Per continuare a estrarre sempre più valore dai territori ricchi di acqua, minerali rari e preziosi, oppure gas e petrolio, quelli che stanno lassù, in alto, più o meno l’uno per cento della popolazione mondiale, non si accontentano più della borsa. Vogliono anche la vita. La vita di quelli che resistendo, aggrappati alla terra dove vivono e spesso hanno vissuto per generazioni, costituiscono di fatto un ostacolo, un intralcio intollerabile alla rapina dell’accumulazione. Non basta più deportarli o espellerli con la forza, questo richiede tempo e disperde risorse, vanno eliminati. La vita del XXI secolo è dura e va riservata ai migliori, a chi se la merita. Loro sono perdenti. È per questo che il mondo è dilaniato dalle guerre ovunque, ed è per questo che, oltre a quello che si consuma a Gaza, secondo diversi analisti in questo momento sono in corso almeno altri cinque genocidi lontani dai riflettori. Eppure, anche questo non basta. Far massacrare con molti e diversi sistemi tutta quella gente inutile, dopo averla disumanizzata o ridotta a numero, non è sufficiente. Anche perché i poveri continuano a riprodursi a velocità “animalesca”, lo sanno tutti. Pensate ai Palestinesi, hai voglia a fare pulizia etnica… Così, racconta Raúl Zibechi – in questa preziosa analisi che cuce in modo brillante molti elementi che lui e altri su queste nostre pagine hanno espresso più volte in passato -, la Banca Mondiale si è impegnata a combattere le cosiddette “gravidanze adolescenziali” e a ridurre i tassi di natalità dei settori popolari e degli indigeni. Il linguaggio che viene utilizzato comincia a svelare le intenzioni profonde, scrive Raúl. È la guerra alle bambine e ai bambini e agli adolescenti. Si combatte a Gaza con 40 mila tonnellate di bombe e si combatte ovunque, anche con i recenti provvedimenti del governo italiano contro i “minori” non accompagnati migranti e richiedenti asilo. Sono poveri, un intralcio
Il vertice del potere e della ricchezza del capitalismo, costituito da circa 70-80 milioni di persone (il noto uno per cento di una popolazione mondiale stimata in 8 miliardi di persone, ndt), ormai da molto tempo ha perso ogni scrupolo, gettando a mare anche la minima tentazione umanitaria. Sono disposti a far massacrare metà dell’umanità per continuare a star bene lassù in alto.
Le guerre degli ultimi decenni sono state tutte contro i popoli. Dalla «guerra contro la droga» in America Latina, alle guerre nello Yemen, in Libia, Siria, Afghanistan fino alle varie guerre scoppiate in Africa, con scarsa copertura giornalistica e minor interesse da parte dei media.
Alcuni analisti sostengono che attualmente ci sono «cinque genocidi simultanei nel mondo» («Cinco genocidios actuales»): nella regione sudanese del Darfur dal 2003; nel Tigray, in Etiopia; nel nord-ovest della Repubblica Democratica del Congo; e quello perpetrato dall’Azerbaigian contro il popolo armeno nel Nagorno Karabakh.
L’aggressione nei confronti della popolazione della Striscia di Gaza è l’ultimo episodio di una serie quasi ininterrotta di violenze contro i popoli, con lo scopo evidente di espellere con la forza milioni di persone. L’accumulazione per espropriazione/quarta guerra mondiale contro i popoli è iniziata con l’occupazione dei territori e l’espulsione della popolazione che li abitava, per trasformare la vita in merce. Questo è stato analizzato e denunciato in molte occasioni.
Ciò che adesso sta diventando evidente è che vengono anche per cancellare le popolazioni. Non si accontentano più di costringerle ad andare altrove. Ora si tratta di eliminare i popoli fastidiosi, quelli che non si adattano, quelli che si aggrappano alle loro terre e ai loro territori, quelli che vogliono continuare a vivere come hanno sempre fatto: con la terra e i suoi campi, nella semplicità della vita contadina.
I popoli, infatti, abitano territori che il capitale cerca di accaparrarsi, sia per la biodiversità che racchiudono, sia per la presenza di ricchezze minerarie o di idrocarburi nel sottosuolo, sia per la semplice abbondanza di acqua, sia per qualsiasi condizione che faccia di questi spazi una possibile fonte di profitto.
La vecchia frase che veniva messa sulle labbra dei banditi che assaltavano le carrozze in luoghi remoti: «o la borsa o la vita», non è più valida. Vengono per entrambe le cose. Non tanto perché la vita sia per loro più o meno importante della borsa, ma perché la semplice esistenza della vita umana sta creando problemi ai più potenti, a quell’uno per cento della popolazione più ricco.
Alberto Morlachetti è stato fondatore del collettivo Pelota de Trapo, nella zona sud della periferia di Buenos Aires. Nel 2009, sotto un governo progressista, aveva scritto un articolo intitolato «Madre, abbi cura del tuo bambino: vengono a prenderselo» («Madre, cuida a tu niño: vienen por él»). «Quei bambini che lottano per la loro vita minacciata dalle giornate che finiscono senza mangiare, hanno il sapore della resistenza», ha scritto, indignato per la violenza sistematica che subiscono tanti bambini e per l’indifferenza della società e delle autorità. Oggi le cose sono peggiorate in modo esponenziale.
