRIVATIZZAZIONI…PRECARIETA’ LIBERTA’ ASSOLUTA DI MOVIMENTO A MERCI E CAPITALI…ecc. ecc. che i CLINTON i BLAIR I D’ALEMA …hanno “gestito””cogestito” con la famosa TERZA VIA. Il risultato è sotto gli occhi di tutti : l’1% domina il mondo non c’è mai stata tanta disuguaglianza sfruttamento guerre e devastazione ambientale climatica e della biodiversità e la natura…e il 2024 è L’ANNO PIU CALDO DI SEMPRE. E gli Ad che hanno superato tutti i limiti immaginabili. VITTORIO VALLETTA Ad FIAT (che era stato smaccatamente “fascista”) guadagnava nel dopoguerra 12 volte il salario di un operaio. Marchionne era arrivato a 437 volte quello di un metalmeccanico, nel 2017 con poco meno di 10 milioni di euro. Tavares nel 2021 era già poco sotto i 20 milioni, tra stipendi e bonus, cioè 758 volte lo stipendio di un operaio. Mentre la media OCSE veniva quantificata 649 volte. E a CONTE che si vuole chiamare “progressista” suggerirei ANTI-CAPITALISTA ANTI-LIBERISTA. Anche perché in Italia in Europa e nel mondo è il problema storico epocale per salvare l’umanità : USCIRE DAL CAPITALISMO-LIBERISMO che è fondato sullo sfruttamento di uomini donne natura ambiente. E Russia Cina ecc. sono solo un altro modo di essere del SISTEMA MONDIALE ATTUALE. E LANDINI ha ragione . bisogna rivoltare l’ITALIA come un guanto. E la RIVOLTA SOCIALE deve essere UNIVERSALE. Aggiungo io.
Gaetano Stella- Lago di Chiusi-3-12-24
-passaparola! –blog.gaetanostella.it
A questo punto “due” parole le scrivo pure io, cercando di non dilungarmi troppo. Certo, ogni capoverso dell’intervento di Bifo meriterebbe una pagina e più di riflessioni e commenti, ma non ne ho il tempo. Cerco quindi di limitarmi a quelle che sono state le mie principali impressioni/emozioni.
Sorvolo su *fascismo” e/o “nazismo”, definizione un po’ debole in quanto soprattutto “invettiva”;… ma non perdiamoci in chiacchiere inutili che ci fanno sviare i discorsi.
Fondamentale invece è la parte che riguarda la “piazza”, luogo di incontro e di confronto, di scazzo e di forza, che dal ’68 al ’77 abbiamo conosciuto e attraversato, e che ricordo come vere esperienze di “Movimento”, capaci di prefigurare un avvenire diverso dalla tragicità del presente.
E allora, raccolgo l’invito e dò un’occhiata in giro.
Non è solo l’Europa nel suo inutile insieme a stare con il culo per terra: anche la democrazia liberale mica sta poi tanto bene: vedi Francia, Germania, Inghilterra, paesi scandinavi, Grecia; tutto l’Occidente con il fiato corto, sotto pressione di “capataz” da 4 soldi (e proprio per questo pericolosissimi): non solo l’Ungheria Israele e la Torchia, ma anche il Sud Corea con il suo autogolpe da operetta; e così via, Italia compresa con i suoi ministri da avanspettacolo; ognuno può aggiungere nomi e cognomi a proprio piacimento.
Un tempo avremmo detto, ispirati dal Grande Timoniere: “grande è il disordine sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente”. Oggi, più vecchi e più saggi (o forse più saggi solo perché più vecchi?), speriamo solo che l’inevitabile si trasformi in imprevedibile. E di essere questa volta in grado di riuscire.
Anche se, forse, a Landini è solo “scappata” la frizione, concludo questa non breve chiacchierata citando 2 passaggi di un vecchio film del 1970: “Lettera aperta ad un giornale della sera” di Maselli, film che ho molto amato e che ho rivisto ogni volta che ho potuto, traendone un paio di significativi insegnamenti. Il primo si trova nei titoli di testa, e riporta una breve frase di Gramsci: “I comunisti non hanno mai detto che la rivoluzione sia una semplice questione di volontà…”; il secondo sta nell’interpretazione che Goliarda Sapienza dà della storia biblica di Giona e della Balena. Se non ricordate questa ultima scena o non avete visto il film, potete ripescarlo e vederlo. Ne vale comunque la pena.