Stiamo vivendo dentro una guerra civile contro i bambini poveri e con la pelle del colore della terra. Perché sono i resistenti di domani, quelli che possono mettere in difficoltà il sistema. I bambini non sono solo il futuro, la loro esistenza nutre la nostra speranza. Senza bambini, il futuro è cancellato. Per questo la Banca Mondiale ha si è impegnata a combattere (e persino criminalizzare) le cosiddette “gravidanze adolescenziali” e a ridurre i tassi di natalità dei settori popolari. Il linguaggio che viene utilizzato comincia a svelare le intenzioni profonde.
A pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, l’ex presidente argentino Mauricio Macri, l’uomo forte del futuro governo di Javier Milei, si è riferito ai piqueteros[1] chiamandoli «orchi», mentre un ministro israeliano considera i palestinesi «animali umani». Per poter eliminare una parte della società, bisogna prima spogliarla della sua umanità, dopo la si potrà assassinare senza commettere un crimine, come ha spiegato una volta Giorgio Agamben.
Per dirla a grandi linee, dalla recinzione[2] dei campi in Inghilterra, a partire dal 1600 circa, la storia del capitalismo è stata la storia della distruzione di pascoli, foreste e terre comunali per creare appezzamenti individuali, espropriando i contadini per costringerli a lavorare nelle fabbriche. Lo sgombero forzato delle popolazioni si è intensificato con la Conquista dell’America, e più recentemente con l’estrattivismo.
Il sistema ha imparato dalle sue difficoltà e dalle nostre resistenze. La sua scommessa è che tra qualche decennio non esistano più i popoli originari e i contadini che pongono tanti ostacoli all’accumulazione. Sanno che, dopo cinque secoli, i popoli sono ancora lì. E questo ‘problema’ non può essere estirpato solo con l’uccisione di massa.
Di qui l’attacco ai bambini, ovunque. Non sono loro forse l’immensa maggioranza dei poveri del mondo? Non si tratta affatto di un caso. Se il bersaglio sono i popoli e interi settori della società, il modo migliore per schiacciarli è far sparire i bambini in vari modi, come sta accadendo a Gaza.
Dobbiamo difenderli, è una condizione per la sopravvivenza.
Fonte: “Los de arriba vienen por todo”, in La Jornada, 01/12/2023.
Traduzione a cura di Camminardomandando.
[1] Lavoratori disoccupati che in Argentina per protesta bloccano le strade (ndt).
[2] Allusione al processo di imposizione delle enclosures (letteralmente ‘recinzioni’), che ha portato gradualmente all’espropriazione dei campi, dei pascoli e dei terreni comuni, privatizzandoli e sottraendoli al controllo collettivo per trasformarli in risorse, beni, proprietà private soggette alle leggi della scarsità e del valore (ndt).
Felice,Mariano Furiati dice
Portella della Ginestra, le stragi fasciste dopo lo statuto dei lavoratori.. noi italiani abbiamo un Deep State altrettanto sanguinario e spregiudicato. Grazie per i vostri articoli. Il progressismo è questo in fondo, una visione più critica e aperta della società. I partiti ormai sono gilde di massoni e imprenditori affaristi.
Giovanni Scavazza dice
Sulla strage degli innocenti in Palestina il governo israeliano non potra’ mentire in eterno, dovranno pur rispondere prima o poi, alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento col sentimento…E allora taceranno: Il loro castello di ricatti, di violenze, di menzogne, crollera’.
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Anto Pri dice
Ai bambini martoriati, vissuti da profughi, respinti alle frontiere, torturati e sopravvissuti… cosa chiederanno… clemenza? Stanno facendo crescere un odio smisurato che prima o poi da qualche parte dovrà esplodere.
Gian Franco Zavoli dice
Purtroppo uno studio effettuato dal MIT di Boston, considerata la miglior università del mondo e durato 4 anni con 18 scienziati, è arrivato alla conclusione che senza un intervento drastico a livello mondiale, la civilizzazione industriale collasserà per l’esaurimento delle miniere dei metalli e del petrolio con il quale si crea l’80% del concime per la terra e fanno una previsione che nel 2100 la popolazione mondiale si sarà ridotta a 4 miliardi dagli 8 attuali, tutti morti per mancanza di cibo. Nel 1972 il MIT lo andò a dire al parlamento europeo e diceva di frenare la crescita economica per arrivare ad una crescita zero entro il 1980 e poi continuare senza crescita, per avere il tempo di trovare una soluzione che ancora oggi non abbiamo. Il picco di estrazione dei metalli è avvenuto nel 2008 e a partire da lì se ne estrarrà sempre di meno e senza metalli significa senza auto, camion, treni, aerei, trattori, ecc…..un trattore fa il lavoro di 200 persone. Se nel 1900 la popolazione mondiale era di 1,7 miliardi, non era certo per mancanza di figli, ma la fame e le malattie li facevano morire. Cercate su internet “Cos’è il club di Roma…”